Le mode passano, lo stile resta: alla vigilia dei 40 anni di carriera, Dolce e Gabbana mandano in passerella, in calendario della Milano Fashion Week, una collezione uomo che è un distillato dei loro codici, una summa di elementi immediatamente riconoscibili, dalla coppola al pizzo, dal sartoriale alle canottiere, dalle trasparenze al pizzo fino al loro colore, il nero, che apre e chiude la sfilata sotto gli occhi di Machine Gun Kelly con la figlia quindicenne Casie, già vista sul red carpet degli American Music Awards nel 2021. Accanto a lei, fra gli amici di famiglia, Doyoung degli NCT, il cantante Blanco, l’attore e modello Michele Morrone, che hanno attirato sul red carpet centinaia di ragazzine.
“Quello di concentrarsi sullo stile – raccontano i due creativi – è un percorso che abbiamo iniziato da un anno, perché sui social siamo tempestati di immagini che sono una il contrario dell’altra e ciò crea una gran confusione e insicurezza. Abbiamo nuove icone ogni giorno, ma domani – si domandano – ci ricorderemo di loro? Questi social cancellano le personalità, l’identità, il gusto e l’io, diventiamo tutti ‘uno, nessuno e centomila’ ma ognuno di noi ha la sua storia, cultura, identità e provenienza, qualcosa da raccontare. Le famiglie ci hanno insegnato il galateo e il rispetto, che oggi non c’è più: un rispetto che prima di tutto va dato a se stessi: ognuno trovi la dignità per rispettare la sua persona e trovi il suo gusto”.
Dolce & Gabbana e il ruolo dei social
In questo mondo dove “un giorno sei giallo, un giorno sei blu, ma chi sei tu?” – scherzano i due – “ci siamo detti: ma noi uno stile ce l’abbiamo, e per questo abbiamo ripreso i nostri codici, a partire dalla sartorialità, che è eterna, perché una bella giacca o un pantalone ben tagliato non passano mai di moda”. Dopo il boom degli youtuber, dei protagonisti di Instagram e dei personaggi di TikTok, che loro stessi hanno contribuito a sdoganare, ora secondo i due stilisti “l’influencer non determina più, la gente non corre a comprare nei negozi per un loro post, perché dietro non c’è cultura, storytelling o uno studio, oggi c’è solo una schizofrenia di pensiero che crea confusione. Noi amiamo i giovani ma – si chiedono Domenico Dolce e Stefano Gabbana – senza pilastri cosa leggeremo domani della storia del costume di oggi?”.
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