Due stagioni sono il minimo indispensabile per costruire una solida base al personaggio televisivo di Jack Reacher. Ad affermarlo è proprio il creatore del poliziotto militare protagonista di decine di romanzi, James Grant, in arte Lee Child. “La prima stagione (tratta dal primo volume della serie di Reacher, Zona pericolosa, ndr), è servita a dare elementi personali”, a delineare i tratti del carattere di questo enorme super-poliziotto, più alto di un metro e novanta, che con la sua forza quasi sovraumana – e con la sua spiccata intelligenza – è in grado di affrontare e mettere al tappeto qualsiasi avversario o criminale.
La seconda stagione, anche se molto distante nel tempo dalla prima, poiché riprende l’undicesimo libro della serie, Vendetta a freddo (Bad Luck and Trouble), ricostruisce il passato di Reacher nell’unità investigativa speciale dell’esercito. “È il suo passato, dal punto di vista professionale, il tassello che prima mancava”, afferma Lee Child a The Hollywood Reporter Roma.
Uno sguardo più attento al personaggio di Reacher
Le premesse sembrano dunque condurre anche a un progetto che proseguirà nel tempo, raccontando diversi capitoli della storia di Jack Reacher, senza tuttavia il bisogno di rimettere mano ai due già portati sullo schermo da Tom Cruise: “I libri sono già 28 e potrebbero arrivare a trenta, ci sono così tante storie che vorremmo raccontare prima di tornare sulle quelle… E poi la storia che desidero vedere di più è sempre quella che ancora non ho scritto”.
Non si sbottona troppo, Lee Child, sulla star di Hollywood che nel 2012 e nel 2016 ha “preso” il suo personaggio, stravolgendolo. Come ha spesso affermato, Cruise aveva il suo modo molto personale di rappresentare la forza inarrestabile di Reacher, ma è senza dubbio più soddisfatto del nuovo casting. “Reacher deve essere grande, deve essere spaventoso. Per me era importante che nei primi due secondi sullo schermo questo fosse chiaro. Volevo quei due secondi in cui l’attore si prendesse la scena con il suo carisma e il suo aspetto. Alan Richtson l’ha fatto immediatamente”.
La mole di Reacher, secondo Lee Child, non gli impedisce inoltre di restare un “personaggio classico e antico”, un cavaliere errante senza meta, che si muove a ritmo di musica blues. L’adattamento televisivo degli Amazon Studios sembra voglia farlo sembrare a tratti un supereroe stilizzato e Child, seppur produttore esecutivo, sostiene di non aver mai interferito con la trasposizione dei suoi libri nella serie, purché venisse mantenuto il nucleo del personaggio: un eroe solitario e misterioso, dalla stazza terrificante “a cui affideresti tutti i tuoi problemi”.
“Un personaggio che fa parte nel profondo della nostra cultura, da Robin Hood in poi”. Ma che riesca anche a stare al passo con i tempi: “Mi piace pensarlo come un post-femminista. Reacher considera la parità di genere un dato di fatto, anche nei suoi ‘nemici’, non fa alcuna differenza. E se deve uccidere, uccide tutti senza pietà”.
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