È (finalmente) previsto per stasera, 6 febbraio, l’inizio della 74esima edizione di Sanremo, il maggiore evento nazionale di musica, ma soprattutto spettacolo, costume, politica e tradizione. Tra censura, minorenni in gara, scarsa presenza femminile e record di ascolti, la kermesse – con annessi scandali e imprevisti – cattura ogni anno l’attenzione di un quarto dell’Italia davanti a tv e schermi vari. Il 2024 sarà l’ultimo anno della conduzione Amadeus, che ha eguagliato il primato di cinque conduzioni consecutive fin ora appartenente ai soli Pippo Baudo e Mike Bongiorno. Di Baudo, poi, è anche il record delle conduzioni complessive: 13, di cui la prima nel 1968 e l’ultima nel 2008.
La prima edizione di Sanremo ebbe luogo il 29 gennaio 1951, quando nel periodo del dopoguerra nacque la necessità di favorire il turismo nella località marittima anche nella stagione invernale. L’edizione venne vinta da Nilla Pizzi, ma pur essendo venti le canzoni in gara, quell’anno, oltre a lei concorrevano solo altri due cantanti: Achille Togliani e il Duo Fasano. È una decisione solo del 1972, infatti, quella di abolire la doppia esecuzione per gli artisti. Da lì ebbe inizio il regolamento corrente: chiunque si esibisse al Festival doveva tassativamente portare sul palco un solo brano.
Le donne al Festival: conduttrici e partecipanti
A fronte di 38 uomini conduttori, sono solo quattro le donne ad aver trainato il festival come presentatrici principali. La prima conduzione al femminile è stata quella di Giuliana Calandra e Lilli Lembo nel 1961. A seguire, Loretta Goggi nel 1986, poi Raffaella Carrà nel 2001, Simona Ventura nel 2004 e Antonella Clerici nel 2010.
La presenza delle donne, sia alla conduzione che in gara, continua anche oggi ad essere nettamente minoritaria. Quest’anno, le soliste della kermesse sono solamente nove (dieci se si conta Angela, parte del duo dei Ricchi e Poveri) su trenta partecipanti. La prima vincitrice del Festival è stata Nilla Pizzi nel 1951, mentre l’ultima a trionfare è stata Arisa nel 2014. Dopo di lei, Sanremo ha visto trionfare soli uomini, in duo, in gruppo o da solisti. Unica (minima) eccezione, la presenza di Victoria De Angelis dei Maneskin (vincitori dell’edizione 2021). La vittoria di Clara di quest’anno nella sezione Giovani è la prima femminile dopo quindici anni (prima di lei, era stata sempre Arisa a trionfare tra le Nuove Proposte nel 2009 con la sua Sincerità).
I record dei cantanti di Sanremo
Per quanto riguarda il Festival 2024, gli artisti con più partecipazioni alle spalle sono i Ricchi e Poveri, reduci da 12 edizioni. A pari merito con loro, Loredana Berté sempre con 12 e poco dopo Francesco Renga con 11 partecipazioni, inclusa quella di quest’anno in duo con Nek e quella come parte della band Timoria. A livello generale, gli artisti che hanno varcato le mura dell’Ariston più volte sono Peppino di Capri, Al Bano, Anna Oxa, Toto Cutugno e Milva, tutti con 15 partecipazioni all’attivo.
Sei sono gli ex vincitori del Festival in gara anche quest’anno a Sanremo 2024. Sono Diodato, Emma, Il Volo, Francesco Renga, i Ricchi e Poveri e Mahmood. Quest’ultimo, vincitore di due festival come Big (con Soldi nel 2019 e con Brividi nel 2022, in coppia con Blanco) e una nelle Nuove Proposte (con Gioventù Bruciata nel 2018). L’unico artista ad aver trionfato nei Big e nelle Nuove Proposte in due anni consecutivi, invece, è Francesco Gabbani. Oltre a lui, condividono però la doppia vittoria anche Eros Ramazzotti, Marco Masini, Aleandro Baldi, Annalisa Minetti, Fabrizio Moro e Arisa.
In testa ai record delle canzoni uscite da Sanremo c’è Nel blu dipinto di blu, con un totale di 22 milioni di copie vendute a livello globale. Per ciò che concerne le piattaforme di streaming, nelle edizioni più recenti, tre dei brani con più riproduzioni sono Zitti e buoni (vincitrice dell’edizione 2021) con quasi 450 milioni di ascolti e Brividi e Cenere, entrambe con 140 milioni di streams.
