Alle mamme Euphoria non piace. E forse, se devo essere sincera, neanche a me.
Con la recente messa in onda (e cancellazione?) della serie The Idol si è tornato a parlare dello show runner, regista e sceneggiatore di Euphoria Sam Levinson. Ma facciamo un passo indietro. Nel 2019 su Sky si iniziano a vedere le prime pubblicità di una nuova serie viola e oro, dalla fotografia e musica ammalianti. È Euphoria e Zendaya vestirà i panni della protagonista. È la stessa Zendaya però, che già iniziava ad essere la superstar che è oggi, a comunicare che la serie non è adatta ad un giovane pubblico e che, pur sempre apprezzando l’infinito supporto dei suoi fan, consigliava a tutti coloro non fossero adulti di non guardare la sua nuova serie.
Io, all’epoca dodicenne, seguii diligentemente le indicazioni ma il fascino decadente di Euphoria attirò molti, moltissimi, altri spettatori. Così iniziarono le infinite polemiche e l’enorme successo della serie HBO. Tre anni dopo, nel 2022, è uscita la seconda stagione, ed io, quindicenne, non ho saputo resistere alla tentazione.
Una cittadina americana senza nome
Euphoria segue le vite di alcuni adolescenti di una qualunque cittadina americana senza nome. Particolarmente segue Rue, ragazza dipendente da droghe e con importanti malattie mentali. Rue è circondata da tanti coetanei i quali non risultano meno complessi di lei: lo spacciatore Fezco, la ragazza nuova in città, Jules, le sorelle Cassie e Lexi e le loro amiche Maddie e Kat. E poi, distaccato ma onnipresente, il ragazzo di Maddie, Nate Jacobs, probabilmente il personaggio più odiato del web.
A causa di temi particolarmente pesanti rappresentati in maniera particolarmente dura e soprattutto a causa delle numerose scene di sesso particolarmente esplicite e affidate ad attori più che maggiorenni che però interpretano personaggi molto minorenni, la serie ha dato vita a molte critiche, molte polemiche specialmente da parte di genitori o comunque di adulti. Mentre su internet chi di dovere si infuriava in nome della protezione dei ragazzi, milioni di adolescenti zitti zitti, settimana dopo settimana divoravano gli episodi.
E non è un caso: la prima stagione di Euphoria è oggettivamente una grande e innovativa stagione di televisione. Partendo dalla fotografia, facilmente il punto più forte della serie, passando per le interpretazioni, tutte solide e alcune spettacolari, arrivando alla sceneggiatura, grezza, toccante, sconvolgente e non poco divertente. Per me il colpo di genio è stato incentrare ogni episodio su un personaggio diverso mantenendo però come narratrice e centro gravitazionale la Rue di Zendaya, grande vanto di Euphoria.
Chi grida allo scandalo per Euphoria
Le controversie però non si possono ignorare, anche perché, come quando da piccoli mamma e papà ci dicono che solo i grandi possono fare certe cose e noi subito le vogliamo fare, sono state un grande fattore del successo stesso della serie: più si gridava allo scandalo e all’orrore più i ragazzi (e anche i molti adulti che non avevano ancora visto la serie) si incuriosivano, si chiedevano che cosa ci fosse di così dirompente. Sia chiaro non sono solo le scene di sesso, sono anche le situazioni in cui queste scene si svolgono ad essere causa di critiche. Situazioni estreme che vanno a rendere inconcepibili azioni normali. Alcuni adolescenti hanno rapporti sessuali, è risaputo e dovrebbe essere normalizzato.
Tuttavia le situazioni in cui questi rapporti avvengono non sono, nella stragrandissima maggioranza dei casi, quelle di Euphoria. E anche avvenissero nelle situazioni rappresentate dalla serie di Levinson, sicuramente non è necessario mostrarle in maniera così fastidiosamente esplicita. La prima stagione di Euphoria è una grande stagione di televisione ma questo non esclude il fatto che io, come molti altri, non ho minimamente gradito la facilità e noncuranza con le quali diversi rapporti intimi e spesso decisamente spiacevoli sono stati rappresentati.
Uno spettacolo pietoso
Lo sceneggiatore statunitense, bene o male, ha incassato le critiche e con l’uscita della seconda stagione ha provato a ribattere. Le scene di sesso hanno continuato ad essere presenti e con queste anche i dibattiti on-line.
C’è tuttavia una cruciale differenza tra le criticità delle due stagioni: la seconda ha subito un calo di qualità così imponente rispetto alla prima che, secondo me, neanche vale la pena discutere delle controversie riguardo alle scene di nudo. La seconda stagione di Euphoria è uno spettacolo pietoso dal quale non si riesce a distogliere lo sguardo. Questo è principalmente dovuto al fatto che sembra costantemente andare di corsa essendo allo stesso tempo completamente e catastroficamente noiosa.
Episodi inutili, vuoti, conflitti mai risolti e semplicemente abbandonati, linee narrative di personaggi un tempo principali e rilevanti finite assassinate come quella di Jules o peggio, del tutto rovinate come quella di Kat. Nella prima stagione il personaggio interpretato da Barbie Ferrera aveva fornito una nuova rappresentazione di orgoglio per le ragazze sovrappeso ed era stato apprezzato perché Sam Levinson aveva gestito con cura la sua storia. Cura che evidentemente non è stata applicata per la seconda stagione, nella quale Kat diventa un personaggio così inutile e spregevole che la stessa Barbie Ferrea si è rifiutata di tornare per la terza stagione.
Prestigio in calo
Alcuni attribuiscono il peggioramento della serie alla scrittura in solitaria di tutti gli episodi da parte di Levinson e fanno sorgere il quesito: può un uomo solo (bianco ed etero) scrivere le storie di tanti personaggi di cui non può conoscere i mondi? Può non avere nessun tipo di confronto o input? Storie di donne, storie di persone di colore, storie di persone queer. Sinceramente non ho una risposta, principalmente perché nella prima stagione per me ci è riuscito, ma non sono del tutto convinta. Sicuramente penso che la collaborazione di più sceneggiatori sia sempre utile. Ci sono state delle cose che ho apprezzato nella seconda stagione di Euphoria: il quinto episodio, le storie di Rue e di Ali, la storia unica di Fez e Lexi che, nonostante la goffa interpretazione di Maude Apatow, mi piace anche come personaggio; le molte performance brillanti e la fotografia incantevole.
Però non bastano. Insieme a Sam Levinson Euphoria sta perdendo il suo prestigio e, dopo il disastro che sembra essere The Idol, sempre più spettatori, me inclusa, temono per la terza stagione della serie HBO.
Le due stagioni composte da otto episodi ciascuna (circa cinquanta minuti a episodio) e i due episodi speciali di Euphoria sono disponibili su Sky e Now.
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