Due treni, un traghetto e mezz’ora di macchina. Questo il tragitto che separa Roma, capitale dell’audiovisivo italiano, da Marciana Marina, piccolo comune dell’isola d’Elba. Proprio qui, da undici anni a questa parte, per due mesi all’anno, la cittadina si trasforma nella fittizia Pineta, sfondo delle storie (e degli omicidi) che animano I delitti del BarLume. La serie, una produzione Sky Original coprodotta con Palomar, disponibile su Sky e Now ispirata ai romanzi di Marco Malvaldi. Il protagonista è Massimo Viviani (Filippo Timi), barista dalla disastrosa vita sentimentale con il fiuto per le indagini che lo porta a collaborare con il commissario Fusco (Lucia Mascino) e un gruppo di vecchietti ribattezzato “il quartetto Uretra”.
Smontato e rimontato ogni anno, il BarLume è una piccola struttura in legno al centro di piazza della Vittoria affollata di turisti che assistono ai ciak: ragazzi in costume con l’asciugamano intorno al collo, fan venuti appositamente per incontrare i protagonisti della serie e locali che si godono la scena direttamente dal balcone di casa. Al monitor di regia c’è Milena Cocozza che dalla nona stagione affianca Roan Johnson dopo essere stata assistente fin dall’esordio dell’ormai lontano 2013 (ancora affiancati da Marco Teti, aiuto regia).
Un pomeriggio sul set del BarLume (in incognito)
In scena i Bimbi (Alessandro Benvenuti, Atos Davini, Marcello Marziali e Massimo Paganelli), Marchino (Paolo Cioni), aka The King of Tirreno, Beppe (Stefano Fresi) e il nuovo sindaco di Pineta Paolo Pasquali (Corrado Guzzanti). La scena prevede un alterco tra il neo primo cittadino e Beppe, che alla fine della decima stagione ha avuto la pessima idea di confessare a Pasquali, ossessionato dalla raccolta differenziata e dai cavilli burocratici, che lui e gli altri protagonisti del BarLume sono stati gli unici in città a non averlo votato alle elezioni. Inutile sottolineare che la vendetta, fatta di esposti comunali e multe, si abbatterà furiosa sul bar e i suoi proprietari.
È il tramonto, il profumo del mare arriva sul set spinto dal vento. La troupe prepara le scene tra campi stretti e lunghi seguendo le indicazioni di Milena Cocozza. La fotografa di scena immortala gli attori mentre Corrado Guzzanti con il suo telefono scatta qualche foto ricordo tra una pausa e l’altra. Tra le attrezzature spunta una sciarpa del Napoli e una silenziosa cagnolina nera che appartiene ad uno dei membri della squadra tecnica. Ai tavolini del BarLume sprizzini e bicchieri di vino bianco, un membro della troupe supera il nastro bianco e rosso che delimita il set portando una pila di pizze per tutti. Un’altra giornata di riprese è finita.
La mattina seguente il cast è in libera uscita per Marciana Marina. Benvenuti ripassa in albergo a colazione le battute della giornata e nel centro della cittadina, tra turisti tedeschi e inglesi, sembra di vivere dentro un racconto di Marco Malvaldi o in una delle sceneggiature firmate da Johnson, Davide Lantieri, Carlotta Massimi e Ottavia Madeddu. Filippo Timi passeggia con TarQueenia, la sua corgi che nel pomeriggio lo raggiungerà anche sul set, Benvenuti scherza con un bambino in un bar che fa il verso al suo Emo. La riprova che ormai Marciana Marina è un luogo familiare per ognuno di loro.
Ore 14, Nicola, runner e aiuto segretario di produzione, si offre come guida per il campo base. È il secondo anno che collabora per la produzione del BarLume e confessa che anche lui era un fan della serie e dei Bimbi prima ancora di iniziare a lavorarci. In un ristorante, trasformato in una grande sala piena di stand di abiti di scena, le sarte sono intente a sistemare piccoli dettagli. Un nutrito numero di comparse, dopo essersi cambiato e aver firmato le liberatorie, passa sotto l’occhio attento di costumiste e truccatrici prima di raggiungere il set.
I delitti del BarLume 11, le anticipazioni
È l’ultimo giorno della terza settimana di riprese e si gira al BarLume. Al monitor questa volta c’è Roan Johnson. Camicia di lino celeste, jeans chiari, il copione del giorno tra le mani e le cuffie intorno al collo.“Gli episodi saranno tre come lo scorso anno, abbiamo cambiato ritmo”, racconta. “Dal punto di vista delle linee orizzontali è molto meglio, perché ci permette di creare parabole un po’ più corpose nella scrittura. Abbiamo 13/14 personaggi fissi. È diventato veramente complicato, sia per i personaggi che per gli attori, che a volte si sentono meno coccolati (ride, ndr). C’è una metafora che faccio sempre: il BarLume è come uno di quei giochi da circo con i piattini che ruotano sui bastoncini. Quando qualcuno sta per cadere, devi andare a dargli un colpetto”.
