Come eravamo, Un’estate fa, sono spesso le fotografie a ricordarlo. A fissare nel tempo l’ingenuità e la spensieratezza di quelli che, a dire di tanti, sarebbero gli anni migliori. In cui forse si scattano più foto proprio perché quel periodo lo si vuole fermare, cristallizzandolo col più magico degli strumenti.
La macchina fotografica come veicolo per tornare nel passato – magari quando, al mare, ci destreggiavamo tra le partite a beach volley e il gelato che gocciolava – è proprio al cuore della nuova serie Sky, scritta da Federico Favot e Valerio Cilio, ambientata in un’età piena di possibilità, la giovinezza, su cui allunga l’ombra un tragico evento: la morte di una ragazza, Arianna (Antonia Fotaras), che trasforma improvvisamente dei giovani diciottenni in adulti.
Il protagonista Elio, colpito da un’amnesia, non riesce a ricordare nulla di quell’estate del 1990. L’unica cosa che sa è che lui, Arianna, l’amava. Di quell’amore che si prova solo a diciotto anni.
È Filippo Scotti ad interpretare Elio da ragazzo, i soliti ricci sfoggiati nel debutto È stata la mano di Dio di Paolo Sorrentino e gli occhi trasformati in pozzi di azzurro marino da un paio di lenti a contatto. Lo stesso colore degli occhi di Lino Guanciale, il suo corrispettivo adulto. È lui che, quando il corpo di Arianna viene ritrovato anni dopo, prende una decisione: è arrivato finalmente il momento di ricordare.
Back to Future
Principale sospettato allora come adesso, l’uomo si affida alle fotografie per tornare con la mente indietro nel tempo. Così Un’estate fa si divide tra il presente del protagonista (Guanciale) e la sua adolescenza (Scotti). Elio rivive letteralmente i suoi diciotto anni risvegliandosi nel suo corpo da ragazzo. E così investiga, provando a cambiare il corso degli eventi, come un impacciato Marty McFly: inevitabile il riferimento a Ritorno al futuro di Robert Zemeckis, ma anche al Twin Peaks di David Lynch – con tanto di sacco di plastica in cui è avvolta la ragazza e videocassette “piccanti” che svelano dettagli sconosciuti della sua quotidianità. Influire sul passato, naturalmente, può causare conseguenze terribili. O portare alla luce verità che sarebbe stato meglio rimanessero celate.
Un’estate fa: la musica, l’indagine, i Super Santos
Nonostante le ottime premesse, la serie è più classica del previsto. C’è l’estate come molti potrebbero raccontarla, c’è un crime intrigante ma non particolarmente originale e ci sono i mondiali anni Novanta, a quanto pare un must imprescindibile nel panorama audiovisivo italiano (Notti magiche di Paolo Virzì, Il Divin Codino di Letizia Lamartire). E, fortunatamente, ci sono attori bravi e ben diretti – su tutti l’ispettore Zancan di Paolo Pierobon, che continua ad azzeccare un ruolo dopo l’altro, da La terra dei figli alla collaborazione con Marco Bellocchio in Esterno Notte fino a Rapito – il cui talento compensa una trama appesantita da troppi cliché.
Coinvolgente, anche se mainstream, la colonna sonora – efficace soprattutto nella scena finale della prima puntata: sulle note di The Power of Love dei Frankie goes to Hollywood, Elio comprende che deve fare qualcosa per dimostrare la sua innocenza, mentre Zancan trova uno dei primi indizi fondamentali per risolvere il caso della morte di Arianna. Un’estate fa punta su nostalgia, salsedine e Super Santos. Cose che conosciamo molto bene e che forse, proprio per questo, sapranno convincere il pubblico a seguire l’indagine.
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