Francesco Cerasi da The Bad Guy a Cesare Pavese, il compositore “british” che sussurra alle note

Dopo il successo mondiale con Tu mi fai male al cuor, per la serie britannica Killing Eve, il musicista barese ha curato la colonna sonora de La bella estate di Laura Luchetti: "Amo ponderare le note. Non temo il silenzio, anzi: lo rispetto. Occuparlo è una responsabilità"

Nato a Bari nel 1980, Francesco Cerasi è un compositore che ha scritto la sua prima colonna sonora nel 2004, a soli 24 anni. Oggi che di anni ne ha 43, ha già all’attivo più di 60 titoli tra cinema, tv e documentari. L’ultimo è La bella estate di Laura Luchetti con Yle Vianello, Deva Cassel e Nicolas Maupas, presentato pochi giorni fa al festival di Locarno. “La risposta del pubblico del festival è stata molto positiva, anche se nelle proiezioni all’aperto per il suono è sempre difficile” racconta Cerasi dalla cittadina svizzera, dove ha raggiunto la regista e il cast per la prima.

Il compositore pugliese ha già ricevuto numerosi riconoscimenti, tra cui il Nastro d’argento per la miglior canzone originale nel 2011 con Amami di più, cantata da Emilio Solfrizzi nel film Se sei così ti dico sì di Eugenio Cappuccio, con Belen Rodriguez. Alcuni suoi brani sono stati utilizzati per spot e serie tv, italiane e straniere, tra cui il successo mondiale Killing Eve con Jodie Comer e Sandra Oh, prodotta da BBC.

Come ci è finito, nella serie Killing Eve?

Vuole la leggenda o la storia vera? La verità è che me ne sono accorto vedendo levitare gli ascolti del mio Tu mi fai male al cuor su Spotify. Ho fatto delle ricerche per capirne la ragione, e ho notato che il brano era stato inserito in numerose playlist. Poi è arrivata la richiesta della licenza da parte della BBC, che voleva montarlo in Killing Eve. L’avevano ascoltato, gli era piaciuto e l’hanno inserito: è un brano molto classico, molto suonato, una specie di tango jazz, particolarmente italiano. Quando mi hanno contattato erano convinti che fossi molto più grande degli anni che avevo. Hanno chiesto al mio editore se fossi ancora in vita. E’ un brano che ho composto nel 2011, avevo trent’anni.

Si aspettavano uno dell’età di Astor Piazzolla?

A loro piace molto il nostro repertorio classico, apprezzano il mood italian touch. Avranno pensato che si trattava di un brano degli anni Sessanta o Settanta riarrangiato. E che il compositore originale fosse anzianotto.

Le è piaciuto il modo con cui è stato inserito nella serie?

Molto. Ai tempi non conoscevo la serie e mi è piaciuta da impazzire. Ovviamente è stato messo nella puntata in cui la protagonista arriva in Italia. Mi rende orgoglioso che abbiano scelto un mio pezzo per contestualizzare uno scenario italiano.

Come ha lavorato con Luchetti?

Questo è il quarto film che faccio con Laura. Il primo è stato nel 2009. Nel caso di Fiore Gemello fummo molto più rapidi. Ad agosto dell’anno scorso, dopo un po’ di tentativi, ho trovato questo primo tema. Cercavo qualcosa che fosse adatto a una storia molto femminile, una musica giusta per restituire lo sguardo di due donne, le loro esigenze, la voglia di farsi ritrarre così come gli altri le vedono. Il brano alla fine l’ho trovato, si chiama La bella estate, ma nel film non c’è.

Perché?

Sono state montate delle sue derivazioni. Era un po’ troppo cantato per risuonare in un film con grandi dilatazioni e vuoti, che inseguono i movimenti emotivi dei personaggi. Era un brano più musicale che cinematografico. Abbiamo pensato di inserirlo in coda, poi nel trailer, alla fine non è andato. Però ha dato vita agli altri brani del film, che ne riprendono le cellule melodiche e tutte le tessiture armoniche.

Le dispiace che non sia stato inserito?

Dal punto di vista del compositore della colonna sonora, che deve pensare principalmente al bene del film, credo che non sia stata una scelta sbagliata, anzi. Certo, vorrei che la gente lo ascoltasse perché mi è piaciuto crearlo.

Potrebbe farlo diventare un suo videoclip?

Esatto. Anche se il videoclip è l’inverso delle colonne sonore. Potrei chiedere alla regista di far cantare a Deva Cassel il brano, perché no.

Aveva letto il libro di Cesare Pavese da cui è tratto il film di Luchetti?

Sì, sono un amante di Pavese. Ho trovato encomiabile il fatto che da un libro tanto breve siano riusciti a scrivere una così bella sceneggiatura. Io non potrei mai fare lo sceneggiatore: per me sarebbe stato impossibile.

Come è arrivato a The Bad Guy?

Bad Guy è il mio terzo progetto Giuseppe G. Stasio e Giancarlo Fontana con cui abbiamo un grandissimo affiatamento. Ed è molto particolare perché, nonostante fosse un original di Amazon, in sei puntate ho ricevuto solo due piccole richieste per qualche aggiustamento sulle musiche, appena un paio di note. Eravamo convinti che ci avrebbero mandato a quel paese, perché anche musicalmente è un progetto ambizioso e insolito.

Ogni compositore ha una sua cifra stilistica. La sua?

Amo ponderare le note. Lo faccio in modo istintivo. Non mi piace che le note siano vicine tra loro. Non temo il silenzio, anzi: lo rispetto. Occupare il silenzio è una responsabilità.

Quale scena di un film o di una serie, associata alla sua musica, l’ha più emozionata?

La prima che mi viene in mente è La bella estate, anche perché è il progetto più recente. La scena in cui Ginia, indecisa sull’amore per Amelia o per Guido, va in un museo dove vede dei ritratti di nudo. La musica, anche grazie al montaggio straordinario, in quel momento sembra rappresentare la danza del desiderio di Ginia, indecisa se tendere da una parte o dall’altra.

Questa è la risposta politically correct. Mi dica quella per cui si è emozionato davvero tanto.

(Ride, ndr) Nella quarta puntata di The Bad Guy, quando durante i fuochi d’artificio il boss cerca di violentare Teresa, interpretata da Giulia Maenza, e Banduccio, interpretato da Luigi Lo Cascio, gli tende un agguato. Vedere la mia musica su quella scena mi ha emozionato tantissimo. Una grande soddisfazione.