Lavoratore dello spettacolo: Bollani Stefano. Professione: Compositore

Il Primo Maggio di THR Roma per i lavoratori dello spettacolo: Bollani racconta gioie e dolori della professione, dalla candidatura ai David alla bocciatura di una importante colonna sonora

Con la cultura non si mangia. No non lo ha detto Stefano Bollani.

Lo disse il ministro Tremonti, anche se da anni lo smentisce, ma lo pensano in tanti. Persino l’illuminato Barack Obama, faro della sinistra moderna, si lasciò sfuggire qualche anno dopo, di fronte ai giovani del Wisconsin (mica i nazisti dell’Illinois), il consiglio di cercare settori più redditizi di quelli a cui avrebbero potuto accedere “con una laurea in storia dell’arte”.

Eppure diversi studi indipendenti e autorevoli dicono, senza tema di smentita, che un euro pubblico speso in cultura ne porta, allo stato, due. Quando va male, perché la media è uno a sette e si è arrivati nei momenti migliori anche a uno a trenta. Insomma, puntare sulla cultura è più intelligente (e sicuro) che giocare in borsa.  Gli artisti sono tra i più precari, anche per vocazione, va detto, ma, cosa ancora più insopportabile, tra i meno tutelati, esposti più di altri alle crisi economiche, alla scarsa serietà dei committenti ma anche a una facilità di accesso alla professione che molto spesso penalizza i più preparati e titolati.

Ed è questo che vogliamo ricordare in questo primo maggio, con l’esempio degli “uno su mille” che ce l’hanno fatta (e purtroppo la proporzione è ancora più punitiva). L’artista troppo spesso ha studiato e lavora sulla sua arte per la maggior parte del tempo della sua giornata, ma il suo reddito, quando è mediamente fortunato, è da secondo lavoro e molto più spesso confina con la paghetta o l’arrotondamento occasionale.

I mille provini finiti male, l’esercito di turnisti che nella musica tengono su l’industria e che rasentano l’indigenza, i comici che battono la penisola tra villaggi vacanze e ingaggi incerti in saghe e affini, la costante incertezza e posticipazione dei pagamenti costruiscono un esercito di uomini e donne che credono nella bellezza e la praticano, così da rendere migliore il nostro mondo, ma quest’ultimo non li ricambia mai.

Ecco perché oggi riproponiamo alcune interviste a due registi di successo e ad alcuni de I David di The Hollywood Reporter Roma nella forma di un appello ai e dei lavoratori, mostrando le storie di chi, magari venendo dalla provincia e vivendo quel precariato, ce l’ha fatta.

Per una volta non incorniciando i loro nomi e cognomi in titoli sfavillanti di giornali, ma rendendo loro onore con l’essenzialitá di ciò che sono e fanno. Con il cognome prima del nome, come nelle buste paga, negli albi professionali, negli ordini di servizio e nella lista dei lavoratori di una qualunque azienda.

Stefano Bollani: il regista

Ritratto di un artista, Stefano Bollani, cui piace sperimentare in musica, ma anche in televisione, che gli ha regalato la popolarità: Sostiene Bollani, L’importante è avere un piano, fino al più recente Via dei Matti N°0 (in coppia con la moglie, l’attrice Valentina Cenni), che si è aggiudicato il Premio Flaiano come miglior programma culturale. La musica è sicuramente il primo amore di Stefano Bollani, la televisione l’amante, ma il grande schermo rimane la sua grande passione. Anche se “la mia prima volta al cinema fu all’oratorio, a vedere Franco e Ciccio”.

Il musicista ha già all’attivo numerosi premi, tra cui un Nastro d’argento come migliore colonna sonora per Carosello Carosone: “Parliamo di uno dei miei idoli, ho dovuto immaginare la musica che avrebbe scritto un maestro come Renato Carosone”. Una carriera costellata di successi ma anche di un importante no, quello ricevuto per la colonna sonora di Caos Calmo di con Nanni Moretti e Isabella Ferrari.

Bollani, è (anche) nella cinquina della miglior canzone originale ai David di Donatello per Culi culagni, brano portante del film tratto dal romanzo buffo di Luigi Malerba: “Ho accettato subito la proposta di musicare la pellicola, perché Malerba è uno dei miei scrittori preferiti – ci ha raccontato l’artista – ma anche per il cast importante che era stato riunito”. Lino Musella, Giorgio Tirabassi, Viviana Cangiano, Alessandro Gassmann e Valerio Mastandrea sono il gruppo di soldati e cortigiani che danzano sulle musiche del compositore durante il film ambientato nel Medioevo. Presentato per la prima volta al Locarno Film Festival, quel che Bollani ricorda meglio di quel giorno è: “ Tutto molto bello, però potevano tenere il volume di proiezione un po’ più alto”.