Enzo Ferrari: storia di un mago e un cavallino rampante che cambiarono le sorti dell’Italia

Pioniere indiscusso di quelle che oggi chiameremmo comunemente strategie di marketing, creò i suoi pezzi, li auto-produsse, li modellò secondo l’immagine del brand e li adattò alle richieste del mercato. E ora Michael Mann porta la sua storia a Venezia 80

“Date a un bambino un foglio di carta, dei colori e chiedetegli di disegnare un’automobile, sicuramente la farà rossa”. Lo dichiarava Enzo Ferrari, ammettendo la supremazia assoluta della sua stessa casa automobilistica. A distanza di 35 anni dalla sua morte, è ancora impossibile dargli torto. Ferrari seppe rendere realtà ogni sua idea e fantasia, con un impegno incessante, lungo una vita intera.

Nato a Modena il 18 febbraio 1898, morì il 14 agosto 1988, all’età di novant’anni e dopo aver condotto una vita di enormi soddisfazioni ma anche tormenti asfissianti. Dopo anni di pratica in officine e autorimesse, Ferrari, appassionato di motori sin da bambino, iniziò a correre. Cominciò a 21 anni, nel 1919, quando l’automobilismo non era neanche lontanamente il business che è oggi e quando ogni corsa era potenzialmente occasione di morte, data la scarsa sicurezza e le poche accortezze della pista.

Cronistoria di una leggenda

Le prime esperienze non furono degne di nota, ma contribuirono – secondo gli stessi racconti dell’imprenditore – a forgiare la sua dedizione, la sua pazienza e la sua determinazione. Ferrari inizia a correre con l’Alfa Romeo che all’epoca era un club per gentlemen drivers, piloti non professionisti. Cominciano le prime vittorie importanti, e nel 1923 arriva il successo della prima edizione del Gran Premio del Circuito del Savio.

È proprio in quella situazione che la madre di Francesco Baracca (il più grande aviatore della prima guerra mondiale) gli consegnò il simbolo che il figlio aveva apposto sulla carlinga dei suoi aerei: un cavallino rampante. Gli disse: “Ferrari, metta sulle sue macchine il cavallo del mio figliolo. Le porterà fortuna”. E così fu.

A partire dal 1932, il cavallo diventa il segno distintivo della Scuderia Ferrari, la sezione sportiva dell’omonima casa automobilistica, fondata anni prima ma immobilizzata dal conflitto mondiale, nata con la volontà di Ferrari di far partecipare i suoi soci alle competizioni. Enzo mette il destriero ancor più in risalto con uno sfondo giallo, colore simbolo di Modena, la sua città natale e dimora per tutta la vita.

Il logo Ferrari

Il logo Ferrari

Dopo un periodo come Direttore sportivo dell’Alfa Corse, Enzo Ferrari si stacca dall’Alfa Romeo e fonda per conto suo l’Auto Avio Costruzioni Ferrari, con l’obiettivo di produrre macchine utensili, nello specifico rettificatrici oleodinamiche. Al termine del conflitto, l’azienda assume la denominazione unica Ferrari. Nel 1947 nasce la 125 Sport, che dà per la prima volta lustro al cognome del suo fondatore. “Devi chiamarla Ferrari come te, come ha fatto Bugatti con la sua” gli suggerì la moglie Laura Garello.

La 125 viene messa in vendita, e Ferrari realizza personalmente e ad hoc un libretto pubblicitario sulla sua fabbricazione. In copertina il marchio: quel cavallo rampante che già diventava icona in tutto il mondo.

Enzo Ferrari: padre del marketing moderno

Ferrari è pioniere indiscusso di quelle che oggi chiameremmo comunemente strategie di marketing. Crea i suoi pezzi, li auto-produce, li modella secondo l’immagine del brand e li adatta alle richieste del mercato, che si lascia forgiare sempre più dal suo motore rivoluzionario. Ferrari cambia totalmente le regole dell’economia del suo tempo: inizia a guadagnare durante le corse dagli sponsor, che offrono sempre di più per poter apporre il loro nome su quell’inconfondibile vernice rossa fiammante.

“Una delle prime volte che incontrai Vittorio Valletta (braccio destro di Giovanni Agnelli, ndr) questi mi rivolse una domanda curiosa: ‘Ferrari, mi dicono che lei riesce a fare le corse d’auto e a guadagnare dei soldi, mentre noi, Fiat, ci siamo stancati per le eccessive spese che esse comportano’. Gli spiegai che quelle scritte che avevo sui camion della mia Scuderia erano dei fornitori che sovvenzionavano la mia attività. A quei tempi non si chiamavano ancora sponsor. Valletta rimase scioccato”.

Finisce la guerra, l’Italia supera la crisi economica, e la Ferrari inizia a correre ancora più veloce. Lasciando sempre più avversari dietro di sé. Nel 1950 arriva la prima competizione mondiale, e l’anno dopo la prima vittoria a Silverstone, battendo proprio la ex alleata Alfa Romeo. È l’inizio della leggenda: il tracollo di Alfa Romeo e l’esordio di Ferrari, destinata a diventare la squadra numero uno al mondo. Enzo Ferrari , però, non si lascerà mai andare passivamente al successo. Si pone domande, percepisce un senso di colpa per aver disonorato la casa che per prima credette in lui. “Quel giorno pensai: ‘Io ho ucciso mia madre'”, dichiarò anni più tardi, nel 1981.

Ma le cose migliorano, tutto corre, sempre di più. Enzo Ferrari colleziona una vittoria dopo l’altra. Viene insignito Cavaliere dell’Ordine della Corona del Regno d’Italia e il suo nome è ogni giorno più celebre a livello mondiale. Lo chiamano Commendatore, Mago, Drake (in riferimento al corsaro Francis Drake, per la sua capacità di gestire la sua azienda e ampliarla sempre di più), ma basta dire Ferrari perché tutti capiscano all’istante.

Le vittorie diventano all’ordine del giorno, e il Drake si dispiace quando la Scuderia arriva prima e seconda senza riuscire ad occupare l’intero podio. Stakanovista ad alti livelli, Ferrari non ferma mai il suo moto perpetuo di lavoro. Non esistono vacanze, non esistono domeniche, festività o piani alternativi. Diventa sempre più esigente e conscio delle capacità della sua Scuderia, senza mai scordare che un’azienda forte sa essere tale solo grazie alla bravura di chi ci lavora. “Io credo che le fabbriche siano fatte di macchine, di muri e di uomini. La Ferrari è fatta prima di tutto di uomini” precisava spesso.

Ferrari a Venezia80

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La vita di Enzo Ferrari sarà al centro del biopic indipendente Ferrari di Michael Mann. Il film, che sarà presentato in anteprima in concorso a Venezia 80, ripercorre la storia dell’imprenditore modenese nel rapporto con sua moglie (da cui nacque il figlio Dino, morto a soli 24 anni per una terribile e asfissiante malattia) e nella gestione della sua azienda.

A quasi cento anni dalla sua nascita, Ferrari è tra i brand più famosi al mondo (primo posto nel 2020). Ed il merito non può che essere della lungimiranza del suo fondatore. “Pensare che Enzo Ferrari sia nato nell’Ottocento pare incredibile” dichiarò il dirigente della Fiat Sergio Marchionne. E forse è proprio questo il motivo alla base del suo successo. Storia di un uomo che seppe essere pioniere di tutti gli imprenditori di alto livello, dando una svolta alle aziende automobilistiche e più in generale al marketing mondiale, contribuendo a rafforzare l’ideale del lusso italiano in tutto il mondo.