Continua il viaggio di THR Roma alla scoperta di piccoli capolavori cinematografici nell’universo musicale. Dopo Achille Lauro è la volta di Motta, il cantautore e polistrumentista toscano, trapiantato a Roma per amore della attrice (e sua moglie) Carolina Crescentini. E proprio quest’ultima è la protagonista, insieme a Vinicio Marchioni, del video del nuovo singolo dell’artista, La musica è finita, che vi mostriamo in anteprima esclusiva. L’amore che Motta ha per il cinema è tangibile in ogni suo video. Lo capisci dal modo in cui sono curati nei minimi dettagli per raccontare al meglio le sue sceneggiature musicali. Oppure nella passione che ha messo per comporre la sua prima colonna sonora per La terra dei figli di Claudio Cupellini con Valerio Mastandrea e Valeria Golino.
Motta: La musica è finita
Il video trae ispirazione dalla più celebre performance di Marina Abramović The Artist is Present al Moma di New York. Nel 2010 durante la retrospettiva a lei dedicata, Abramovic rimase 3 mesi seduta ad un tavolo mentre i visitatori del museo, a turno, potevano accomodarsi di fronte a lei e condividere un minuto di silenzio. Nella serata di apertura il suo ex marito Ulay, pseudonimo di Frank Uwe Laysiepen, si sedette di fronte a lei dopo anni che non si vedevano e la reazione commossa dei due fece il giro del mondo.
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È quello che deve essere venuto in mente a Pepsy Romanoff, nome d’arte di Giuseppe Romano, regista preferito di Vasco Rossi, quando ha ascoltato il nuovo singolo di Francesco Motta, con cui ha deciso di condividere l’esperienza di questo cortometraggio musicale. Il brano, prodotto da Tommaso Colliva, farà parte del nuovo album dell’artista che uscirà in autunno, quando il cantautore toscano sarà protagonista di un tour nei club, con uno spettacolo che mostrerà una nuova chiave live dell’artista.
Francesco, com’è nata l’idea del video?
È nata prima della canzone. Avevo in mente questa reazione opposta fra due persone. Ho accennato l’idea al regista e ci siamo accorti, mentre ne parlavamo, che non era per niente in contrasto con il pezzo. In realtà, nella nostra visione, si sarebbe venuta a creare una vera e propria magia.
Ha una trama?
Ci sono due persone che hanno una reazione totalmente opposta e speculare. Inizialmente Carolina doveva piangere tantissimo e poi ridere. Vinicio, in maniera opposta, avrebbe dovuto ridere tantissimo per poi piangere. In realtà il regista ha dato carta bianca ai due protagonisti del video i quali, da bravi attori quali sono, hanno improvvisato tutto.
Perché la scelta di due attori così popolari?
Non è la scelta di due attori conosciuti, ma la scelta di due attori bravi. Ho coinvolto mia moglie perché è la mia attrice italiana preferita. Vinicio, oltre ad essere il più bravo di tutti, ho sempre pensato che fosse anche un interprete molto generoso.
Come è stato il giorno delle riprese?
Emozionante perché vedevo la crew che usciva dalle riprese sconvolta, piangendo dall’emozione. Io volutamente non ho assistito ed ero curiosissimo del risultato. Sono rimasto fuori tutto il tempo e sono arrivato proprio alla fine, esattamente come si vede nel video. È stato bello rivedere Vinicio e Carolina lavorare di nuovo insieme dopo tanto tempo. Da una parte, mi spiace non esserci stato, dall’altra, secondo me, è stato meglio così.
Perché la scelta di non essere la controparte di Carolina?
Perché non sono un attore e quello che volevamo realizzare io e Pier (Ferrantini, manager di Motta, ndr) era proprio una sorta di cortometraggio, di installazione. C’era quindi bisogno di due attori professionisti. E nonostante mi facciano fare ogni tanto dei cameo, ho capito che il mio mestiere è proprio un altro.
Così però sembra lui, lei e l’altro…
Tipo il pezzo di Annalisa (ride, ndr)
Direi di no visto che nessuno bacia nessuno. Però nel video sembra che l’oggetto di discussione dei due fosse il terzo incomodo…
Assolutamente no. Quello che volevamo far vedere con la mia entrata in scena era la visione dello spettatore. Per questo sta nel mezzo. E chi se non io che ho scritto quella canzone?
Questo video aiuterà la comprensione del brano?
Grazie a questo video ho capito delle cose della canzone che prima non conoscevo. Mi è capitato pochissime volte in precedenza che uno dei miei video mi facesse vedere un altro aspetto della canzone, che aggiungesse veramente tanto. Forse è successo solo con mio padre in quello di Del tempo che passa la felicità. Lì si è creata la stessa magia.
Quindi il “tutto in famiglia” è proprio un vizio?
No. Quando ho deciso di fare delle cose che potevano sembrare più facili, in realtà, per arrivarci ci ho messo molto più tempo rispetto a chiamare persone che non conosco. Forse perché sono anche intimorito dalle cose spaventosamente vere! Con mio padre è stato diverso, perché il rapporto fra padre e figlio è un argomento abbastanza importante. Carolina, invece, è stata scelta per il suo grande talento. Ed era anche più facile da chiamare perché gliel’ho chiesto a casa.
Un voto ai tre attori coinvolti?
Motta: 6 e mezzo sulla fiducia. Carolina e Vinicio: 10
Ci fa la recensione del suo video?
Direi che è venuta fuori una cosa veramente onesta. È emozionante e soprattutto lascia, in qualche modo, un finale talmente aperto, che personalmente mi viene voglia di rivederlo tantissime volte.
Che messaggio vuoi lanciare al pubblico con questo video?
