Superpoteri sì, ma non troppo. Noi siamo leggenda è l’ennesima variazione sul tema della via italiana al mantello e calzamaglia, tocca farsene una ragione: di supereroi in Italia si può parlare solo se, intorno alle loro magiche e impossibili abilità, esiste un solido contesto iper-reale (e possibilmente di periferia estrema: un giorno, chissà, si parlerà di borgataverso).
Contesto di povertà (Lo chiamavano Jeeg Robot), di emarginazione (Freaks Out), di razzismo (Zero), adolescenti problematici e con famiglia disfunzionale (Il ragazzo invisibile) o, come accade nelle sei serate di Noi siano Leggenda, in anteprima al Lucca Comics and Games e dal 22 novembre su Rai2 e RaiPlay (a seguire anche su Prime Video), di “semplice” disagio giovanile, sullo sfondo di anonimi palazzoni di cemento armato.
Parla Carmine Elia, regista di Noi siamo leggenda
“La suggestione arriva dal mondo Marvel, specialmente dagli ultimi prodotti, più profondi e tridimensionali – spiega il lombardo Carmine Elia, 56 anni, già regista di Mare Fuori e Sopravvissuti – ma allo stesso tempo volevamo fare qualcosa che appartenesse al nostro DNA. Non possiamo scimmiottare gli americani. Siamo partiti da un budget basso, ma con un tema interessante in cui il fantastico non si ‘mangia’ le storie dei ragazzi”.
Al centro della storia cinque adolescenti con cinque poteri straordinari: infuocare le mani, viaggiare nel tempo, cambiarsi d’aspetto, “tutto messo in scena con il minimo apporto possibile degli effetti speciali. L’approccio è stato realistico, a parte l’effetto del fuoco abbiamo fatto tutto alla vecchia maniera. Non perché mancassero le risorse, ma perché i superpoteri non devono distrarre dal cuore della storia, come è accaduto con Zero (la serie Netflix di Antonio Dikele Distefano, ndr). Parliamo di ragazzi che passano dall’adolescenza all’età adulta, in un viaggio che li porterà ad abbandonare l’individualismo per riscoprirsi gruppo. Il superpotere è solo un escamotage per rappresentare il loro io interiore”.
E allora il fuoco metafora della rabbia, il cambio d’identità che rappresenta la ricerca di un equilibrio con il proprio corpo, il salto nel tempo per sfuggire a un presente di abusi e incertezze: niente super cattivi o super missioni per salvare il mondo, “i superpoteri affondano le radici nelle loro incertezze. E non li fanno diventare migliori”.
W la Rai, ma anche Fabula Pictures e Prime Video
Coproduzione Rai Fiction e Fabula Pictures in collaborazione con Prime Video (con cui ci sarà una quasi concomitanza di messa in onda, alla mezzanotte del giorno di programmazione sarà disponibile anche sulla piattaforma di Bezos), Noi siamo Leggenda punta a capitalizzare il pubblico giovane riportato in casa Rai dalla serie fenomeno Mare Fuori – progetto da cui prende in prestito regista e alcuni degli interpreti (Nicolas Maupas, Giacomo Giorgio) affiancandoli a volti in ascesa (Emanuele di Stefano, dalla serie Sky Romulus), attori navigati (Claudia Pandolfi, Antonia Liskova, Lino Guanciale) e molti esordienti.
“Sono ragazzi veri, che il pubblico riconoscerà come molto reali. Gli attori li hanno interpretati di pancia e d’istinto. In comune con Mare Fuori c’è il racconto del passaggio all’età adulta. E l’idea che gli adulti siano lo specchio in negativo dei ragazzi. il cancro della società non sono i ragazzi: sono loro”.
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