Il Volo: Saremo nei cinema del Giappone (e con una clip in esclusiva su THR Roma) prima di arrivare al Capolavoro di Sanremo

Il 12 gennaio e il 9 febbraio nei cinema del Sol Levante verrà trasmesso il concerto del 2022 a Kyoto, nel Tempio Kiyomizu-dera, uno dei monumenti più famosi e suggestivi del Paese, Sono i primi a farlo in 1250 anni. "Se abbiamo successo in quella nazione lo dobbiamo ad un campione di pattinaggio, il loro Carolino Kostner"

Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble festeggeranno 15 anni di lunga amicizia e di musica insieme sul palco dell’Ariston, dove tornano per la terza volta in gara dopo aver trionfato al Festival nel 2015 con Grande Amore – brano che è valso a Il Volo il podio all’Eurovision Song Contest – e dopo aver conquistato nel 2019 il terzo posto con Musica che resta. “La prima volta l’abbiamo vinta, la seconda volta abbiamo festeggiato dieci anni e ora festeggiamo quindici anni” racconta il trio che sarà in gara alla 74esima edizione del Festival di Sanremo con il brano Capolavoro.

Il nuovo anno però si aprirà per Il Volo con un altro appuntamento straordinario e internazionale. Il 12 gennaio e il 9 febbraio nei cinema del Giappone verrà trasmesso il concerto del 2022 a Kyoto, nel meraviglioso Tempio Kiyomizu-dera, uno dei templi più famosi e suggestivi di tutto il Giappone con una storia di 1.250 anni. È stato un evento unico al mondo poiché nessun artista straniero si è mai esibito prima sul palco costruito nella sala principale. Il pubblico giapponese è stato talmente entusiasta dello show dei tre artisti italiani che ha deciso di riproporre l’esperienza dello spettacolo nei cinema delle principali città del Giappone, da Tokyo a Osaka passando per Kyoto.

Dopo Sanremo il trio tornerà nel Paese del Sol Levante con una serie di nuovi concerti ad aprile prima di intraprendere il loro World Tour in giro per il mondo. In Italia invece, dopo il successo delle due serate evento su Canale 5 dello scorso maggio all’Arena di Verona, con tantissimi grandi ospiti appartenenti a diversi mondi artistici nel panorama italiano e internazionale, Il Volo tornerà nell’anfiteatro scaligero con Tutti per uno (un progetto di Michele Torpedine) con tre date a maggio.

Dove siete in questo momento?

Gianluca Ginoble: Io sono in Abruzzo.

Ignazio Boschetto: Io sono a Bologna.

Piero Barone: Anche io sono a Bologna.

Come siete finiti a cantare nel tempio più antico di Kyoto?

Piero Barone: Deve sapere che in Giappone è nato tutto pochi anni fa, rispetto agli Stati Uniti e America Latina dove facciamo concerti dal 2009. Cinque anni fa è arrivata questa forte richiesta, perché un loro pattinatore sul ghiaccio, il loro campione Yuzuru Hanyu – se dovessimo fare un paragone potremmo dire il loro Carolino Kostner – ha vinto le Olimpiadi di pattinaggio sul ghiaccio sulle note di Notte stellata, un brano cantato da noi, inciso nel 2011 nel nostro primo album. 

Un pezzo che dal vivo non abbiamo forse mai cantato, se non nei primi concerti. Ci sono arrivate improvvisamente tante richieste per dei live in Giappone e anche ospitate in diversi programmi televisivi. Da lì è nato il nostro percorso in Giappone.

Non ci eravate stati neanche in vacanza?

Piero Barone: No, mai! Un mondo tutto nuovo per noi perché non conoscevamo quella cultura. Ci era stata descritta in diversi modi, però se non vai e non la vivi non puoi mai comprendere come sono e soprattutto quale è il loro modo di vivere la vita. il rispetto nei confronti di tutto e di tutti.

Ricordate la vostra prima volta?

Piero Barone: Se non sbaglio nel 2017. Abbiamo fatto il nostro primo tour e le nostre prime ospitate nei programmi televisivi giapponesi. Ad agosto di due anni fa ci è arrivata poi questa richiesta bellissima da parte di chi si occupa della salvaguardia dei templi della città di Kyoto. la città dai mille templi.

Hanno ristrutturato e inaugurato, dopo un anno, il tempio più antico della città: il Kiyomizu-dera. Per inaugurarlo hanno espresso il desiderio di avere Il Volo a cantare dentro le colonne di quel tempio, ma la caratteristica di questo santuario, che lo differenzia da tutti, è che si trova a strapiombo su una foresta. Era molto umido. Siamo arrivati vestiti di bianco a cantare per nessuno, nel senso che non avevamo pubblico davanti a noi. È stato anche difficile riprenderlo, un’esperienza particolare.

