“È stata una novità. I miei personaggi sono sempre stati molto legati al sociale, a rivendicazioni civili. Forse un personaggio simile l’avevo fatto in Tutta la vita davanti di Paolo Virzì. Però è la prima volta, soprattutto in tv. È abbastanza rischiosa come cosa”. Racconta così Sabrina Ferilli a THR Roma la sfida di aver dato vita ad una maschera finora inedita nella sua carriera. Quella di Gloria Grandi, ex stella del piccolo schermo il cui telefono non squilla ormai più da anni. È la protagonista di Gloria, serie diretta da Fausto Brizzi dal 19 febbraio in prima serata su Rai Uno.
“Interpreto un personaggio tra virgolette scorretto. Anche nei rapporti. Non è perfetta né giusta nel rapporto come madre, come moglie, come amante. Insomma, è una canaglia. Simpatica, ma sempre canaglia” sottolinea l’attrice che regala più di una sfumatura negativa alla sua Gloria.
Gloria, tra cinismo e libertà di essere scorretti
Una serie, scritta da Brizzi insieme a Paola Mammini, Roberto Proia e tratta dalla sceneggiatura originale, Vorrei vedere te, firmata da quest’ultimo in cui le vicende di Gloria sono il pretesto per raccontare i pericoli della fama a tutti i costi e del voyeurismo a mezzo social. Ma l’ossessione per like e follower ha finito per modificare anche l’industria audiovisiva? “No, però modificano la società” afferma Ferilli.
“E quindi c’è da fare attenzione, perché questo ha portato all’essere troppo facili nel dare giudizi. Era esattamente quello che facevano nell’antica Roma se doveva sopravvivere il leone o il gladiatore. È abbastanza feroce. E questa facilità per decidere se uno sta dentro o sta fuori, se in o off, è qualcosa di mostruoso che, a mio giudizio, quando va ad incidere su ragazzini, su adolescenti o persone meno strutturate, può diventare un grande problema. Dà la sensazione che sia tutto molto facile e soprattutto, se non rientri a volo nella tabellina, stai fuori”.
“Infragilisce tanto, tutti. C’è il rischio di pensare, siccome tutto diventa molto giudicante, di dire qualcosa che esca fuori dal pensiero comune. È una cosa che bisogna tenere d’occhio, perché si rischia di diventare bersaglio molto facilmente e di trattenere le persone dall’esporsi” le fa eco Emanuela Grimalda.
Tra le particolarità della serie l’affinità con Boris e Call My Agent per quanto riguarda il racconto, cinico, del dietro le quinte del mondo dello spettacolo. “Per far sorridere, devi usare un po’ la cattiveria. Sennò dove sta il gioco? Dov’è il divertimento?” racconta Grimalda. “C’è tanta autoironia in Gloria. Io interpreto il personaggio della sua assistente adorante, innamorata di lei. Tengo la barra dritta, come si suol dire, ma quasi scandalizzata perché lei ha veramente una grande libertà nell’essere scorretta, anche come mamma. È stato il racconto di un personaggio non rassicurante. Però, appunto per questo, anche affascinante”.
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