Matt Dillon, da Rusty il selvaggio alla pop-art (via Venezia): “Anche da pittore inseguo la realtà”

Premio Rotella per il suo impegno nell'arte, la star americana è solidale con lo sciopero del sindacato attori di Hollywood: "Sostengo i miei colleghi: la qualità della vita migliora quando si hanno organizzazioni solide alle spalle". La video-intervista con THR Roma

“La mia famiglia è immersa nell’arte figurativa: mio padre è pittore, mia nonna era una pittrice, i miei prozii erano fumettisti”. Parola di Matt Dillon. L’associazione tra l’attore di Asteroid City e i pennelli non è immediata, eppure a Venezia, lo scorso 8 settembre, gli è stato consegnato il premio della Fondazione Mimmo Rotella, che ogni anno viene assegnato ad una personalità che sappia coniugare arte e linguaggio cinematografico.

L’attore statunitense, 59 anni, ha una passione per il disegno e ama “usare il colore in chiave pop ed espressionista, per riempire la tela di nuovi significati e contenuti ispirati alla vita reale”, come si legge tra le motivazioni del riconoscimento. Il premio è stato consegnato al Sina Centurion Palace durante l’80esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia.

“Quando lavoro, quando dipingo o disegno, non sto cercando di ‘inventare la ruota’. Sono influenzato da tutto quello che mi circonda, spesso dalla storia dell’arte”, spiega Dillon nell’intervista a The Hollywood Repoter Roma. “Mi sento molto in connessione con il lavoro di Mimmo Rotella”, aggiunge. “Mi piace il modo con cui maneggiava materiali diversi, in sintonia con le correnti d’avanguardia del resto del mondo, inseguendo un suo originale espressionismo”. Affermazioni in linea con l’ispirazione che guida il Matt Dillon pittore: dadaismo, pop-art, libertà creativa.

Matt Dillon, tra arte e sciopero

Il suo volto è associato a film di culto come Rusty il selvaggio (1983), di Francis Ford Coppola, Drugstore Cowboy (1989) di Gus Van Sant e Crash – Contatto fisico, di Paul Haggis (per il quale ebbe la nomination agli Oscar come miglior attore non protagonista), Matt Dillon è anche regista:  ha diretto, a distanza di quasi vent’anni, El Gran Fellove nel 2002 e il documentario City of Ghosts nel 2020.

Negli anni Dillon ha osservato le profonde trasformazioni del settore audiovisivo, senza temere che un domani l’intelligenza artificiale possa sostituirsi al lavoro creativo umano. “Tutti parlano dell’IA, tutti chiedono ‘Cosa pensi dell’IA?’, ‘Cosa succederà con l’IA?’. Io credo fermamente che l’IA sia una tecnologia potente, che possa essere sia buona che pericolosa. Ma sono stati pur sempre gli esseri umani a inventarla”.

Pur ritirando un premio che non ha a che fare con il mondo del cinema, Dillon non ha mancato di mostrare solidarietà ai colleghi, sostenendo lo sciopero della SAG-AFTRA, il sindacato degli attori di Hollywood. “È un momento importante. Ci vuole un sindacato forte, che protegga gli attori. La qualità della vita migliora se si hanno alle spalle organizzazioni solide. Ci sono stati molti cambiamenti nel corso degli anni in questo settore, mi pare normale che ci si debba adeguare”.