Come ogni anno folle di curiosi si sono accalcate fuori dalle sfilate della Milano Fashion Week, popolo in cerca di selfie (tanti) e autografi (sempre meno) con le star del momento. Ma mai come quest’anno la tipologia di gente che si accalcava in strada nella speranza di vedere qualche celebrità passare era un miscuglio di etnie, tra cui spiccavano moltissimi asiatici.
Quest’anno infatti gli stilisti più facoltosi hanno puntato molto del loro budget “prima fila” sullo showbiz coreano, cinese, giapponese, thailandese e filippino, facendo arrivare alle loro sfilate numerosissime star, con milioni di followers su Tik Tok, provenienti da quella parte del globo, riservando loro premure, attenzioni e tutti i cerimoniali del caso.
Queste superstar asiatiche sono diventate famosissime anche da noi grazie ai figli di immigrati che sono nati e cresciuti in Italia ma che non hanno mai perso i contatti con la madrepatria, continuando a nutrirsi della loro cultura cinematografica e musicale e diffondendola anche tra gli amici italiani.
Basti pensare al successo del K-pop nel nostro paese e nel mondo. Mai come in questa tornata di sfilate molte Maison hanno deciso cavalcare la Korean wave. Ad aprire le danze Donatella Versace che tramite un video pubblicato sul proprio profilo social ha incoronato global ambassador Hyunjin, diventato famoso con la boyband sudcoreana Stray kid: “Ora sei proprio un Versace prince, il tuo look è fantastico e sono felice che tu sia qui” gli ha detto la stilista che non ha riservato però lo stesso trattamento alla collega cinese Ningning, cantante della girl band Aespa.
A bloccare il traffico di una Milano già congestionata e inquinata come Pechino, sono stati anche l’attore e cantante Xiao Zhan, l’attrice Davika Hoorne, Hanni, la componente del gruppo K-pop Newjeans, e Wen Qi, tutti in Italia per assistere alla sfilata di Gucci. E ancora, le cantanti Song Yuqi da Fendi e Hwasa da Onitsuka Tiger. Pubblico in visibilio anche per le star di Matthieu Blazy, direttore creativo di Bottega Veneta, che ha accolto l’attore e modello Jirawat Sutivanichsak e per Apo Nattawin Wattanagitiphat da Ferrari.
Ferragamo ha ospitato invece Yamato Inoue, Jeongjin Park, Songsel, Jeno, già ambassador del brand fiorentino e Ayaka. Grande successo anche per Hoshi, membro della band Seventeen, allo show di Diesel. Jeon Somi e Mei Nagano invece erano ospiti da Prada. Da Dolce & Gabbana c’erano l’attore e cantante Doyoung, la conduttrice televisiva Han Hye-jin, l’attore Lee SooHyuk, l’attrice Moon Ga-young e i rapper DPR Ian e Jeno. Da Emporio Armani la boy band sudcoreana degli Xodiac che nonostante una pioggia battente ha radunato numerosi fan fuori dal teatro sede della sfilata.
A seminare panico tra i fan in tutta la città anche l’attore e cantante di Hong Kong Jeffrey Ngai e l’attrice Grace Chan. Dalla Thailandia le attrici Kao Suppasara e Davika Mai Hoorne e gli attori Hirunkit Changkham e Nattawin Wattanagitiphat. Dalla Cina sono atterrati nella capitale della moda le attrici Gulinazha e Mable Yuan, gli attori Ren Jialun e Xiao Zhan. Dal Vietnam la cantante e attrice Hồ Ngọc Hà e da Taiwan la cantautrice Vicky Chen. Dal Giappone l’attrice Mei Negano e la cantautrice Rina Sawayama.
A farne le spese di tutto questo inaspettato successo delle star asiatiche sono stati i divi di Hollywood che hanno ancora bisogno di un cospicuo budget per accorrere alle sfilate. I riscontri, in termini di visibilità, non sono più gli stessi. Il gioco evidentemente non vale più la candela. Altri tempi, altre mode, altri protagonisti del mercato dell’intrattenimento. Ogni brand ha così centellinato l’arrivo di star di Hollywood limitandosi ad invitare solo quelle che con cui hanno già in essere costosi contratti di lavoro. Qualche esempio? Cate Blanchett da Armani che da diverse stagioni è testimonial del suo sommo profumo, a cui si aggiunge in questa stagione il nuovo volto di Acqua di Giò l’attore Aaron Taylor-Johnson.
Non stupisce più nemmeno l’ovvio arrivo di Salma Hayek alla sfilata di Bottega Veneta con il marito François-Henri Pinault, Presidente e amministratore delegato di Kering, proprietario del marchio. A cui per dovere di cronaca bisogna aggiungere Julianne Moore, Kate Moss, Jeremy O. Harris e e il rapper A$AP Rocky.
Ed è sempre stata Madame Kering ha fare gli onori di casa da Gucci, altro brand del gruppo del lusso francese, dove sono state avvistate anche Kirsten Dunst, Julia Garner, Natasha Poly, Abbey Lee, Anna Diop, Camille Rowe, Poppy Delevingne, Mariacarla Boscono, Maude Apatow e il producer Mark Ronson.
Non è mancata nemmeno la visita di qualche figlia d’arte come Ella Travolta da Twinset, Grace Gummer, attrice come la madre Meryl Streep, da Gucci, la figlia di Jude Law, Iris da Tom Ford e da Ferrari Georgia May, figlia di Mick e Jerry Hall.
Anche Donatella Versace ha puntato tutto sulla sua amica testimonial Anne Hataway, unica e sola superstar nordamericana presente. Dolce & Gabbana si sono fatti bastare Eva Mendes, Ashley Graham e Bianca Balti (ci saremmo aspettati almeno l’arrivo di Katy Perry, nuovo volto del loro profumo).
Da Missoni abbiamo visto solo Stella Maxwell e Abigail Cowen. Da Ferragamo l’America era rappresentata da Amber Valletta, Solange Knowles e il giocatore di football americano Stefon Digg. Marni invece ha puntato tutto sulla coppia Kanye West e Bianca Censori, su Bella Thorne e Winston Duke.
Da Tods è arrivata Jessica Alba e da Fendi la moglie di Justin Timberlake l’attrice Jessica Biel.
Unici brand dove la presenza delle stelle del cinema americano supera ancora quella asiatica, probabilmente solo per una sorta di campanilismo è Tom Ford che ha chiamato a raccolta sul front row celebrities come Uma Thurman, Sharon Stone, Eva Green, Amber Valletta e Alek Wek.
Fuori dal coro, rispetto agli altri colleghi italiani anche Miuccia Prada che alla sua sfilata ha voluto Lily James, Emma Watson, Hunter Schafer, Gwendoline Christie, Tracee Ellis Ross, Amandla Stenberg, Letitia Wright e Juliette Binoche.
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