Sanremo 2024: le pagelle della prima serata, dal preserbacino di Mengoni ad Annalisa già favorita

Loredana Berté prima per la sala stampa, Annalisa ci trapana la mente, i The Kolors sono il calabrone della musica pop italiana, Marco Mengoni si candida a una conduzione solitaria nel 2025 facendo praticamente tutto lui. È la notte dei completi maschili catarifrangenti

Sanremo 2024: le pagelle sono una tradizione irrinunciabile. E sono come la classifica: nessuno è mai d’accordo con nessuno, basta vedere i social in cui la rassegna musicale più vista e bistrattata d’Italia diventa più trend dei Grammy. Anche se qui non vedremo mai qualcosa di bello come il duetto su Fast Car di Tracy Chapman e Luke Combs così ben raccontato dal nostro Roberto Brunelli.

Quindi, andiamo al patibolo. E diamo i voti alla prima serata di Sanremo 2024. Lo diciamo, Perdono cantata dal cast di Lolita Lobosco nello spot di metà serata, è fuori gara. 10 e lode. Così come per le due altalene montate sul palco per il pezzo di Mr. Rain.

Avvertenza: non ci sono tutti i protagonisti. Come la memoria di Andrea Fanti in Doc, anche quella del sottoscritto ha meccanismi di difesa. Si chiama rimozione. O narcolessia.

Fantasanremo 10

Oltre mezzo milione di download, un gioco che è diventato più tradizionale della tombola a Natale. L’unico vero motivo per fare le due, come prendere le sfide che un tempo faceva la Gialappa e poi i The Jackal e farle diventare un fenomeno di costume e ludico.

Rivendico il nome della mia squadra “Vogliolimonarefedez” come uno dei migliori.

Marco Mengoni 9,5

Per non farlo vincere pure quest’anno, gli hanno fare il coconduttore. E lui deve aver messo come condizione di cantare più di tutti gli altri messi insieme. La maglia metallica, quella petalosa rossa, il completo bordeaux con doppia borsetta, il primo outfit da matto del villaggio, ci dicono solo che ci sta trollando meravigliosamente, mentre ci canta tutta la sua discografia.

Detto questo, l’alternativa a lui è un Amadeus che ormai è all’imitazione di se stesso, persino nelle televendite (a proposito: Eni con Virginia Raffaele e Malika Ayane è una delle cose migliori della tv degli ultimi 20 anni, mentre lo spot della Esselunga mi ha fatto piangere: sto invecchiando).

Nel numero ballato e cantato di mezzanotte il nostro Marco poi si produce nella sua performance preferita: agitarsi fortissimo senza stonare mai finché qualcuno non lo abbatte con un fucile per telenarcosi. Mentre il mondo cade a pezzi.

Da vittoria nel fantasanremo con pioggia di Baudi il preserbacino con il bacio a Giovanna Civitillo – Amadeus accusa, nonostante lo schermo di mezzo, gelosone -, il cartellone “Daje stiamo a metà” alzato a mezzanotte e quaranta ci dice che il prossimo lo può condurre da solo.

Ti prego, Marco, fallo per noi. Liberaci.

Annalisa 9

Sinceramente non è la canzone migliore del festival. Non è neanche la migliore di Annalisa. È un apriscatole che ci apre la testa e installa il suo pezzo dritto dritto nelle nostre sinapsi, occupandole militarmente. E poi è proprio qui che la brava ragazza un po’ anonima è diventata la tigre sexy che accende persino Elodie, come fare a non festeggiare?

Angelina Mango e Big Mama 8,5

Un po’ rap, un po’ cumbia, un po’ tormentone estivo che tanto è il febbraio più caldo del millennio, con un look che sembra body painting, la bimba e figlia d’arte è cresciuta. Nella voce, nello sguardo, nel piglio. E come tiene il palco, Angelina. Pure troppo.

Big Mama ha il pezzo più equilibrato, le è cucito addosso, spudoratamente sanremese senza tradirla. Esibizione perfetta, potrebbe sorprenderci alla lunga.

Federica Brignone e Diodato 8

A parte che vorrei essere guardato come la campionessa di sci guarda Marco Mengoni, il voto è per le gioie che ci ha regalato, per l’eleganza sobria (meno il casco) e sorridente che ha su quel palco e perché se ne sono viste poche leggere con quella spigliatezza quei cartoncini che hanno più tranelli di una pista ghiacciata.

