Terminano oggi a Casalpalocco I Gormiti – The New Era – ispirata ai giocattoli dei primi anni 2000 e già protagonisti di una fortunata serie animata – questa volta con un cast in carne e ossa. Il quartiere residenziale di Roma Sud è stato trasformato per l’occasione in una cittadina non meglio identificata dell’entroterra americano, per rendere maggiormente credibile una contestualizzazione internazionale.
In questi mesi l’imponente produzione capitanata dal regista Mario Parruccini ha girato in varie regione d’Italia: dal Lazio alla Toscana, nel suggestivo scenario naturale della città fantasma di Craco in Basilicata e ovviamente nelle Marche tanto care all’inventore delle Winx, Iginio Straffi che con il suo Gruppo Rainbow ha prodotto la serie.
“Domani è il giorno dei festeggiamenti, perché non ce la faccio più. Dopo tanto girovagare gireremo finalmente l’ultima scena a casa di Glenn, uno dei protagonisti, che sarà inserita nel terzo episodio. Perché poi quando giri in live action hai tutti gli episodi spostati. Pensi che abbiamo iniziato dall’episodio 20 e finiremo con l’episodio 3, avendo mischiato tutte le carte in tavola per via delle location previste nel piano di produzione”, racconta il regista durante una pausa tecnica nella villetta a schiera straordinariamente credibile come dimora americana.
Come è stato girare nella città fantasma?
È stato pazzesco, chiaramente difficoltà estreme perché Craco è una città che dal 1970 è tutta franata. Ci sono un sacco di posti inagibili, è stato tutto molto complicato. Ci abbiamo girato una delle scene più importanti che è quella dell’opening della serie, una roba molto dinamica. Abbiamo comunque dovuto impiegare un sacco di forze, anche di inventiva, tra terreni sconnessi, dirupi, tutte cose un po’ complicate da gestire. Ma ce l’abbiamo fatta e, come si dice dalle nostre parti, l’abbiamo portata a casa.
Anche le Grotte di Frasassi non sono state una passeggiata?
Non avrei mai pensato di girare dentro le grotte, è stato molto impegnativo. Immaginate la cura che abbiamo dovuto mettere nel mantenere intatto l’ambiente. Abbiamo utilizzato delle attrezzature molto particolari, a cominciare dalle luci a led che non scaldassero molto, create da Vittorio Storaro per il Museo della Luce. Comunque non è stato facile girare con il 98% di umidità, 14 gradi, e macchina da presa a spalla.
Siete riusciti anche a trasformare il quartiere residenziale romano Casalpalocco in una cittadina americana.
Il nostro target era ricreare un piccolo paese dell’America, Light Rock, dove i protagonisti vivono, vanno a scuola, dove c’è una fabbrica abbandonata dove esercitano i loro poteri.
Soddisfatto del girato?
In generale non sono mai soddisfatto, nel senso che comunque spero sempre di fare meglio, però in generale il lavoro compiuto è sicuramente molto importante, con delle cose molto belle che siamo riusciti a realizzare. Non vedo l’ora di cominciare il montaggio dalla prossima settimana, a mettere mano anche alla parte della post-produzione in maniera un po’ più incisiva, perché io dovendo girare ho mandato avanti i vari reparti. Adesso c’è necessità di una mia presenza costante per il coordinamento di tutto.
Gli attori si sono calati subito nei panni dei supereroi?
I ragazzi sono stati tutti davvero molto bravi e Tim Daish, che interpreta il cattivo Lord Graven è un attore straordinario, fortissimo.
Dove avete trovato i quattro protagonisti?
Abbiamo cercato ragazzi italiani bravi a recitare in inglese ma che non fossero dei veri professionisti. Abbiamo fatto un sacco di provini. I prescelti hanno fatto solo piccole esperienze ma un progetto così grande nessuno di loro l’aveva mai affrontato. Stanno capendo qui, insieme a noi, cosa significa fare gli attori.
Il fatto di lavorare con attori inesperti su un fantasy è meglio o peggio?
