Pur ancora 46enne, Pierluigi Diaco è uno dei volti più datati dell’attuale tv nazionale. Il suo esordio, ancora minorenne, risale addirittura al 1995, con un programma il cui titolo era perfetto: TMC giovani-vecchi. Perché Diaco lo è sempre stato. Un giovane vecchio che una volta invecchiato ha deciso di circondarsi di giovani.
Da sempre “protégé” di Maurizio Costanzo, Diaco ha letteralmente fatto di tutto. Dalla conduzione del concerto del Primo Maggio a Era La Rai su Canale Italia, passando per C’è Diaco su SkyTg24, UnoMattina Estate, Bontà Loro, Domenica In, fino a volare in Honduras come concorrente dell’Isola dei Famosi.
Ed è qui, quando la sua carriera pareva giunta al termine, che è invece sorprendentemente arrivata la nuova chiamata Rai, ai più apparsa inspiegabile dal punto di vista contenutistico e qualitativo.
Trent’anni di tv e mai un successo
Perché Pierluigi Diaco non è mai stato sinonimo di ascolti, non ha mai brillato per simpatia, non ha mai mostrato abbaglianti lampi di conduzione. Non si può certamente dire che esista un “pubblico” di Diaco, tra il 2019 e il 2022 diventato virale grazie ad una trasmissione talmente brutta da risultare ipnotica. Io e Te, prima di giorno e a seguire di notte, con gli scazzi del conduttore nei confronti del pubblico in studio e dei suoi autori rimbalzati in ogni dove, da Twitter a Instagram.
Indimenticabili i momenti musicali, con Pierluigi a occhi chiusi per 3 minuti al cospetto di un tappeto di note, così come le sue interviste, spesso finite a velenose frecciatine nei confronti dell’invitato di turno.
Io e Te va in onda nel primo pomeriggio di Rai1 per due stagioni e oltre 120 puntate, con una media share tra il 10% e l’11%. Certamente non un trionfo. Non contenti, i vertici Rai realizzano persino uno spin-off notturno del programma, in onda il sabato per 2 stagioni e 17 puntate, con partenza il 30 novembre 2019 con l’11.3% di share e chiusura al 6.1% di share il 1 febbraio 2020.
Eppure Pierluigi, grande amico di Giorgia Meloni, cade sempre in piedi. Al cospetto di due simili risultati arriva un’altra opportunità pomeridiana con il talent originale BellaMà, su Rai2, vero e proprio circo non sense della tv italiana.
Floradora più telegenica e puntuale
Lui ex giovane vecchio e oggi vecchio giovane al cospetto di 20 “concorrenti”. Dieci della fascia 18- 25 anni, denominata Generazione Z, e dieci della fascia 55-90 anni, denominata Boomer, chiamati a sfidarsi su temi di attualità, sentimenti, musica e ballo. In studio trenta opinionisti: quindici della fascia 18-25 anni e quindici della fascia 55-90 anni.
Nel mezzo rubriche che hanno coinvolto nel corso del tempo Antonella Elia e Adriana Volpe, Rosanna Vaudetti e Maria Giovanna Elmi, Annalisa Minetti in tuta che fa fare attività fisica ai telespettatori con il tubo dell’aspirapolvere e una sedia sulla quale fare plank, Rita Forte, Manuela Villa e Marco Carta, e Don Walter Insero, perché nel calderone folle di BellaMà trova sempre spazio l’angolo dedicato alla preghiera.
Diaco, dal 2017 unito civilmente con Alessio Orsingher, giornalista di Tagadà di LA7, ha ospitato Suor Paola la scorsa settimana. Classe 1947, l’ex volto di Quelli che il Calcio ha cantato in studio “Tu sei la mia vita altro io non ho”, con il conduttore alla chitarra come un catechista qualsiasi e la diretta interessata ad incitare il pubblico di giovanissimi evidentemente poco incline a tramutare il pomeriggio di Rai1 in un Angelus.
Novanta secondi di surrealtà televisiva che forse neanche Lorena Bianchetti avrebbe mai potuto abbracciare nel corso di A Sua Immagine, per poi passare subito ad altro, al tradizionale momento karaoke che ogni giorno coinvolge qualche volto ‘vip’ e ad ospitate old style che ricordano gli indimenticati pomeriggi firmati Paolo Limiti.
Peccato che il paroliere, con il meraviglioso Ci vediamo in TV, fosse un’enciclopedia musicale, cinematografica e televisiva vivente. Persino Floradora appariva più telegenica e puntuale di un Diaco che si sforza a mostrarsi accogliente e cordiale, guardando sempre, troppo in camera con quel sorriso tirato che parrebbe quasi voler scuotere e convincere lo spettatore al grido “in realtà sono simpatico, non lo vedi?”.
No, non si vede.
Un “peggio di” anni ‘90
Solo nelle ultime settimane a BellaMà abbiamo visto Paola Ferrari ballare “Cicale”, Pino Insegno indossare gli abiti della vittima designata perché “tutti aspettavano l’insuccesso” del suo Mercante in Fiera, Eleonora Daniele cantare “Romagna Mia”, Pamela Prati autocandidarsi per Sanremo 2024, Antonella Elia ballare il dadaumpa e la polka, suor Paola, ancora lei, cantare “Questo Piccolo Grande Amore” di Claudio Baglioni, Alda D’Eusanio intonare Antonello Venditti, i Cugini di Campagna esibirsi con i loro più grandi successi (ovvero “Anima Mia”), Massimo Boldi alla batteria con “Twist and Shout” e Giucas Casella ipnotizzare il pubblico in studio.
Un “peggio dì” anni ’90 che ogni giorno, puntualmente, su Rai2 prende vita, al cospetto di giovani che certi personaggi non li hanno mai visti né sentiti. Perché se inizialmente pensata per svecchiare il pomeriggio Rai, BellaMà si è presto trasformata in un cimitero degli elefanti catodico, con pesca a strascico di telespettatori over 60 in fuga dalle soap di Canale5. E gli ascolti, inizialmente disastrosi, ne hanno vagamente giovato.
L’Auditel di Diaco
L’esordio Auditel di BellaMà è stato infatti traumatico. Dopo la partenza con 353.000 telespettatori e il 4.36% di share il 12 settembre 2022, sette giorni dopo il crollo al 2.62% di share, con 231.000 telespettatori. Numeri da chiusura immediata per chiunque, ma non per Diaco, che ha cambiato la rotta, attinto dall’agendina telefonica dei desaparecidos dello show business nazionale e lentamente risalito la china.
Il 24 ottobre 2022 gli ascolti sono saliti al 3.8% di share, con una media nei primi 4 mesi del 2023 al 5,73% e picchi vicini al 10%. Questa seconda stagione è invece ripartita l’11 settembre 2023 con 445.000 spettatori e il 5.38% di share, assestandosi tra il 5% e il 6%. Un mezzo miracolo visti i contenuti da CantaTu in un villaggio vacanze qualunque del 1995, con Pierluigi Diaco granitico al proprio posto e a cavallo di un sogno chiamato Sanremo 2025.
Perché la domanda sorge spontanea: e se la ribattezzata Rai Meloni cedesse proprio a lui, a Pino Insegno e/o a Morgan il nuovo Festival post Amadeus?
Il programma della settimana è stato Che Tempo che Fa, su Nove.
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