Cosa accade alla mente delle persone dopo un viaggio nello spazio? Se la maggior parte di noi non può rispondere per esperienza diretta, può avvalersi di diverse teorie e studi sulla questione. In alternativa, su Apple TV+, può trovare la serie sci-fi Constellation con protagonisti Noomi Rapace e Jonathan Banks.
La storia di un’astronauta tornata a casa e convinta che alcuni elementi della sua vita sulla Terra siano scomparsi. Lo show, sulla piattaforma dal 21 febbraio, è ideato da Peter Harness, deciso ad indagare gli scherzi di un universo che può influire sulla psiche delle persone.
Il primo episodio porta lo spettatore direttamente nello spazio. La puntata è tutta lì, nell’ignoto che si perde a vista d’occhio. Qual è stato il trucco per rendere tutto autentico?
Abbiamo fatto in modo che la ISS (International Space Station, ndr.) fosse più dettagliata possibile. È un modello molto accurato realizzato dal nostro scenografo Andy Nicholson. Infatti le persone al suo interno non camminano, ma galleggiano, il che non è certo facile da filmare con una superficie piatta. Rendere tutto credibile ha richiesto tempo, energia, pazienza. Anche allenamento e impegno fisico per Noomi Rapace e il resto dell’equipaggio. Ma credo che i risultati parlino da soli e che lo spazio non sia mai stato più bello sullo schermo.
Ma come si scrive un episodio, e poi un’intera serie, che porta nel buio più profondo?
Ho sempre voluto raccontare la vita di un astronauta. Il che include le praticità del dover mangiare o il capire come curare una ferita che sanguina, tutto a gravità zero. Ma c’è un aspetto, di cui non si parla molto, ed è l’effetto che un viaggio nello spazio può avere sul cervello e la personalità di qualcuno. Essere lassù, separati dalla Terra, ha un enorme influenza psicologica. Altri possono uscirne spiritualizzati, altri esauriti o confusi. Volevo esplorare l’idea che, chiunque tu sia, la tua vita e la tua personalità cambiano dopo che sei stato nello spazio. Che la tua vita, una volta di nuovo sulla Terra, diventa completamente diversa. Potrebbe essere a causa di ciò che hai vissuto oppure perché è avvenuto davvero qualcosa di strano nella natura della realtà.
Perciò è un amante dello spazio?
Ne ho paura. Mi fa un po’ orrore. Abbiamo guardato molti filmati di vere passeggiate spaziali e di persone che salgono e scendono dalle capsule Soyuz. C’è qualcosa che mi pietrifica all’idea che basta superare un portellone per immergersi nel vuoto totale. Credo che se fossi io ad avventurarmi nello spazio profondo la prima cosa che penserei è: “Dio, ti prego, mandami il prima possibile a casa”. Molti astronauti o persone che hanno avuto a che fare con lo spazio hanno riferito che, in quel silenzio totale, hanno visto o sentito cose che non riescono a spiegare. Alcuni hanno riportato di aver percepito dei cani abbaiare, altri di aver visto angeli spaventosi fluttuare fuori dalla loro capsula. Dicerie che, però, sembrano verificarsi di tanto in tanto e che aumentano il mio personale terrore per lo spazio.
Storie spaventose da ascoltare. Non meno di tante teorie complottistiche che si trovano in giro. Qual è stata la maggiore attenzione che avete posto nel parlare di cospirazione nello show?
In Constellation c’è una sorta di cospirazione in atto, ma la fine della stagione non si arriva ad una verità limpida. Ovviamente ci tengo a specificare che io credo che siamo atterrati sulla luna e non appoggio nessuna teoria cospirativa. Ma penso sia importante parlare di come agisce sulle persone la permanenza nello spazio. Anche perché, attualmente, sembra che ci stiamo preparando a una vita al di fuori della Terra. Come quando diciamo: “Ma sì, che importa come finirà quaggiù, vivremo tutti su Marte nel 2030”. Lo spazio, però, non è stato progettato per essere abitato dagli umani. La creazione della ISS si fonda sul bisogno di creare un ambiente in cui l’uomo possa stare al sicuro tra le stelle, ma è stata anche la cosa più costosa che si sia mai realizzata. È evidente però che è a lì che si punta, al riporre tutte le nostre speranze di sopravvivenza oltre la luna.
Eppure il cuore di Constellation è sulla Terra.
Sì, è la separazione tra madre e figlia. È la cosa più spaventosa e sconvolgente per me. Sei stato via per un anno, a prescindere da qualsiasi cosa tu abbia fatto. Come fai a riconnetterti con una bambina che, per quello stesso lasso di tempo, è cresciuta senza di te? È come tornare e fare la conoscenza di un alieno, in un certo senso. È un pensiero orribile per qualsiasi genitore. Preoccupante tanto quanto scoprire cosa avviene lassù.
Perché Naomi Rapace era la “madre” che vi serviva?
Sono nato in Inghilterra, ma vivo in Svezia. Ho la cittadinanza e la mia famiglia è svedese. Molti anni fa, mentre mi trovavo in una baita, inspiegabilmente cominciai a sentire la voce di una bambina che, in svedese, chiamava la sua mamma. Non so da dove provenisse, non riuscivo a spiegarmela. Parte di quell’esperienza è diventata uno degli ingredienti della storia. Questo rende chiaro per quale motivo la serie dovesse essere ambientata in Svezia, ma un’altra verità è che, mentre scrivevo il personaggio, avevo una sola persona in mente ed era Noomi. Si è anche arrabbiata quando le abbiamo mandato la sceneggiatura. Voleva prendersi sei mesi di pausa, invece ha detto che non era possibile che non recitasse quella parte.
E Jonathan Banks?
La regista Michelle McLaren aveva lavorato molto con Jonathan in Breaking Bad e Better Call Saul e lo conosceva da anni. Appena è uscito il suo nome abbiamo pensato che sarebbe stato fantastico averlo a bordo, così lo ha chiamato, gli ha mandato i copioni e lui ha accettato il giorno dopo. Per Noomi e Jonathan è stato un gioco da ragazzi. Era trovare chi dovesse interpretare Alice la vera sfida.
Falliva il personaggio di Alice, falliva tutto. È il cardine di Constellation?
È il ruolo più importante. Se non avessimo trovato l’attrice giusta sarebbe andato tutto a pezzi. Poi abbiamo conosciuto Davina e Rosie Coleman, di un talento inimmaginabile. E grazie al cielo le abbiamo trovate praticamente il primo giorno dei provini. Il peso emozionale della serie è sulle loro spalle. Se non si credesse al 100% a ciò che stanno passando, crollerebbe l’intero castello di carte. Castello che ha richiesto anni per essere messo in piedi, svilupparsi e arrivare a compimento. È proprio a questo a cui ho pensato l’ultimo giorno di riprese con Davina e Rosie, che tutto il tempo che abbiamo impiegato prima di cominciare la produzione era quello necessario affinché loro crescessero e diventassero grandi abbastanza da poter interpretare Alice.
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