C’è sempre una sfida stimolante nel portare un antieroe in televisione e Griselda Blanco non fa eccezione. La “madrina della cocaina” colombiana era da tempo al centro dei progetti del creatore di Narcos Eric Newman così come in quelli di Sofia Vergara, che da oltre dieci anni studiava il modo per portare sullo schermo un personaggio così complesso e centrale nella storia latinoamericana contemporanea.
Dopo un decennio, quel “passion project” ha preso forma nella nuova miniserie Netflix Griselda, disponibile sulla piattaforma dal 25 gennaio 2024, con Vergara protagonista e produttrice esecutiva insieme a Newman.
Perché Griselda non è Narcos
“Ho scoperto tardi nella mia vita la figura di Griselda Blanco”, afferma Vergara durante la conferenza stampa europea. “Nonostante io sia nata e cresciuta in quella Colombia degli anni Settanta e Ottanta non sapevo niente di lei fino al mio arrivo negli Stati Uniti. Al tempo lavoravo già a Modern Family, la mia prima vera occasione di carriera, e Blanco era ancora viva, quindi c’era qualcosa che ancora mi tratteneva dal portare avanti un progetto su di lei. Ma ci ho pensato subito dal momento in cui ho visto Narcos e mi sono innamorata di quella serie”.
Griselda Blanco era una delle protagoniste del cartello di Medellín, ma al tempo stesso un’anomalia da trattare diversamente, aggiunge Newman. “Non c’è mai stata un’altra donna in grado di raggiungere il suo stesso livello di potere in un cartello di narcotrafficanti. Ed è questo che ci ha sempre affascinato della sua storia. Abbiamo persino provato a inserire Griselda Blanco in Narcos, ma quel contesto narrativo non le rendeva giustizia. Così quando Sofia mi ha chiamato ho pensato che quella fosse l’occasione irripetibile per creare qualcosa di nuovo. Che appartenesse solo a Griselda”.
Per farlo, comunque, è stato scelto un regista con un certa familiarità sia con l’universo narrativo dei Narcos di Netflix sia con la cornice culturale raccontata: Andrés Baiz. Baiz ha diretto tutti gli episodi, sei in totale, della miniserie, potendo dettare quindi una sua linea interpretativa e una sua visione. “È un sogno che diventa realtà, per un regista, dirigere l’intera serie”, afferma.
“Ho amato il personaggio di Griselda Blanco perché è complesso e stratificato, perché usa la sua intelligenza per sfidare e vincere la forza bruta degli uomini. E ho amato il gruppo di emarginati che diventa il suo personale esercito. Inoltre da regista colombiano credo sia stato fondamentale per me avere una squadra in grado di ricreare esattamente l’atmosfera che cercavo: i costumi, il trucco, la scenografia. Ma anche il cast, interamente latinoamericano. Siamo stati in grado di raccontare questa storia dal nostro punto di vista, che è la cosa che conta di più. Attraverso la nostra cultura, la nostra esperienza, le nostre idiosincrasie e la nostra lingua. Pensate se fosse stato recitato in inglese da altri attori!”
Una donna crudele in un mondo crudele
Il grande ostacolo da superare, per ciascuno dei tre elementi-chiave di questa produzione Netflix (star, produzione e regia) è stata la trasposizione di un arco narrativo sempre più violento. Griselda Blanco era sanguinaria e crudele. Qualcosa che non può e non deve essere nascosto per far sì che la sua rappresentazione sullo schermo funzioni.
“Ciò che mi ha subito attratto in lei”, afferma Vergara, “è che in alcune cose penso di somigliarle, in molte altre non riesco a capirla fino in fondo. Anche io sono colombiana e conosco il mondo del narcotraffico, mio fratello ne faceva parte. Sono immigrata, sento di essere una donna che non ha bisogno di un uomo e sono madre. Ucciderei per mio figlio anche io, senza dubbio. Questo lo capisco. Ma proprio come madre non capisco come sia arrivata al punto da fare del male a così tante persone. L’ha fatto per se stessa? Per il proprio ego? Sono cose che mi mettono in difficoltà, ma con l’aiuto di Andrés (Baiz, ndr) e con una fantastica sceneggiatura, sono riuscita a colmare quei vuoti e trovare il mio personaggio completo”.
È un personaggio che cresce e si stratifica nel corso dei sei episodi, quello di Griselda Blanco: “Nasce come una storia intima, personale, ma diventa sempre più dura anche per il pubblico da sopportare”, afferma il produttore Newman. “Come in ogni storia di un’antieroe ha il fascino di chi vive fuori dalla legge e paga un alto costo per la sua ribellione”. E il fatto che sia un’anti-eroina in un mondo dominato dagli uomini è un valore aggiunto. Così come lo è il personaggio che più di tutti le tiene testa, la detective June Hawkins (Juliana Aidén Martinez). “Griselda Blanco arriva a un punto in cui può avere tutto, ma la sua caduta inizia nel momento in cui, per paura, inizia a ragionare e a comportarsi come i suoi nemici uomini”, conclude il regista Baiz.
Addio Sofia, addio Gloria
Da protagonista al primo vero ruolo drammatico dopo 11 anni sul set di Modern Family, Sofia Vergara scommette prima di tutto su se stessa. Ripone totale fiducia, come produttrice e come attrice, nella visione di Baiz. Un regista di cui dice di “aver avuto bisogno”, perché “non intimidito da lei” e da ciò rappresenta come star “comica” di Hollywood.
“Ciò che per me me è stato più importante di ogni altra cosa è stato far sparire Sofia Vergara e far sparire Gloria Pritchett”, afferma la protagonista. “Non volevo che il pubblico mi riconoscesse. Ho indossato denti finti, naso finto, trucco prostetico su tutto il viso. Ho cambiato postura e camminata per sei mesi, fino a quando il mio medico mi ha detto di smetterla, per la mia schiena”. Ride, ma non scherza. Ha davvero lanciato un “all in”, Sofia Vergara e presto su Netflix il mondo la vedrà in una nuova veste.
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