Di Diodato che dire? Sospetto che potrebbe cantare Tre civette sul comò e commuoverci ed emozionarci.

Geolier 7,5

La lingua in cui canta non è napoletano, ma il pezzo funziona.

Sogno un suo duetto con Ghali: i loro autotune potrebbero, unendosi, raggiungere frequenze sconosciute che ci potrebbero aiutare a comunicare con gli alieni. Che poi troverebbero la Terra semplicemente guardando i loro completi catarifrangenti e abbaglianti. Di sicuro, in Mare fuori 5 finirà nella colonna sonora. E con quel vestito, pure in sceneggiatura. Meglio la felpa del Napoli il giorno prima, diciamocelo.

Alessandra Amoroso 7

Il sospetto che il suo pezzo non lo troveremmo piacevole in nessun altra settimana che questa, è legittimo. Così come il fatto che pora nonna ha sempre ragione: con il classico, non sbagli mai. Lei si mette un vestito addosso che è un guanto, nero, senza fronzoli, senza che si debba vedere da Marte per quanto rifrange la luce, ed è semplicemente inappuntabile.

E in fondo è quello che fa con la voce: canta bene, senza imperfezioni, né guizzi. E non le puoi dire nulla.

Loredana Berté 6,5

Bello il look, anche se si è scordata una parte del vestito. Non so quale e neanche lei. La canzone è un soffio, ma lei sta lì, ferma, e si prende palco, pubblico, tv, attenzione. Banalmente, si diverte. E a volte basta, per farti entrare nella testa una musica leggera, anzi leggerissima. Pure se non hai voce. Che ti serve, in fondo, se sei Loredana Berté?

Poi è evidente che la sala stampa le dà il primo posto alla carriera, ma è pure giusto così.

Mahmood 6

Fenomeno vero, Mahmood, e per questo il pezzo di questo Sanremo 2024, proprio nel suo essere godibile e ben fatto, un po’ delude. Questo ragazzo, che in questa prima serata sembra un giovane Celentano ne Il bisbetico domato, che va a pesca, ci ha abituato a rompere gli schemi, a trascinarci nei suoi pezzi e nelle sue emozioni.

Qui sembra fare il compitino che farà il suo su Spotify, ma all’Ariston ci ha fatto vivere momenti molto più potenti per poterci accontentare.

Clara 5,5

Clara Soccini da Varese è cresciuta a Travedona Mondate. Perché lo dico? Perché la toponomastica del profondo Nord (e della Lombardia in particolare) fa più ridere di qualsiasi pagella. In attesa che nella città dei fiori vinca qualcuno che viene da Vergate sul Membro, ci godiamo Crazy J che va a Sanremo. Eh sì, perché l’avrete riconosciuta, lei è Giulia di Mare Fuori, la cazzimmosa e odiosa villain musicale della terza stagione.

Bellissima e modesta – si definisce “la ragazza della porta accanto, ma di classe” – prova a farci innamorare tutti ma poi inizia a cantare. E dopo 30 secondi in cui ti sforzi di farti piacere il pezzo, te lo scordi.

La lieve insufficienza è perché essendomela dimenticata non sono sicuro che fosse brutta.

Negramaro e Fiorello 5

Il voto dovrebbe essere più basso, ma la nostra segretaria di redazione, l’indispensabile Silvia, è una loro fan. La loro prima fan. E se scendo più in basso domani mi toglie il saluto e mi priva del suo sorriso. Però che male fa vederli bolsi e stanchi, Giuliano su tutti, a reiterare in modo sbiadito se stessi, senza neanche molta voglia. Ho dovuto mettere a tutto volume Mentre tutto scorre e Meraviglioso per riprendermi.

Su Rosario Fiorello, vedi sopra. Arriva a Sanremo e non fa più ridere. Com’è possibile? Mi consolo guardandolo cantare in redazione Napul è.

Irama 4,5

Io no. Non doveva essere il titolo della canzone, ma la risposta all’invito di Amadeus. E parla un fan, uno che tifò per lui ad Amici, quando ancora era un Ludovico Fremont più figo, mentre ora è un tamarro appena uscito dalla doccia con una cintura che stringe troppo (oppure ha ambizioni alla John Travolta, visto come ne impugna la fibbia).

