“È una nuova mascolinità che non segue le regole della società. Il vero potere oggi è quello di essere liberi, di mostrare le proprie fragilità rimanendo forti”. Sono le parole di Pierpaolo Piccioli, direttore creativo di Valentino, che riporta la collezione uomo a sfilare a Milano dopo 3 anni di assenza. Il luogo prescelto è il cortile dell’Università Statale dove gli studenti hanno potuto assistere allo show e all’esibizione live dei D4vd che ne hanno curato la colonna sonora. La maison ha devoluto 160 mila euro all’Ateneo per delle borse di studio.
La collezione Valentino The Narratives menswear Spring/Summer 2024 realizzata da Piccioli, ne riconsidera la definizione per il presente – la vita degli uomini, la vita dei loro vestiti, la realtà della mascolinità oggi. Il cambiamento culturale e sociale rivaluta il nostro concetto di maschile e gli indumenti che lo vestono.
Questa incarnazione contemporanea è caratterizzata da paradossi – nella fragilità si può trovare una forza, nella dolcezza un potere, nell’imperfezione una perfezione. Analogamente, il passato può essere parte del presente: una collezione radicata nelle regole della sartorialità, nel guardaroba maschile senza tempo.
Valentino: la collezione uomo
Il lavoro, entro i limiti delle tradizioni, permette di mettere in discussione le convezioni – di rompere le regole, di attivare cambiamenti dall’interno. I contesti trasformati possono modificare la percezione per cui la sartoria, un tempo emblematica di potere e successo, può ora essere indossata da una nuova generazione come espressione di individualità. I blazer e i cappotti sartoriali sono portati con shorts corti, addolciti e resi più casual, con l’aggiunta di una nota giovane ed energica. I classici capi per il lavoro, le uniformi della virilità che ci sono familiari, sono trattati con delicatezza, mentre le forme di tutta la collezione evolvono in modo sottile, quasi impercettibilmente modificate nelle parti, per trasformare il tutto. Il puro cotone – drill, popeline, cotone double – viene elevato, proposto con una nuova nobiltà.
C’è vita nei capi di abbigliamento, vita nei tessuti, fiori come simboli della vita stessa, la transitorietà che diventa permanenza. Emblemi di affetto e tenerezza, hanno la funzione di decorazione grafica in applicazioni sulla superficie degli indumenti, e anche di totem, per ricordare e rimpiazzare le rigide strutture gerarchiche della sartoria tradizionale. Chiudendo le camicie come un ricordo della cravatta, sbocciando sui revers, intimi e romantici, questi fiori contraddicono i valori dei loro predecessori. Ispirata dal concetto giapponese del Kintsugi – che significa “giunture d’oro” – con l’idea di rendere onore all’imperfezione e alla riparazione (la fragilità diventa un punto da enfatizzare, celebrazione della resilienza dell’umanità, come se i capi fossero fatti di ricordi). Non si può sfuggire alla storia, che influisce sul presente, determina il futuro.
Valentino con questa collezione, tuttavia, propone e reagisce a una rivalutazione contemporanea della storia – al contempo rimettendo in discussione e costituendo un dialogo ininterrotto su che cosa definisce un uomo oggi.
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