Brad Pitt, teso ma con un sorriso sornione, seduto a un tavolo scarno in una stanza spoglia. Sulle mura sbatte un rumore sordo e compatto, è il tifo degli Oakland Athletics. Il divo è nei panni di Billy Beane, General Manager della squadra, e per scaramanzia e perché in fondo per la prima volta ha fatto le sue scelte non sul campo ma proprio da quell’ufficio dentro lo stadio, sta vivendo lì la partita più importante di una stagione folle e bellissima. Questa è una delle scene finali – e più belle – di Moneyball, uno dei film sportivi più atipici e belli di sempre.
Gli Oakland hanno deluso l’anno prima. Beane ha chiesto più budget ma il patron, Art H0we (Philip Seymour Hoffman), glielo ha negato. Non sa come fare, muove le sue pedine, fa un incontro di mercato con i Cleveland Indians dove incontra un giovane nerd, Peter Brand (ispirato al vero assistente di Beane, Paul DePodesta), interpretato da Jonah Hill. Lui gli mostra il metodo sabermetrico, dall’acronimo della società che lo inventò SABR – Society for American Baseball Research. In cosa consisteva? L’analizzare statisticamente vari parametri per arrivare a una valutazione delle azioni che i giocatori hanno fatto in passato e dalla visione e dall’analisi delle registrazioni di più incontri ufficiali essere in grado di prevedere con una buona sicurezza il futuro.
Lo convince quando dice che al draft avrebbe preso lo stesso Beane, giovane promessa che ha deluso fragorosamente, ma solo al nono giro. E assume l’uomo che avrebbe predetto il suo fallimento.
Billy Beane, dalla maledizione del Bambino alla cacciata di Paolino
In uno sport come il baseball, fatto di miti e di campo, di polvere e di basi assaltate di corsa, di Kevin Costner e Babe Ruth, Billy Beane che era uno della vecchia guardia che si fidava solo di occhi e istinto, si converte all’uso del computer per analizzare i giocatori e dopo l’addio di tre campioni e leader dello spogliatoio (sì, sembra la storia del Napoli calcio 2022-2023, è vero) a fine contratto, mette insieme una squadra dall’alto potenziale ma di giocatori scartati per motivi non strettamente tecnici. Una storia romantica di umanità e scienza che si sposano in un modo particolare e interessantissimo, con un allenatore che prima resiste ottusamente al cambiamento, ottenendo solo sconfitte e un’ulteriore cessione, e poi stabilisce con i suoi ragazzi il record di 20 vittorie consecutive stagionali.
Due anni dopo i Boston Red Sox, seguendo quello che Beane chiamerà metodo Moneyball e dopo la rinuncia di quest’ultimo a diventarme il General manager nonostante il possibile ingaggio record, abbatteranno la maledizione del Bambino e vinceranno il campionato.
Beane continuerà a non vincere, ma cambia per sempre le regole e le sorti del suo amatissimo sport.
Moneyball, da Oakland a Milano
Storia appassionante, risalente al 2001 che 10 anni dopo diviene, appunto, un (bellissimo) film su sport e studio di Bennett Miller, su come testa e cuore debbano viaggiare legati in un’impresa sportiva. Beane, infatti, capisce che se un l’intelligenza artificiale può dirti chi, rispettando certi parametri, può essere un potenziale campione, è quella umana ed emotiva che può rendere quei talenti dei fuoriclasse, sbloccare ciò che fino a quel momento ha loro impedito di realizzarsi.
Una storia affascinante che Gerry Cardinale, a capo del fondo RedBird che ha rilevato alla fine della scorsa stagione il Milan dal fondo Elliott, ha preso molto sul serio. Tanto che lo studio dei dati ha portato il suo consulente più ascoltato a consigliare al tycoon l’investimento nel calcio europeo, prima nel Tolosa (che con il metodo Moneyball ha visto diventare floride le sue finanze e infine qualificarsi all’Europa League) e ora con il Milan. Che a dir la verità allo scudetto è arrivato con Paolo Maldini direttore tecnico e Ricky Massara direttore sportivo, alla vecchia maniera, e che ora avrà un triumvirato che vedrà lavorare insieme l’AD Furlani, il capo degli osservatori Moncada e l’allenatore Pioli, con un’armonia decisamente maggiore, pare, di quella vista in Moneyball – L’arte di vincere. Lo scetticismo non manca, comunque, neanche in casa rossonera: da un basito Maldini che ha raccomandato a Gerry “di rispettare la storia del Milan” a colonne dello spogliatoio come Leao e Maignan che sui social con post ed emoticon più o meno criptici hanno mostrato la loro perplessità.
Cosa succederà ora?
Basta rivedere il film (o rileggere il bestseller che lo ha ispirato) per capire che sarà un’avventura affascinante. Beane non è uno di mezze misure: quando decise di abbracciare la sabermetrica, con un terzo del budget dei New York Yankees portò a casa ex riserve, giocatori usciti da lunghi infortuni, svincolati. Si attirò lo scherno dei colleghi. Ma non indietreggiò. Finì con il famoso record di vittorie consecutive, ben 100 affermazioni in stagione e la vittoria della West Division. Record in bilancio e in campo, ma nessun trofeo. Una delle tante contraddizioni di Beane, che ha abbracciato un metodo scientifico con totale abnegazione, ma non ha smesso di essere ferocemente scaramantico. Di essere impietoso nel mandare via anche l’ultima bandiera della sua squadra ma allo stesso tempo empatico nel recuperare e sostenere quei campioni dimenticati da tutti che aveva messo insieme, credendo solo nei loro dati. Uno per cui contano solo i numeri, ma quando li ha visti su un assegno (12.500.000 dollari per cinque anni) per trasferirsi a Boston e lasciare la figlia Casey e i suoi ragazzi, ha rifiutato. Seguendo il cuore.
Uno che ha permesso al baseball di non fallire e diventare un grande show sostenibile, ma che non ha vinto nulla. Un vincente senza trofei.
Un personaggio da film, appunto, a cui Brad Pitt ha dato una profondità emozionale e di carisma non comuni.
Moneyball insomma permette di crescere come squadra, come società a livello finanziare, ma finora non di vincere. Beane è diventato nel 2015 vicepresidente esecutivo degli Oakland Athletics, di cui ora è socio di minoranza. Ma con il suo metodo hanno vinto altri, la MLB (Major League of Baseball) non lo ha mai visto primeggiare. Così a Tolosa.
Cosa succederà al Milan? Forse, dovremmo chiederlo a Brad Pitt.
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