Avete avvertito la spiritualità di quel luogo?

Gianluca Ginoble: Ognuno di noi vive la spiritualità in maniera molto personale. Ci definiamo persone spirituali, sicuramente non solo figli della nostra cultura. Il Giappone è un posto talmente diverso, totalmente distante, lì è forte il buddismo e lo shintoismo. Ci siamo adattati a questa cultura e l’abbiamo fatta nostra, cercando di trasmettere quelle che sono anche le nostre tradizioni musicali e culturali.

Perché è paradossale interpretare un genere musicale che è legato alla nostra cultura in un tempio buddista. Ed è lì che il grande contrasto è stato poi vincente. Questo dimostra che quello che noi facciamo supera le barriere culturali del linguaggio e della musica.

La pratica del canto lirico pochi giorni fa è entrata ufficialmente nella lista rappresentativa del Patrimonio culturale immateriale dell’umanità. Merito anche vostro?

Gianluca Ginoble: Noi siamo molto fieri di portare un pezzo della nostra cultura. Perché poi abbiamo constatato nel tempo che questo tipo di musica è davvero quella che è considerata la vera italianità, la vera tradizione, come la pizza, gli spaghetti, la Ferrari. Sicuramente è il canto lirico che ci permette di interpretare un certo tipo di musica in un posto così prestigioso.

Che tipo di repertorio avete scelto per l’occasione?

Ignazio Boschetto: In Giappone abbiamo sempre cantato il repertorio più classico come tributo ai tre tenori. Da lì abbiamo continuato sulla scia delle più belle aree classiche. La cosa bella però è che a fine concerto le ultime canzoni sono Grande amore e L’amore si muove e tutti i giapponesi sono lì a cantare con noi. Ed è bellissimo vedere come il nostro repertorio può variare dal classico a anche qualcosa di più pop persino in Giappone.

Da quei Paesi ogni anno arrivano molti studenti di canto lirico nei nostri Conservatori.

Piero Barone: C’è una forte attrazione da parte del mondo asiatico nei nostri confronti e credo ci sia sempre stata. Forse oggi molti più giovani si approcciano a questo mondo. Chiaramente loro vengono a studiare in Italia perché forse abbiamo uno dei metodi migliori per insegnare questa arte e questo modo di cantare.

Ci sono anche molti nostri connazionali che amano questo genere musicale, la lirica, e che sanno cosa richiede, cosa comporta uno studio di un’opera. Cioè studiare tutti i giorni. Personalmente frequento gli ambienti lirici, perché parallelamente a tutto ciò, io per una mia cosa personale, sto preparando anche un percorso lirico, studio le arie delle opere.

In questo genere musicale siete gli unici ad avere sfondato nel mainstream. 

Piero Barone: Forse siamo uno dei pochi casi nel panorama musicale che cantano questo genere. Per questo motivo abbiamo avuto molte difficoltà i primi anni, dal 2009 al 2015, fino a quando non siamo arrivati al Festival di Sanremo con Grande Amore. A quel punto siamo riusciti a conquistare anche il mercato italiano, perché prima ovviamente eravamo visti come quelli che cantano i brani tipo ‘O sole mio, quelli della tradizione italiana all’estero. L’Italia richiedeva un inedito da parte nostra, e grazie a Grande Amore si è aperto per noi anche il mercato italiano.

Gianluca Ginoble: Questa è la chiave di lettura giusta, nel senso che è una grande verità che abbiamo constatato nel tempo. Se canti il Nessun Dorma, i giovani non li attiri. Se acquisisci invece un prestigio prima di cantare il Nessun Dorma, allora catturi la loro attenzione, perché puoi veicolare quel tipo di musica prima attraverso la credibilità di un inedito, e con quello si arriva alla modernizzazione del Bel Canto.

Grazie a un’inedito si possono attirare i giovani e quindi poi gli fai anche ascoltare le cose più classiche. Ma se non ci arrivi prima con quello, i giovani purtroppo non arrivano, e lo vediamo nel pubblico che viene a vederci, cantando solo il repertorio classico, che ovviamente attira solo il pubblico più adulto.

Userete ancora il Festival per questo scopo?

Ignazio Boschetto: L’abbiamo già fatto nel 2017. Aver vinto Sanremo con Grande Amore ci ha portato un sacco di giovani che si ritrovano ai nostri concerti ad ascoltare, spesso per la prima volta, anche il Nessun Dorma.

