È entrata l’anno scorso nei desideri degli italiani, con Fedeltà su Netflix, in cui con Michele Riondino ha raccontato tutte le ombre dell’amore, ma anche le sue luci inaspettate. Poi ha invaso le case degli italiani in punta di piedi con la serie tv più cult del momento, Mare Fuori. Lucrezia Guidone, puntata dopo puntata si è conquistata il pubblico, che da tutta Italia è arrivato all’Auditorium per un bagno di folla che ha investito i protagonisti della serie tv sul red carpet della Festa del Cinema di Roma.
Proprio lì, Rai Fiction e Picomedia hanno deciso di presentare i primi due episodi della quarta stagione – Nel nome dell’amore e Il vecchio e il giovane leone – che andranno in onda dal primo febbraio su RaiPlay e dalla seconda settimana del mese su Rai 2.
“È stato molto emozionante, perché ho visto per la prima volta gli episodi insieme al pubblico. Mi batteva il cuore quando è partita la sigla. Vedere la gente che fremeva, sentirli ridere o fare l’applauso quando c’era una determinata scena. È stata un’esperienza che mi ha investito fisicamente, è stato un po’ come essere parte della loro visione a casa, guardarli come se fossero seduti sul divano. Il tutto, però, amplificato, incredibile, una figata” racconta a THR Roma l’attrice abruzzese che, per il suo ruolo di Sofia (la nuova direttrice dell’IPM), ha già vinto un Nastro D’argento per la Performance dell’anno.
Lucrezia Guidone è cresciuta in una famiglia di artisti, con una madre pianista e una zia ballerina. Dopo il liceo lascia la sua Pescara e si trasferisce a Roma per diplomarsi come attrice all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico. Diventa allieva di Luca Ronconi, conosciuto al Centro di formazione Santacristina, in Umbria. Successivamente arriva l’esperienza all’estero dove frequenta il Lee Strasberg Theatre and Film Institute di New York. Inizia una lunga e faticosa gavetta a teatro, e a seguire i primi passi nel cinema grazie a Michele Placido, Francesco Bruni, Donato Carrisi e Mario Martone. Infine, il successo e la popolarità conquistati con la serie tv che racconta la vita in un carcere minorile del sud Italia.
Come sta vivendo questo momento?
È un momento fortunato, denso, perché sto raccogliendo tante soddisfazioni. C’è tanto lavoro, ti svegli la mattina e hai già mille cose da fare. È una condizione che mi piace, quella dell’essere impegnata in tante cose belle cose che ti riempiono le giornate.
Se lo aspettava il bagno di folla dell’anteprima di Mare Fuori della Festa del Cinema?
No. Ma è stato bello vedere come il pubblico sia legato alla serie. È stato emozionante e divertente fare i red carpet con i miei colleghi.
Nei primi due episodi abbiamo visto che Sofia (il personaggio della direttrice dell’IPM che interpreta) diventa sempre più stronza. Non ha timore di essere odiata dal pubblico?
Assolutamente no! Diciamo che quando arrivano dei personaggi che sono un po’ conflittuali e di rottura, secondo me non bisogna giudicare anche l’attore che lo interpreta. Noi dobbiamo cercare di essere funzionali alla storia senza doverci difendere. E secondo me, il pubblico ha la sensibilità per capire e distinguere il ruolo da chi lo interpreta, per rendersi conto del distacco attrice-personaggio. In questo caso la mia mia missione era farmi detestare. Infatti quando incontro la gente per strada e mi dicono “ma tu sei proprio un’altra persona, sei solare, sei una ragazza dolce!” per me è un complimento, perché significa che ho fatto bene il mio lavoro.
Quanto di lei c’è in Sofia? È stato difficile calarsi nei suoi panni?
Ho enfatizzato delle cose che magari mi appartengono, certe rigidità che ho. Le ho portate all’estremo, mettendoci qualcosa che fosse anche doloroso e che contaminasse la sua quotidianità, il suo essere un personaggio in protezione che in realtà veste una maschera e il motivo per cui è così spiacevole lo capiremo sempre di più andando avanti.
Carolina Crescentini si era innamorata del comandante dell’IPM. Lei, invece, ha puntato Beppe l’educatore, interpretato da Vincenzo Ferrera.
Sicuramente l’adulto più inaspettato dell’IPM per Sofia. Infatti è stato un colpo di scena anche per me, quando ho letto la sceneggiatura. I due opposti che si attraggono. Io respingente e lui accogliente. Mi fa molta tenerezza e allo stesso tempo mi diverte.
Che effetto le fa essere paragonata a Paola Vinci, un personaggio amatissimo interpretato da una collega che ha conquistato il cuore di tutti gli amanti della serie? Sa che ha suscitato molte polemiche quando è uscita dalla serie?
Sono due mondi tanto lontani. È chiaro che sento la responsabilità di prendere il posto di Carolina Crescentini in una serie così amata e di un personaggio che è stato così importante. Per fortuna gli sceneggiatori hanno disegnato per noi due universi completamente diversi, con un approccio tutto diverso. Quindi no, non ho sentito questa pressione. Ho sentito una grande responsabilità, quella sì.
