Semifinale dolorosa e divertente quella di Masterchef 13. Dolorosa e divertente perché se ne va il concorrente che più è cresciuto, come persona, personaggio e chef, in tutta la trasmissione, quel dottore che soffre di cuore – no, non parliamo di cardiopatie – e che cucina bene almeno quanto usa la sua (auto)ironia un po’ dark e irriverente. “Vi ringrazio per tutto quello che ho imparato da voi. Ora lo userò e diventerò una persona migliore. Di tutti voi” una delle battute più riuscite di queste ultime puntate. “Francamente me ne infischio” in risposta al solito “chi vincerà” è l’uscita di scena migliore mai registrata in questo talent.
Antonio Mazzola 10
Una macchina da guerra. Ha mantenuto un livello altissimo in queste settimane, con un pugno di puntate in cui è rimasto comunque in cima al gruppo senza mettere i rapporti alti. Ora, invece, è in fuga. Non sbaglia nulla, nel ristorante di Mauro Uliassi sceglie uno dei piatti più difficili da fare e sembra lavorare lì da anni, non molla un centimetro e con l’aiuto dei Cranberries si scopre anche un po’ meno rigido del solito.
In finale sarà interessante capire quanta fantasia ci metterà e come la domerà, a ora ha mostrato un livello altissimo di preparazione tecnica e di gusto, di ambizione e determinazione, adesso deve anche mostrarsi in tutta la sua verità per trovare il suo piatto capolavoro.
Mory Sacko 9
Quest’anno Masterchef non ha sbagliato un ospite (anche Uliassi, delizioso). Questo 31enne alto due metri ha la grazia e l’umiltà direttamente proporzionali a un talento straordinario e una lucidità intellettuale e culinaria rare. Quel sorriso con cui sa dispensare complimenti e critiche è quello che vorremmo da tutti i capi, la capacità di essere giusti e rimanere gentili. E perché alla fine la cucina è quel modo per arrivare alla frase di chi mangia “è molto buono”, sapendo privilegiare il proprio tocco anche alla precisione tecnica. E poi Mory è pure un gran bel ragazzo, che non guasta.
Non sembra un caso, insomma, che il 31enne già stellato, francese di mamma senegalese, sia tra i cuochi più amati di Macron.
Sara Bellinzona 8
Va detto, ci ha sorpreso in queste ultime settimane. Anche se certi salvataggi non li capiamo del tutto – fossimo in Niccolò e rivedessimo la puntata in cui lei annega una pessima idea nel caffè, non la prenderemmo bene -, lei come contro Deborah tira fuori la cazzutaggine al momento giusto e arriva in finale, alle ultime due puntate, come vera outsider. Partita come “segretaria con gli occhiali che si fanno sposare dagli avvocati” (Venditti semicit.) ha affrontato un percorso prima quasi in incognito, nascondendosi nel groppone, per poi tirar fuori il meglio quando la masterclass ha cominciato a svuotarsi e lei, per farsi vedere e dare il meglio, non doveva più sgomitare.
Se n’è messa diversi bravissimi alle spalle e con grande merito. Ora è quella con meno pressioni addosso e, forse, con più benzina in corpo.
Michela Morelli 7
Ha fatto il giro. Ha saputo essere così antipatica e insopportabile – a un certo punto lei e Kassandra si sono contese il premio Rachida – che ora non riusciamo a non volerle bene. Un po’ perché ha deciso di essere un po’ umana e di giocare sul suo personaggio, dalla classifica in cui si mette al primo posto all'”orca vacca” con cui sottolinea ciò che la colpisce. E sorride, più spesso, oltre a sfoderare look meno severi.
Se dovessimo fidarci della continuità dimostrata, diremmo che la vittoria se la giocano lei e Antonio. Ma a dire la verità nelle ultime puntate, da quando ha fatto capire di non essere un robot, è stata molto discontinua, rifugiandosi a volte, inspiegabilmente, in piatti facili. Anzi, faciloni. Una bolzanina che si è scongelata può davvero riservarci qualsiasi sorpresa.
