C’è qualcosa nel tennis che ci chiama. Ci interroga, ci spiazza, ci incanta. E c’è qualcosa nelle vite di chi ha scelto il tennis di professione che manca alla nostra, eppure ci intriga. La forza, la fatica, l’ossessione, la ricerca ripetitiva della perfezione del gesto. La rinuncia, il coraggio della solitudine, il trascinamento delle persone amate nel recinto della propria scelta in nome di un numero nel ranking. La resistenza, la confidenza con una indicibile, talvolta indecente pressione. Il mantra pericoloso del “no pressure, no diamonds”: il tennis come sport della mente e non solo come suprema prova del corpo. Break Point è una serie Netflix che prova a dare luce alla meglio gioventù del tennis mondiale, la nuova classe dirigente dei ventenni da combattimento che prova a costruire una nuova stagione leggendaria dopo il ritiro della coppia Federer-Nadal, di Serena Williams e Maria Sharapova.
A scriverla sono i creatori di Formula Uno: drive to survive. Le ultime cinque puntate sono state rilasciate in piattaforma alla vigilia di questo Wimbledon da sogno, la seconda edizione è stata già ufficializzata.
La serie divide. Perturba i puristi e delude gli esperti, per il suo innegabile tono da soap. Sceneggia un racconto a puntate della stagione 2022. Gli ultimi fuochi di Rafa e Serena, il grande pubblico di nuovo sugli spalti dopo il biennio feroce del Covid, che ha coinciso però con un boom degli sport di racchetta. Il “ritorno al tennis” dei ragazzi e degli amatori, perché in tempi di pandemia era una delle poche cose sicure da fare. Ed ecco l’idea dello sbarco in piattaforma. L’ambizione di regalare al principe degli sport d’elite una scossa pop.
Break Point, protagonisti in controluce
Vista in questa chiave, Break Point fa ace. E anche la discussa scelta dei protagonisti di questa prima edizione (che ha escluso molte teste di serie) si legge meglio, in controluce.
Nick Kyrgios, ad esempio, si prende la scena. La sua storia ribelle apre le prime cinque puntate di gennaio e torna protagonista nella prima delle cinque nuove puntate. L’anti tennista che infiamma gli spalti: non si allena, litiga con i giudici in campo, entra in conferenza stampa con la postura da concerto rock. La fantasia al potere. Irregolarità, ma anche indisciplina, in un ambiente dove il galateo è virtù. “Vuole portare la logica della NBA in campo. Ma il tennis è un’altra cosa”, dice di lui la star del tennis greco Stefano Tsitsipas, che nella trappola di Nick, a Wimbledon 2022, si è fatto molto male.
“Portare i neri a vedere il tennis sugli spalti” è l’obiettivo dichiarato e riuscito di Frances Tiafoe, nuovo idolo del tennis statunitense. Biografia magica: figlio di immigrati della Sierra Leone, suo padre era il manutentore di un impianto tennistico di lusso. Lì Frances ha iniziato ad allenarsi da bambino, fino a scalare la classifica mondiale e incantare il pubblico degli Us Open. In prima fila, per lui, Michelle Obama.
La scommessa di “zio Nadal”
Altro statunitense ben raccontato da Break Point è Taylor Fritz, come Nick Kyrgios protagonista di due puntate (e di due vittorie epiche, che segnano il declino sportivo di Rafa Nadal). È sul giovane canadese Félix Auger-Aliassime che scommette, invece, “zio Nadal”, che sceglie di esserne l’allenatore: storia di incroci e assenze, disegnata in un puntatone.
Tra gli italiani, Matteo Berrettini, prima della grande crisi appena riscattata sull’erba di Wimbledon. E le ragazze del tennis, universo in tumulto. Paula Badosa, icona spagnola, che trova il coraggio di parlare senza censure del rapporto tra sport e depressione. Maria Sakkari, raggio di sole senza costanza, Ajla Tomljanović (ex di Matteo Berrettini) e la sua impresa con Serena Williams, Iga Swiatek e il suo controllo mentale da capogiro.
La regina della palla corta
E poi la bielorussa Aryna Sabalenka: rischia di lasciare il tennis per il trauma legato alla guerra in Ucraina, ma poi combatte, si rialza e rimette in piedi la sua vita. Su tutte, unica e sola, Ons Jabeur. Tennista del Sud del mondo, alla Gabriela Sabatini. La prima tennista africana a gareggiare nel Grande Slam. Regina della palla corta, dalla periferia alle stelle. Una donna araba che ha rovesciato pronostici e confini. I tifosi dicono di lei: “la ministra della felicità”.
Nel giro del mondo dei tornei e delle stanze d’albergo, tra valigie sempre pronte e cibo take-away, i tennisti di Break Point sono creature un po’ giganti e un po’ bambine. Scortati a bordocampo da genitori e partner, allenatori, manager, tifosi salgono e scendono da una giostra che non si ferma, industria di premi milionari, per una vita che però spesso ha un prezzo altissimo da pagare.
Qualcuno dice che il tennis non ha bisogno di effetti speciali. Si guarda in silenzio, a volte per ore. Alcuni scambi sono opere d’arte in movimento. Non serve il backstage, non servono i gossip. Astenersi perditempo, abbasso gli effetti speciali. E però Break Point si fa guardare. Rende giustizia a questo sport di grazia, terra e cielo. E non nasconde che talvolta, dietro la grazia, c’è un segreto di dolore.
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