La terza – e probabilmente ultima – stagione della serie comica Ted Lasso di Apple TV+ è stata un’impresa agrodolce per Declan Lowney. Il regista irlandese ha lavorato allo show fin dagli inizi e lo ha fatto sia dietro la macchina da presa (in ognuna delle tre stagioni) che come produttore-supervisore (nella seconda stagione).
Lowney afferma che la produzione americana, che ha eseguito le riprese nella città di Richmond, in Inghilterra, è molto più ampia in termini di scala e portata rispetto alle produzioni britanniche, anche per l’era dello streaming. E questo ha comportato tante sfide quanti vantaggi. Anche se ammette che il budget ottenuto è stato un punto a favore per lo show.
Ma questa volta, ha affermato, la posta in gioco è stata enorme, soprattutto perché ricopriva il ruolo da responsabile per la regia dei due episodi finali, gli stessi che gli hanno fatto guadagnare la seconda nomination agli Emmy.
Il regista fa notare che il futuro dell’universo di Ted Lasso è ancora in bilico, poiché Apple non ha fornito una risposta definitiva sulla conclusione effettiva della serie. Si è parlato infatti di possibili spin-off con altri protagonisti. “Tutti sapevamo che era la fine. Per ora”, ha dichiarato timidamente Lowney.
Declan Lowney, intervista al regista e supervisore di Ted Lasso
In un’intervista con The Hollywood Reporter per ripercorrere il successo globale di Ted Lasso, il regista ha raccontato come sia stato girare le scene delle partite di calcio e come è stato attraversare insieme alla troupe la conclusione dello show.
Ha lavorato a diverse produzioni televisive americane, questa è stata la più grande?
Certamente. Con questa serie sono stato nominato agli Emmy, non è una cosa che accade tutti i giorni. La maggior parte degli show non è così grande e non raggiunge un successo del genere, giusto?
Le è sembrata così grande anche durante la fase di produzione?
Non ho mai lavorato con così tante persone per una serie. Uno show britannico avrebbe circa un decimo del budget: il nostro pubblico è più piccolo, gli show stessi lo sono, non abbiamo troupe o cast enormi. E non abbiamo le strutture che un grande budget ti dà. Anche le ambizioni sono minori. Detto questo, sempre più serie britanniche vengono realizzate per le piattaforme streaming, e perciò vengono spesi più soldi. Non mi ci è voluto molto per adattarmi. È fantastico avere un po’ di budget (ride, ndr.).
Quali sfide ha presentato lavorare a un progetto come Ted Lasso?
È una serie molto complessa da realizzare. C’è un cast principale di diciotto personaggi che interagiscono tra loro. C’è il calcio, ed è una cosa piuttosto complicata da riprendere. Le scene di gioco vengono girate da un regista esperto proprio in questo sport. Poi, se in campo si consuma un dramma, il regista “normale” di quell’episodio filma le sequenze sul terreno verde ed è poi quello “sportivo” a realizzare le inquadrature delle varie azioni.
Ci sono poi Rebecca, Keeley e i ragazzi seduti in tribuna, che vengono ripresi nello stesso posto, ma non nello stesso momento in cui giriamo le scene di calcio. Dopo si va in panchina dove ci aspettano Ted, Beard, Roy e Nate. In quel caso siamo su un campo separato, più piccolo, circondati da circa 200 comparse.
Nella seconda stagione, ho dovuto organizzare diverse di queste sequenze visto il mio ruolo da produttore-supervisore. Quest’anno, per fortuna, ho diretto solo gli ultimi due episodi, ma anche quelli sono stati molto impegnativi, essendo da circa 70 minuti.
Si pensa a un cast di una serie tv comica come a un gruppo affiatato. In Ted Lasso i componenti sono diventati sempre più numerosi e gli episodi più lunghi.
Gli episodi e i personaggi hanno preso sempre più tempo e spazio perché è quello che il pubblico desidera. La gente è affamata e vuole vedere le storie di tutti questi protagonisti. Non ho mai sentito nessuno dire: “Oh, quell’ultimo episodio era troppo lungo”.
Leggendo le interviste con le star della serie, sembra che questa fame ci fosse anche nel cast.
Se il costo umano non fosse così alto per quei ragazzi. Ogni volta che facciamo una stagione, si tratta di trascorrere un anno in Inghilterra, lontano dalle loro famiglie. È stato un lavoro duro. Penso però che Ted Lasso possa continuare, pur avendo fatto il proprio corso con le tre stagioni.
Lei ha diretto gli ultimi due episodi. Sentiva che questa sarebbe stata la fine?
Tutti sapevano che era la fine, ma è anche vero che è la fine per ora (ride, ndr.). Se mai succederà qualcosa, ci vorranno due o tre anni. Quindi abbiamo cercato di chiudere bene tutte le sottotrame che avevamo. Ora non ricordo benissimo, ma ho la sensazione di aver ricevuto una buona parte della sceneggiatura, con l’avvertimento che ci sarebbe stato dell’altro, ma non sapevo ancora quanto.
L’ultimo episodio è un finale di serie che lascia spazio a storie future. Durante le riprese, ha avuto la sensazione di ricevere risposte definitive su ciò che sarebbe accaduto ai personaggi?
Molte conversazioni sono avvenute a porte chiuse tra i produttori esecutivi Jason, Brendan Hunt e Joe Kelly. Non ne ero al corrente. Inoltre avevamo un programma serrato. Juno Temple aveva altre cose in programma, quindi tutte le sue scene dovevano essere girate nei primi dieci giorni, poi non ci sarebbe più stata.
Abbiamo girato per settimane e settimane senza di lei. Dirle addio è stato straziante. Ma le riprese sono state molto disordinate e questo rende un po’ più difficile per tutti mettere insieme i pezzi. Naturalmente, Jason aveva tutto chiaro nella sua testa.
Intervista tagliata per motivi di lunghezza e chiarezza
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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