Eleonora Riso 6
Se la cava bene nell’esterna, sbaglia di brutto al pressure e la salva Niccolò che alla fine di due puntate al limite della perfezione scivola sulla linea del traguardo. Arriva in finale con il carico del suo talento – bravo Cannavacciuolo che ne sottolinea la creatività fuori dagli schemi – ma anche della paura dei suoi avversari che le hanno cucito addosso il ruolo della favorita che le pesa da matti.
Questo a volte le toglie serenità e brillantezza, ma continua a stupirci se ispirata. A naso sarà quella che ci stupirà con il menù più inaspettato. Alle faccette ora preferisce sorrisi timidi, anche se i complimenti continua a saperli ricevere malissimo. Ed è anche per questo che è adorabile. Se non ha un crollo nervoso, capace che vince davvero.
Niccolò Califano 5
Che dolore. La sua è stata proprio un’eliminazione del cactus. E come sempre si è un po’ autosabotato. Dopo una puntata e mezzo da dieci, in cui ha mostrato (con fatica da Uliassi, di slancio nel resto) tutto il meglio, di fronte a una pianta improbabile, una pianta grassa, da cucinare, si blocca, si spegne, si confonde. Quasi avesse deciso che arrivare tra i primi cinque bastasse e che è troppo intelligente, sensibile, ironico e elegante per sporcarsi le mani in un finale senza esclusione di colpi. Meglio andarsene sfoderando le sue migliori battute, perché è evidente che al solito pippone finale retorico e piagnucoloso, rito d’addio stanco e irritante di Masterchef, lui abbia preferito un breve spettacolo di stand-up comedy. Da dieci.
Siamo stati troppo severi? Sì. Ma con un po’ di cazzimma in più avrebbe pure potuto vincere. Ma è andata così e allora, come ha detto lui, “che ricette siano”. Se rosse, per dei medicinali, o di manicaretti lo deciderà questo laureato in medicina che sa cucinare alla grande. Ci mancherai esilarante pessimista. Però da oggi non rompere più il cactus e credi in te, che sei un fenomeno. Come comico, come chef e si dice, dalle tue parti, anche come medico.
La mystery musicale 4
Ma perché non ne abbiamo vista una a puntata, con conseguente playlist su Spotify? Pensate a Fred Bongusto, a Zucchero Filato Nero di Mauro Repetto, alla pappa al pomodoro di Rita Pavone, al gelato al limon di Paolo Conte, ai Clash che si perdono nel supermercato, alle uova e salsicce di Tom Waits, alle Peaches, al dessert banale e lamponi di Gianni Morandi, al pane e castagne di De Gregori.
Il tutto innaffiato, ovviamente, dallo champagne Di Capri per brindare a un incontro. Autori di Masterchef, voi con i quali sogno di lavorare da sempre, perché ci avete pensato solo ora? Questo deve diventare un passaggio fisso di ogni giovedì, la prova musicale. Anzi, si potrebbe unire Masterchef con X Factor in un super talent Frankenstein.
Barbieri, Cannavacciuolo, Locatelli, i fantastici… 3
Un gioco per complimentarci ancora e ancora con un gruppo di lavoro e di giudici affiatato, appassionato, ironico. Tre grandi chef che sanno in ogni puntata mischiare la severità puntuta di Bruno, l’eleganza poliglotta di Giorgio, l’istrionismo empatico di Antonino. Se non fossero così bravi a cucinare, l’inviteresti a cena a casa tua tutti i giorni, sanno mantenere il carisma dei grandi rimanendo alla mano, restando umani, creando un clima di competizione e condivisione contemporaneamente.
Vien voglia di lasciare tutto e imparare a cucinare solo per stare qualche settimana con loro.
Il vostro pagellista 2
Il due a chi scrive queste pagelle è ormai una tradizione. Serve a ricordarsi che non devi mai mettere un voto che non saresti capace di ricevere e anche gli errori fatti. Aver scommesso su Alberto e Deborah – ma rimango convinto fossero da finale -, i voti bassi a Michela, l’aver sottavalutato Sara Bellinzona sono gli sbagli più clamorosi di questa stagione. Va detto che questa è stata una delle edizioni più equilibrate e, in molti momenti, indecifrabile per le discese ardite di molti concorrenti.
E poi il sottoscritto si merita da sempre voti bassi, altrimenti perde l’abitudine.
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