Per ciò che concerne la provenienza dai competizioni e reality, il primo Big ad essere uscito da un talent show fu Marco Carta. Il cantante sardo vinse Amici nel 2008 e partecipò alla kermesse col suo brano La forza mia, che gli valse il primo posto. L’anno successivo vinse un altro partecipante dei talent, Valerio Scanu, e dopo di lui, a ruota, Emma, Marco Mengoni, Il Volo, Mahmood e i Maneskin. Questi ultimi, poi, sono tra gli unici due gli artisti riusciti a vincere l’Eurovision Song Contest con la stessa canzone portata in gara al Festival. La prima a trionfare fu Gigliola Cinquetti, nel 1964 con Non ho l’età. La band romana, invece, vinse a Rotterdam nel 2021 con Zitti e Buoni.
L’artista più giovane ad aver mai partecipato al Festival nella categoria dei Big è stato Luis Miguel nel 1985, con Noi ragazzi di oggi, all’età di 14 anni. Nella categoria Nuove Proposte, invece, il primato appartiene ad Alina, che partecipò all’edizione del 2003 a soli 12 anni. Blanco è il primo vincitore della kermesse ad essere nato dopo il 2000. Nell’edizione 2024, invece, i più anziani in gara sono i Ricchi e Poveri, con i 77 anni di Angela Brambati e i 76 di Angelo Sotgiu. Il più giovane a concorrere quest’anno è invece Sangiovanni, classe 2003. Adriano Celentano, nel 1961, fu il primo e unico cantante in gara a partecipare nonostante il servizio militare. Fu Giulio Andreotti a firmare per lui un permesso speciale per mandarlo a Sanremo con la sua 24 mila baci.
I costi della kermesse
Il prezzo per i posti in platea delle prime quattro serate è di 200 euro. I posti in galleria per le prime quattro serate è invece di 110 euro. Durante la finale, i posti in platea hanno un costo di 730 euro, mentre quelli in galleria di 360 euro.
Per quanto riguarda le tariffe pubblicitarie, nel 2021 si è andati dai 13.600 euro per uno spot di 30 secondi alle 01.15 ai 226mila euro per una pubblicità alle 21.45 nella prima e nell’ultima serata. Se ci si vuole assicurare uno spazio pubblicitario dopo il Tg1 delle 20, durante l’anteprima del Festival, l’importo da pagare è di 582mila euro per 26 spot da 4 secondi. Per uno spot da piazzare in quello considerato il picco della serata, intorno alle 23.30, con 5 passaggi su Rai 1 (+5 su Rai Premium) il costo ammonta a 2,38 milioni di euro. 1 milione e 37 mila euro per uno spazio da 15 durante il primo intervallo di tutte e cinque le serate. Per uno spot da 30 secondi su Radio2 durante il periodo dal 4 al 10 febbraio, invece, i costi sono di 3.100 euro.
La censura a Sanremo
Nella storia di Sanremo ci sono stati vari e ambigui episodi di censura. Il caso più eclatante è forse quello di 4/3/1943 di Lucio Dalla, che originariamente presentava come titolo Gesubambino. Il cantautore bolognese dovette cambiare il verso “E anche adesso che bestemmio e bevo vino, per ladri e puttane sono Gesù Bambino” in “E ancora adesso che gioco a carte e bevo vino, per la gente del porto mi chiamo Gesù Bambino”.
Il primo artista a rompere il velo puritano che avvolgeva la kermesse fu invece Rino Gaetano con la sua Gianna, che per la prima volta portò sul palco – allora piuttosto tradizionalista – dell’Ariston la parola “sesso”.
Nel 1981, fu il turno di Vasco Rossi, che nella canzone Vado al massimo ruggiva: “Vado in Messico, voglio andare a vedere se come dice il droghiere, laggiù masticano tutti foglie intere”. La commissione lo esortò a modificare il testo in “laggiù vanno tutti a gonfie vele”, ma non bastò la modifica a contenere lo sgomento del pubblico verso il cantante di Zocca. In una delle edizioni condotte da Baudo, nel 1994, Giorgio Faletti presentò la sua Signor Tenente, brano sulle stragi mafiose, con richiamo alle stragi di Capaci e via D’Amelio. Il conduttore lo esortò ad eliminare la parola iniziale “minchia signor tenente”, di evidente riferimento a Cosa Nostra. Faletti non si volle sottomettere al tentativo di censura, e decise di preservare quella parola dalla forte carica sovversiva.
Poco dopo, fu il turno di Federico Salvatore, con Sulla porta, una canzone sulla scoperta dell’omosessualità. Il comico napoletano originariamente scrisse la strofa “Sono un diverso, mamma, un omosessuale”, che fu prontamente cambiato da una commissione ancora troppo bigotta in “Sono un diverso, mamma, e questo ti fa male”.
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