Fanny Ardant ama l’Italia e ama la Puglia. E al Bifest 2023 l’attrice francese ha presentato in anteprima due pellicole di cui è nel cast. Amusia di Marescotti Ruspoli con Carlotta Gamba e Giampiero De Concilio e Couleurs de l’incendie di Clovis Cornillac con Léa Drucker e Benoît Poelvoorde.
Entrambe le opere vedono l’interprete giocare con l’arte, con il potere che può sprigionare e l’importanza che può ricoprire nella vita delle persone. In quella di Ardant, l’arte, l’ha avuta sicuro.
Scappata di casa a ventidue anni per seguire il sogno di recitare, l’attrice non si è mai pentita della strada che la carriera le ha riservato, accettando i segni del tempo e non perseguendo l’ossessione di dover essere per forza “sexy” anche a più di settant’anni.
Fanny Ardant: i ruoli, la vita, la libertà
È la libertà, infatti, ciò di cui Fanny Ardant si è sempre avvalsa e a cui non ha mai rinunciato. Quella che il mestiere di attrice le ha concesso. “Ma se avessi smesso di recitare non mi sarei preoccupata, ci sono tanti lavori che si possono fare”, dichiara candidamente.
Anche perché sono ben chiari i ruoli che Ardant ha sempre deciso di vestire: “Non sceglierei mai un personaggio che non amo. Può essere una terrorista, un nemico pubblico, quello non importa. Ciò che devo sentire è amore”. In Amusia l’attrice è la madre di una ragazza che soffre di una malattia cerebrale che le impedisce di cogliere bene i suoni, mentre in Couleurs de l’incendie è una cantante che fa riacquistare la gioia di vivere al giovane Paul, interpretato da Octave Bossuet.
Ma, più di tutto, è la capacità di saper dire no che ha permesso a Fanny Ardant di ribellarsi all’autorità, di non dare nulla per scontato, di mettere sempre in discussione tutto, lì dove si poteva e si doveva riflettere. Uno spirito di indipendenza che ha appreso dal padre e che l’ha guidata nella sua vita e carriera. Anche quando sentiva di voler morire, come la stessa attrice racconta.
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