Siamo in un periodo in cui si danno tante sentenze, tanti “vero” o “falso”, il “bianco” e il “nero” su tante cose. Come se non ci fosse mai il tempo di cambiare idea, di rimettersi in gioco, di pensare cinque minuti prima di scrivere una cosa sui social. Quello che succede in quei tre minuti di video è esattamente il contrario di questa cosa.
Perché la scelta di Pepsy Romanoff?
Perché mi sono ritrovato per la prima volta con una persona che mi ha fatto vedere delle cose che non avevo visto. Spesso si ha un certo tipo di “ping pong” nella direzione creativa tra chi ha scritto la canzone e il regista. Invece ho scelto di dare a Pepsy carta bianca e da lì siamo diventati amici. È una persona che stimo, che amo. Secondo me è uno dei più forti in Italia a fare queste cose.
La parola a Pepsy Romanoff – regista
Cosa pensa di Motta?
Penso sia un grande artista, una bella persona. Ho sempre desiderato lavorare con Francesco, perché le cose che fa mi piacciono. Lo ascoltavo tanto, però non c’era mai stata l’occasione.
Come è stato l’incontro che vi ha portato alla realizzazione di questo video?
Uscivo da una seduta di analisi dove alla mia dottoressa avevo detto di aver sognato un’immagine, simile a quella del video, una sorta di carta da gioco in cui una stessa cosa appariva sotto capovolta. L’avevo realizzata e gliel’avevo mostrata. Subito dopo sono andato al primo appuntamento con Francesco, che non conoscevo di persona. Ho aperto l’iPad e gli ho fatto vedere queste immagini spiegandogli che avrei voluto raccontare due facce della medaglia, che è quello che tutti noi siamo. Gli volevo far capire che ognuno è fatto da tanti noi. La personalità è fatta di tante sfaccettature. Mi ero immaginato cosa gli poteva piacere e sono andato là bello dritto.
Quindi ha deciso lei in che direzione andare?
Il video è una sua idea, una sua visione. Io ho firmato la direzione creativa di tutto il nuovo progetto Motta. Non sono solo il regista o il fotografo o la parte di graphic design. In Italia è difficile trovare un artista che ti fa fare tutte queste cose contemporaneamente. Gli ho detto: “Questo è il tuo video e io mi metto a tua disposizione e cerco di rendere la tua idea qualcosa che può funzionare”.
Che emozioni le dà il brano?
La musica è finita è un pezzo molto forte, molto provocatorio. Sia nel titolo, che nel testo. Abbiamo quindi fatto con il video un lavoro di sottrazione, molto cinematografico.
Come è stato dirigere Carolina Crescentini e Vinicio Marchioni?
È stato innanzitutto emozionante. Loro due si sono guardati, hanno ascoltato il pezzo, l’hanno eseguito, hanno riso, hanno pianto e io non ho detto niente all’infuori di motore, azione e stop. Praticamente il video è fatto da tre piani sequenza. Abbiamo fatto tre take e solo 9 minuti di girato. Durante il montaggio abbiamo cercato di prendere i pezzi essenziali e non alterare quella che era la performance.
Di chi è stata l’idea di metterli seduti uno di fronte all’altro?
È stata mia l’idea di allestire un tavolo alla Marina Abramović. Due persone, una di fronte all’altro, si guardano, aprono un foglietto e il contenuto provoca una reazione.
Reazione a cosa?
Oggi che è tutto molto digitale, grazie allo smisurato utilizzo degli smartphone, non si capisce un cazzo. Nessuno ti scrive più un fogliettino con un messaggio.
Quindi i protagonisti non hanno avuto un copione da seguire?
Volevo fare una cosa per sottrazione, arrivare al nocciolo della questione, non mettermi in mezzo dicendo una parola in più, una parola in meno. “Fai così, aspetta, commuoviti, mettiti a ridere”. Il concetto del video è questo, aprite questo fogliettino e tirate fuori quello che vi viene, partite uno da un punto e trovatevi al centro. Vinicio e Carolina non si sono neanche scritti nei giorni precedenti, proprio perché volevano arrivare lì, mettendo quanto più di naturale fosse possibile. È veramente una performance cinematografica, una piccola scena di un ipotetico film La musica è finita. Penso sia uno dei miei video più forti, proprio per il fatto che è un’esecuzione molto precisa e chiara.
Tecnicamente come ha agito?
Ci sono 3 telecamere, una su Vinicio, una su Carolina e una su Francesco. Abbiamo girato prima la parte degli attori, perché volevo che Francesco non fosse coinvolto da subito. Poi è arrivato e abbiamo fatto la parte di intersezione.
Lei è il regista preferito di Vasco, gli ha fatto vedere il video? Che reazione pensa potrebbe avere?
No, non c’è stata l’occasione, anche se Vasco conosce Francesco, perché è uno molto attento al cantautorato giovanile. Secondo me avrebbe una reazione molto bella, per più di un motivo. Prima cosa perché Vasco è una persona di buon gusto e di grandissima sensibilità artistica, un grande provocatore nei testi, quindi il concetto di La musica è finita può essere comunque anche una provocazione che può piacergli.
E se dicesse: bello questo video, perché non lo ha fatto per me?
Ogni video è un figlio, è un progetto unico. Il mio lavoro è un po’ quello, dividere le cose, con un artista puoi parlare un certo linguaggio e con un altro artista un altro ancora. La loro musica è diversa, quindi questo mi aiuta molte volte a focalizzare quello che voglio fare. Con Francesco la cosa bella è che sono stato anche libero di esagerare, non facevo una copertina di un disco da tanti anni e ritornare allo strumento della fotografia che avevo mollato tanto tempo fa mi è servito per fare poi il percorso all’inverso, cioè partire da una foto per poi arrivare a un video. Spesso faccio il contrario, parto da un video per poi trarre un’immagine statica.
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