Gianluca Ginoble: Esattamente, ed è veramente l’unico modo, perché comunque la lirica, e Piero ce lo può confermare, richiede tanto sacrificio. Come imparare a suonare uno strumento, il pianoforte, la chitarra. La lirica è quella che utilizza al massimo lo strumento della voce. Sicuramente non si possono ottenere migliori risultati con poca fatica, purtroppo la gente non si approccia più al sacrificio. Però noi vogliamo essere anche un esempio sotto questo punto di vista.

Tra poco il vostro concerto giapponese verrà trasmesso nei cinema del Sol Levante, andrete a fare promozione?

Piero Barone: No, non andremo perchè abbiamo già fatto tanta promozione nelle scorse giornate con le interviste via Zoom, siamo stati molto impegnati qui in Europa. Andremo ad aprile a fare un tour di dieci giorni perchè abbiamo quattro concerti oltre che diverse ospitate in televisione.

Come vi state preparando ad affrontare questi concerti?

Piero Barone: Il set del tour giapponese è diverso da tutti gli altri concerti che di solito facciamo perché avremo un’orchestra nettamente superiore. L’organico degli orchestrali sarà composto da molti più musicisti che saranno preparati dal nostro grande direttore d’orchestra, Marcello Rota, che sa quali sono le nostre richieste e ci conosce bene.

Ignazio Boschetto: Arriveremo due giorni prima per provare il nostro repertorio. Chiaramente la set list cambia in ogni tour, ma di solito sono tutti brani che proviamo in Italia.

Inserirete anche il nuovo brano sanremese?

Piero Barone: Sperando che arrivi anche lì.

Ignazio Boschetto: Magari ne faremo la versione sinfonica.

Pronti per il Festival?

Gianluca Ginoble: Noi siamo nati su quel palcoscenico che per noi a livello affettivo è casa. Tornare lì dopo nove anni dalla vittoria, dopo cinque anni dal terzo posto, farlo ormai da trentenni, è come mostrare una versione di noi diversa. Una maturità che teniamo a mostrare al pubblico, ai nostri fan, e non solo, magari a un pubblico ancora più ampio. Cercheremo di dare il nostro meglio, di trasmettere veramente un Il Volo più maturo.

Piero Barone: Stiamo andando con uno spirito diverso quest’anno a Sanremo, con molta più consapevolezza, ma siamo anche molto più sereni, perché prima eravamo sempre ansiosi. Stiamo andando con lo spirito di festeggiare questi quindici anni, perché per noi è un enorme traguardo.

Essere ancora qui è già un traguardo, pochi si rendono conto che essere un singolo artista è diverso dall’ essere un gruppo, dove ci sono idee diverse, ci sono sempre momenti anche di tensione, perché le idee magari non combaciano l’uno con l’altro. Quindi anche dimostrare questa stima che c’è fra tutti e tre è un bel risultato.

La maturità comporterà anche un cambio di look, visto che siete vestiti da adulti praticamente da quando siete nati.

Gianluca Ginoble: Intendi che quando avevamo sedici anni ci vestivamo come sessantenni?

Ignazio Boschetto: Ci vestivamo da adulti perché è il Bel Canto che ci portava necessariamente ad essere eleganti e a vestirci in un certo modo.

Sarete classici anche questa volta?

Gianluca Ginoble: È normale che la nostra forza sia stata inizialmente vedere tre ragazzi della nostra età con delle voci da adulti. Quella è stata la chiave di volta che ci ha permesso di arrivare a tanta gente. Oggi abbiamo trent’anni e sicuramente ci sarà una evoluzione, perché essere sempre gli stessi, rimanere in una comfort zone, non porta a una crescita. Un minimo di rischio fa parte del progresso.

Ignazio Barone: Io non so se gli altri siano d’accordo con me, ma penso che quando eravamo più piccoli dovevamo mantenere una certa distinzione per quello che facevamo. Adesso non ci sarà necessariamente un cambio di look se non far vedere solamente quali sono le nostre tre vere personalità.

Gianluca Barone : Un pò come abbiamo fatto con Tutti per Uno, che è stata un’apripista su un lavoro che il prossimo anno porterà a una ventata nuova. Noi saremo sempre Il Volo e non cambieremo mai. Perché quando abbiamo provato a fare qualcosa di troppo diverso è andata molto male, perché abbiamo perso la nostra autenticità. Quindi quello rimarrà sempre, ma bisogna sempre cercare di superarsi.

Siete gli unici che hanno avuto successo tra quelli emersi da Ti lascio una canzone, il talent che vi ha lanciato.