Dieci stagioni, con l’undicesima in piena produzione. Una quantità di omicidi tale da fare concorrenza alle indagini di Don Matteo e Jessica Fletcher e tematiche sempre nuove con focus dedicati, di capitolo in capitolo, ai vari personaggi. “Quest’anno con Pasquali sindaco, ci siamo concentrati molto sulla sua nuova condizione” anticipa Johnson.
“Sapendo che è uno psicopatico, un maniaco ossessivo, abbiamo lavorato su come incide sul BarLume e Pineta questa sua particolare psicopatologia. Poi abbiamo Beppe e Tizzi (Enrica Guidi, ndr) che hanno a che fare con il babbo di lei che inizia ad avere un po’ di demenza. Sarà interpretato da Marco Messeri, altra icona della comicità toscana. E poi c’è il mondo delle capre e delle pecore che arriverà direttamente dentro il BarLume, dove si trova invischiato Massimo. Ci sono questi tre punti, più l’attenzione a due personaggi che sono cresciuti molto ultimamente. Mentre l’anno scorso c’è stato un episodio che ha eletto a re il nostro Marchino, in questa stagione ci sono Cioni (Daniele Marmi, ndr) e Govoni (Guglielmo Favilla, ndr) che si metteranno in due guai molto diversi ma molto, molto divertenti”.
Man mano arrivano sul set Fresi, i Bimbi, Guzzanti, Enrica Guidi e le comparse. Prima di iniziare a girare c’è chi mangia e chi ripassa. Gli ultimi controlli agli abiti di scena, microfoni nascosti sotto i vestiti e battute per rilassare l’atmosfera. Roan si siede con gli attori e, insieme, rivedono le battute che di lì a poco dovranno dire in scena. Si lavora sull’intonazione, su come renderle più incisive e divertenti. Johnson dà le ultime indicazioni e poi ognuno si muove verso le proprie postazioni. Membri della troupe sistemano i tavolini e le sedie del bar per organizzare l’inquadratura. “Azione”.
“Vabbè ragazzi rifacciamola che è venuta veramente, veramente male”. Il primo ciak è di riscaldamento. Il clima è concentrato ma rilassato. Tra un ciak e l’altro Johnson canta Del Verde di Calcutta e Mille, brano di Achille Lauro, Fedez e Orietta Berti – guest star di questa stagione insieme al ritorno di Francesco Motta. “Sarà protagonista di un evento di beneficenza voluto da Pasquali per rilanciare la sua immagine di sindaco” – accompagnato dagli altri membri della troupe che gli fanno da coro.
“Paradossalmente questa serie rispecchia, a discapito di tutto quello che il nostro parlamento può pensare, quello che è il Paese: una grande famiglia allargata”, racconta Filippo Timi. “Quell’idea di inclusività, di abbattere le varie frontiere dentro al BarLume c’è. L’evoluzione è forse anche il successo di questa serie che racconta con leggerezza che cosa accade nella vita. Le varie sfighe della sorte con quattro vecchietti un po’ ficcanaso che ne sono testimoni”.
Timi è l’unico a cui sono stati concessi i “ciak matti”, ovvero quelli in cui Roan gli dà carta bianca per fare la scena come l’ha pensata lui. “C’è ormai una comunione tra l’idea di Roan di questo ruolo e di come sento che posso farlo anch’io. Lui si immagina già me fare certe cose e io immagino Roan a farle. È come se entrambi cercassimo di fare lo stesso goal. Non c’è bisogno di provare cose strane, sono già strane (ride, ndr)”.
“La Fusco ritrova un po’ un assetto, si getta sul suo lavoro, una traccia sotterranea continua di quella vulnerabilità che era stata mossa da una parte più emotiva, sentimentale”, racconta, invece, Lucia Mascino, colonna portante della serie. “In quest’undicesima stagione è più dedicata all’investigazione. Mentre fino ad ora tutte le dinamiche erano più di in sopportazione della stupidità da cui è circondata!”.
“Ninja, no”
E parlando di ciak è ormai leggendaria la reazione di Roan alla maggior parte delle proposte di modifiche al copione. Lo aveva confidato lo stesso regista qualche anno fa, aggiungendo che Stefano Fresi ne fa una grande imitazione. Ma l’attore ci tiene a precisare – sottolineando che alle sue proposte Johnson ride come un pazzo per poi dire “Ninja, no” – che il vero mattatore parlando di imitazioni è Paolo Cioni (“È praticamente un clone, ride, ndr). Profondamente ironica, sfrontata e propensa a prendersi gioco di qualsiasi cosa, la serie potrebbe mai essere scritta da un’intelligenza artificiale?
“Sicuramente sì”, risponde Fresi mentre si prepara una sigaretta. “Ma smetterebbe di funzionare. La macchina può imparare una tecnica e portarla alla sua perfezione ma manca l’anima, il cuore, l’intuizione. Mario Monicelli diceva che la commedia italiana è finita quando gli sceneggiatori hanno smesso di prendere il tram. E un’intelligenza artificiale non ci va sul tram, non le sente le storie della strada, non vede gli occhi delle persone. Magari una mia battuta me la farebbe dire. Ma sbaglierebbe (ride, ndr)!”.