Diventerà una direttrice buona e amata come lei?
No, vabbè, buona come lei è impossibile. Basta guardarci in faccia!
Ivan Silvestrini, il regista, in un’intervista a THR Roma ha rivelato che il personaggio di Sofia e quello di Rosa Ricci sono quelli che daranno tante soddisfazioni al pubblico. Non ha paura di rimanere incastrata nella serie?
Questa è una domanda che mi hanno fatto anche i colleghi con cui ne ho parlato. Io penso che Mare Fuori sia arrivato in un momento del mio percorso nel quale un’identità già c’è in qualche modo. Quindi penso e spero di no. Avendo poi una carriera molto differenziata, facendo tante cose anche in teatro e al cinema, spero di non incastrarmi in una cosa sola, perché poi chiaramente quando l’esposizione è così tanta il rischio c’è. Ma fortunatamente ho tanti altri fuocherelli che ardono in questo momento.
Alla Festa del Cinema di Roma era presente anche con Eravamo Bambini di Marco Martani.
Sì, è un film con un cast prevalentemente maschile dove interpreto una ragazza che ha subito un trauma all’interno di questo gruppo di ex bambini, diventati ormai adulti, che ritornano nel luogo dove ha avuto inizio tutto. Un viaggio tra le memorie di queste vite un po’ rotte che si ritrovano a volere una sorta di vendetta.
Partirà anche un suo corso di recitazione?
Con Ivan Alovisio e Gabriele Falsetta abbiamo un corso di formazione di cinema e di teatro che si chiama Point Zero, in partnership con Volver, l’agenzia di cinema. È bello essere parte di questo lavoro con i ragazzi, con i giovani, perché vedi proprio queste personalità crescere, fiorire, mettere i semi per la loro strada. Essere parte di quel processo è per me una cosa gratificante ai massimi livelli. È per me anche un modo per trasformare quella che è stata la nostra esperienza sia in termini di formazione che di collaborazioni prestigiose avute anche dal punto di vista teatrale. Da Luca Ronconi a Peter Stein.
È ancora importante oggi la formazione accademica per un giovane che vuole fare questo mestiere?
Per me lo è stata, perché fondamentalmente è uno spazio e un tempo che nessuno ti può restituire. È un tempo d’indagine preziosissimo quello della formazione, soprattutto all’inizio. Poi naturalmente ci si continua a formare anche tramite l’esperienza, con i vari set. Quello spazio lì per me è stato sacro, è stato proprio il tempo che mi sono concessa per mettere le radici. Non voglio dire che chi non fa un’accademia non ci arrivi uguale, ma per me è stata una cosa che ha fatto veramente la differenza, un punto di partenza importante.
Ha vinto anche tanti premi, a partire dal Nastro d’Argento. Dove li tiene?
Li ho dati ai miei. Penso che sia simbolicamente bello che ce li abbiano loro. Il premio è più un concetto per me, mentre per loro ha un valore più concreto.
È un modo per ringraziarli di averla lasciata fare?
Sì, ma me lo sono anche un po’ presa da sola questo spazio. Però mi hanno sostenuto tanto, quello sì. Venendomi a vedere negli spettacoli, dal teatrino minuscolo, super off-off, fino ai palchi più grandi e prestigiosi.
Qual è l’arte che la emoziona di più?
In realtà non ho una preferenza, perché cambia il mezzo, cambia lo strumento, ma l’emozione è la stessa. Certo è che a teatro ho avuto la possibilità di confrontarmi con dei testi importanti e densi. E quindi quello ti fa vibrare a una certa intensità. Però ogni cosa mi piace per un motivo. Per questo cerco sempre disperatamente incastrare tutto. Perché è vero che è una fatica, però ne vale davvero la pena.
Tra i tuoi maestri chi ha lasciato una impronta nella tua vita?
Luca Ronconi, senza dubbio. Ce l’ho proprio tatuato nel cuore. Anche se è stato un incontro abbastanza duro, severo, molto esigente, però stato anche tanto generoso. È stato importante per me, perché mi ha permesso di uscire dal ruolo della brava allieva/attrice e di andare verso un’identità, verso qualcosa di mio. Che fosse anche scomposto, sbagliato, non convenzionale, rischioso, però mio.
Progetti futuri?
A gennaio iniziamo le prove di una cosa molto bella, uno spettacolo di teatro contemporaneo inglese, The City di Martin Crimp, un drammaturgo contemporaneo molto bravo. La regia sarà di Jacopo Gassmann e andrà in scena da febbraio. A marzo uscirà la quarta stagione di Mare Fuori e poi dovrebbe uscire al cinema Eravamo Bambini, il film che abbiamo presentato a Roma.
THR Newsletter
Iscriviti per ricevere via email tutti gli aggiornamenti e le notizie di THR Roma