Ho anche ballato scompostamente sulle note di Arrogante. Ma “Cercavi un modo per proteggermi, Però non c’eri, quando volevo che tu fossi qui. Bastasse solo una stupida canzone per riuscire a riportarti da me, soltanto un’ultima canzone per riuscire a ricordarmi di te” la potremmo sopportare solo in un duetto. Le prima parole cantate da Francesco Totti, le altre da Ilary Blasi.

Emma Marrone 4

Dunque, non posso commentare il look, che la ragazza è permalosa e capace che mi accusa di body shaming. Non posso commentare la scelta di alcune parole, più o meno per lo stesso motivo. È già successo e ho ancora affezionati fans della nostra star che augurano, a me e alla mia genìa, una morte dolorosa.

Mi limito a dire che Apnea non è il titolo del pezzo, ma la sua recensione. Non è neanche spiacevole, all’inizio, ma alla fine non ce la fai più, vuoi tornare a respirare.

Bnkr 44 3,5

Bella l’idea di rifare I ragazzi delle ragazze del Pippo Chennedy Show in versione rap.

Ricchi e Poveri 3

Intanto, quand’è che Angelo Sotgiu è diventato un incrocio tra Giorgio Gaber vecchio e Nino D’Angelo giovane? Il fioccone rosso dentro cui cantano lui e Angela Brambati è cringe, ma mai quanto la canzone che è così brutta che fa il giro e diventa bella. No, non è vero, rimane brutta.

Ma l’ovazione se la prendono lo stesso, perché se casca il mondo allora ci scansiamo, perché se hai bevuto e sei a una festa o un torretta, loro e Maledetta primavera ti svoltano la serata. E poi aver ispirato lo sketch più bello di uno dei programmi più belli e sottovalutati (Very Victoria) basta per essere dei miti.

The Kolors 2

Io Stash lo invidio. Perché chi sarebbe bello come il sole pettinato così male se non lui? Come fai a essere ancora desiderabile dopo che hai insultato Bowie con un tatuaggio da galera (nel senso che sembra una madonna di quelle che si tatuano i carcerati, ma con la faccia del Duca Bianco, ma anche nel senso che dovrebbero arrestarli per quanto è brutto, lui e il tatuatore).

Sembrano usciti da un multiverso in cui sono sempre gli anni ’90, in provincia, e il gruppo più figo si veste come a Memphis negli anni ’60.

La verità è che questa è una band che avrebbe tutto per non avere successo, ma non lo sa e scala le hit e finisce a Sanremo. Questa volta cantando un pezzo che un p0′ sembra la parodia uberpop di un pezzo di Colapesce Dimartino, e un po’ sempre lo stesso pezzo disco dei The Kolors.

Parlo da uomo ferito perché so che domani, sotto la doccia, vorrò cantare Geolier e invece urlerò Un ragazzo una ragazza!

Il volo 1

Capolavoro. Ragazzi, ma chi è che vi vuole così male? L’Harry Styles dei poveri, il Lorenzo Insigne della musica e un Mengoni ipertricotico ci propongono un pezzo senza capo né coda, se non per farli cantare come parlano Qui, Quo e Qua, cioè contando parole e sillabe e note perché nessuno ne abbia una di meno.

Il modo in cui si sorridono, poi, fa paura. D’altronde hanno passato metà della loro vita a cantare, lavorare, viaggiare insieme, loro che sono stati concepiti come trio in vitro, in Ti lascio una canzone: un siciliano, un bolognese e un abruzzese.

Immaginate cosa voglia dire, stare con qualcuno che fino a un giorno prima neanche conoscevi, avere successo e dover passare i propri migliori anni con degli sconosciuti.

Uno si piace troppo per pensarci, uno è evidentemente il piccolo di casa, l’altro si è preso la parte del genitore che salva le apparenze. Forza Spice Boys, diteci la verità: sognate una carriera solista, ma non la intraprendete perché sapete che dopo 15 anni non abbiamo ancora capito chi sia Ignazio, chi Gianluca e chi Piero.

Amadeus 0

Sì, siamo troppo severi. Però. Però, diamine, un conduttore creato con l’intelligenza artificiale avrebbe fatto meglio. Poi non abbiamo dubbi che lo share della prima serata avrà percentuali più bulgare di un’elezione in Iraq ai tempi di Saddam Hussein, però davvero questo modello di festival è stanco, ripetitivo (ancora Ibra? Ancora Fiorello? Ancora quel divano?), grottesco nella sua medietà.

A un certo punto abbiamo persino sentito la nostalgia di Chiara Ferragni. Pensati altrove, Ama. Almeno nel 2025.