I Bimbi
“Ci manca solo che ci diano le chiavi della città” scherza Atos Davini. “Siamo orgogliosissimi del lavoro che facciamo. Sono grato a chi mi ha scelto per interpretare Pilade e a Malvaldi che l’ha scritto”. Ma fuori dal set gli attori che interpretano i Bimbi se ne dicono di tutti i colori come i loro personaggi? “Di più! È diventata un’abitudine per noi sconsacrarci a vicenda” confida Marcello Marziali che ne I delitti del BarLume interpreta Gino. Sono bellissimi i Bimbi. Tutti sul set li trattano con affetto e attenzione, specie Davini e Marziali che insieme sembrano davvero usciti da un film del Neorealismo.
Tutti li conoscono a Marciana Marina, tutti li chiamano bimbi e tutti, dalle comparse ai turisti di qualsiasi età gli chiedono una foto. “Sono diventato nonno Gino. L’unica cosa che conta è portare gioia” confida commosso e con una punta di orgoglio Marziali. E per restare in puro stile Bimbi si avvicina Paganelli che scherzando dice: “Non dategli retta che dice un sacco di cazzate!”.
A capeggiare il quartetto di vecchietti impiccioni che non riesce a stare lontano dai guai e dalle indagini della Fusco l’Emo di Alessandro Benvenuti. “Il BarLume è una serie piena di sentimento” racconta l’attore una volta finito di girare la sua scena con gli altri compagni di scorribande in cui si sono verbalmente e fisicamente scontrati con Pasquali e la polizia municipale con tanto di coro “Pasquali via e la polizia”. “Ma non è un sentimento stucchevole. Si riesce sempre a surfare sul pericolo di cadere nelle cose un po’ mielose e buoniste. Qui c’è una forma di schietta cattiveria ma anche un senso di affettuosità che rimanda a un’Italia in bianco e nero. Serve molto per quella che è la situazione generale piena di problematiche”.
In queste undici stagioni, sebbene la struttura che contraddistingue la serie sia sempre la stessa, di cambiamenti ce ne sono stati parecchi, dalla regia alla scrittura – con tanto di stagione realizzata prevalentemente su Zoom nell’anno della pandemia – che, per dare più spazio ai personaggi ha finito per ridimensionare la componente crime. “Sono un onnivoro di thriller e gialli e credo che un pochino più di attenzione a quella parte lì non guasterebbe”, dice ridendo Benvenuti. “Ma tutto sommato ci perdonano perché vedono che da parte nostra c’è un bello sforzo per allietare le persone!”. Ma uno spin-off sui Bimbi? “Sarebbe da fare immediatamente (ride, ndr)!”.
L’ultimo ciak, tra ciliegie e Pink Floyd
È ormai arrivato il tramonto, buona parte del cast ha lasciato il set e sono rimasti solo Fresi e Guidi per girare la sequenza del finale di puntata. Un classico per tutti gli amanti de I delitti del Barlume. Un abbattimento della quarta parete con i personaggi principali che, a rotazione, parlano direttamente agli spettatori a casa. “È una serie ironica e c’è bisogno di leggerezza” racconta Guidi presente con la sua Tizzi fin dalla primissima stagione che ha visto il suo personaggio protagonista di un’evoluzione fatta di sfumature sempre nuove. “E forse anche il fatto che siano solo due o tre puntate l’anno ne hanno decretato una formula vincente. È centellinata a giuste dosi”.
Mentre una parte della troupe prepara il dolly per la scena finale qualche altro membro dello staff ne approfitta per giocare al biliardo di scena all’interno al bar. Roan Johnson riappare con un sacchetto pieno di ciliegie ambite per tutto il pomeriggio che condivide con la sua squadra. Un ciak di prova e sono tutti pronti a girare. Se non fosse che dal parchetto comunale adiacente al set arriva della musica fortissima. Qualcuno sta suonando Money dei Pink Floyd. Tra Fresi e la troupe le battute si sprecano. “Giriamola lo stesso e diciamo a Carlo Degli Esposti di comprare i diritti di quella vera”. Quando la canzone finisce tutti tirano un sospiro di sollievo. Si può girare. Ma è a quel punto che parte la cover di Another Brick in the Wall. E giù a ridere.
Ormai sono le 20 passate, la piazzetta si anima e i ristoranti lentamente si riempiono. Il problema relativo alla musica sembra essere definitivamente archiviato. Si sussegue qualche ciak. Roan Johnson fa avanti e indietro dal monitor per dare piccole indicazioni ai suoi attori e alla troupe. Il sole ha illuminato di rosso bar e il mare alle sue spalle. La luce filtra dalle vetrate con l’insegna rossa e gialla divenuta ormai familiare per gli spettatori. “Stop”. Appare Roan, sorride e urla “capolavorinooo”. Tutti ridono, parte un applauso. Il BarLume, anche per oggi, può chiudere. Fino al prossimo ciak.
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