È un bene, perché loro hanno una grande fantasia. Non farò nomi, ma ci sono un paio che hanno la visione più degli altri. Sono tutti molto intelligenti e molto capaci. In alcuni momenti hanno dovuto relazionarsi con qualcosa che non c’era, come per esempio la città spaccata dal fulmine che viene sparato. Loro devono reagire a questa cosa senza vederla, perché verrà aggiunta solo dopo in post-produzione.
La serie è girata in inglese, sarà doppiata in italiano?
Speriamo che sia doppiata almeno in altre 25 lingue. Io sto spingendo affinché siano gli stessi attori a doppiare in italiano i loro personaggi.
Rischioso girare due stagioni insieme?
Il fatto di girare contemporaneamente due serie non sapendo come verrà recepita la prima è più un incentivo a fare meglio. Ovvio che pensi, come andrà, la guarderanno? Iginio Straffi però ha la sua visione e tanto coraggio a fare una roba del genere e investire direttamente senza committenti. Non è che succeda spesso.
Quanto durerà il montaggio?
Almeno fino a giugno: parliamo di 20 puntate dove c’è tutta la parte del suono, della color, del montaggio, la CGI, insomma una mole di lavoro veramente imponente. In Italia non siamo abituati a vedere questo tipo di produzioni. Per questo siamo tutti un po’ eccitati per questa cosa enorme che stiamo affrontando: ci sono dei workflow molto, molto complicati, con gli studi dalla Malesia di post-produzione, altri studi che fanno altre cose, tutto poi coordinato da Rainbow CGI. Insomma è veramente una bella storia.
Da domani inizia la seconda fase.
Esatto. Io dico sempre che la fase di post-produzione è un po’ come una seconda regia, al montaggio puoi ripensare, puoi rivedere delle scene, puoi dare un ritmo diverso a quello che hai pensato mentre giravi. È una fase molto creativa per quanto mi riguarda, perché magari rimetto in discussione alcune cose.
Che cosa l’ha spinto ad accettare questo progetto?
A parte l’essere nerd da sempre? Perché chiaramente un progetto così non capita spesso nella vita di un regista. Io vengo da un cinema indipendente, quindi da un’esperienza di artigianato. Certo, ho avuto esperienze più grandi perché ho lavorato come direttore della fotografia con nomi importanti, ma questa per me è davvero una grandissima occasione.
Su quale piattaforma le piacerebbe vedere i suoi Gormiti?
Io sono abbonato a tutti i canali streaming da Netflix a Paramount. Per me uno vale l’altro.
Quale sarebbe secondo lei il più indicato per questo tipo di prodotto?
Tecnicamente direi Disney ma dubito che possa prenderlo, visto che ha i film della Marvel in casa. Paramount potrebbe essere un outsider molto interessante per questo progetto che andrebbe a colmare un suo vuoto di offerta. Poi magari sarà Netflix.
Perché dovrebbero comprarlo?
Perché è un prodotto legato proprio alla trasmissione dei valori. Nasce come prodotto di intrattenimento, ma sto cercando di fare in modo che le relazioni fra i ragazzi raccontino e trasmettano valori come l’amicizia e l’accettazione. Affronteremo il problema del bullismo. È un fantasy, ma che ha dentro una grande profondità che è quello che cerco di fare sempre nei miei film. Tutti si potranno rispecchiare nei personaggi, in ognuno di loro c’è un carattere diverso, ognuno di loro rappresenta qualcuno.
Ci descrive allora le caratteristiche dei quattro protagonisti?
Glenn è il secchione che è sotto pressione dai genitori. È quello che studia e che deve fare sempre bene. Nel gruppo è un po’ un pesce fuor d’acqua. Zane è il bel tenebroso e che ha alle spalle una storia familiare complessa, con un fratello più piccolo a cui badare e per questo deve avere sempre la situazione sotto controllo. Carter è un italo-americano che si è dovuto trasferire dalla zia perché i genitori non ci sono più e quindi è uno straniero nel gruppo. Sky è la ragazza che non ha il coraggio di essere se stessa. All’inizio della serie è super-posh, legata all’apparire ma ha anche un passione per l’arte e questo conflitto interiore la spinge a far parte del gruppo.
A quale personaggio i telespettatori si affezioneranno di più dei quattro?
(Ride) Se le rispondo a questa domanda gli altri oggi mica mi finiscono le riprese.
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