Piero Barone: Noi auguriamo a tutte le persone di vivere di e con la musica. Chiaramente questo è un mestiere impegnativo. E la cosa più importante, la nostra più grande fortuna forse, credo sia stata quella di incontrare persone che collaborano tuttora con noi, persone valide, dei grandi professionisti, come il nostro manager Michele Torpedine, che lavorano 24 ore su 24 su questo progetto dal primo giorno.

Anche noi abbiamo avuto periodi abbastanza particolari, turbulenti, però con serietà, dedizione, abbiamo sempre superato tutto. C’è chi è più fortunato e chi è meno fortunato nell’incontrare persone che tengono davvero al tuo progetto. Siamo rimasti anche in contatto con altri concorrenti, non ci sentiamo molto, ma vediamo che anche altri ragazzi continuano a cantare. Questa è davvero la cosa più importante, coltivare la propria passione. Noi auguriamo di vivere con la musica a tutti.

Gianluca Ginoble: Siamo riusciti perchè siamo in tre, perché magari se non ci avessero messo insieme o non ce l’avremmo mai fatta, o magari il processo verso il successo sarebbe stato molto più lento.

Dovete ringraziare Roberto Cenci che ha inventato il trio.

Piero Barone: È stato lui che ci ha messo insieme. Lui era il produttore di Ti lascio una canzone. Abbiamo fatto i provini singolarmente con lui a novembre del 2008 e ci ha scelto. Poi gli ricordavamo i tre tenori piccoli e ci ha unito.

Gianluca Ginoble: Diciamo che Roberto Cenci è quello che ha preso i tre fiammiferi e Michele Torpedine li ha accesi. Quindi sono stati entrambi importanti ed è giusto ringraziare tutte le persone che appunto ci hanno reso quello che siamo oggi.

Avete preso parte alla colonna sonora del film Hidden Moon composta da Luis Bacalov con il brano Luna nascosta,  vi piacerebbe continuare con il cinema?

Gianluca Ginoble: Un bellissimo ricordo. Registrammo il brano nel 2013 nel secondo disco dove c’erano tanti inediti. In Messico è stato un grande successo, dove tra l’altro c’è una versione in spagnolo molto bella.  Avere una nostra canzone in un film di successo anche italiano, perché no? Ci sono tanti artisti come Laura Pausini che hanno già vinto il Golden Globe oppure il Davide Donatello. Noi siamo molto ambiziosi e lavoreremo duramente per fare in modo che queste cose si possano avverare un giorno.

Piero Barone: Anche perché oggi il cinema italiano è molto stimato all’estero e sta dando grandi risultati.

Avete delle preferenze cinematografiche?

Gianluca Ginoble: L’ultimo film di Paola Cortellesi è molto interessante. A me piace molto Christopher Nolan. Ho amato tantissimo Oppenheimer ma anche Interstellar, insomma tutti i suoi film.

Piero Barone: C’è sempre domani. Bellissimo! Mi ha ricordato molto La vita è bella di Roberto Benigni. Io sono un fan di Quentin Tarantino.

Ignazio Barone: Io non vado spesso al cinema, mi piace molto il cinema italiano. Ho una grande passione per Edoardo Leo, che mi piace un sacco come attore. Mi piacciono i cult come Il Miglio Verde o The Truman Show, per me sono geniali.

Cantate in diverse lingue, italiano a parte, quale è stata la più facile e quale quella più difficile?

Piero Barone: Quella che ci è riuscita meglio forse è lo spagnolo, lo cantiamo spesso quando andiamo in tour in Sud America o in Spagna. Registriamo sempre in spagnolo la versione di ogni progetto discografico. Quella che invece ad oggi è riuscita male è il francese perché durante un concerto abbiamo dimenticato proprio il testo di una canzone.

Ignazio Barone: Ma non è che è riuscita male, è dove abbiamo avuto un pò più difficoltà nel ricordare le parole di una canzone francese. Per me difficile è stato il tedesco. Abbiamo registrato Silent Night in tedesco. E per me è stata quella la più difficile, soprattutto per la pronuncia.

Gianluca Ginoble: A me piace cantare in inglese più che in italiano.

Meglio cantare a Pompei dove avete fatto un concerto nel 2015 o a Kyoto?

Gianluca Ginoble: Scusami Italia, ma decisamente meglio a Kyoto. Io andrei a vivere proprio in Giappone. La cultura è meravigliosa.

Ignazio Barone: Io rimango neutro.

Piero Barone: Per me Pompei! Vedi questa è la cosa bella di essere in tre.