È quasi impossibile minimizzare il fermento suscitato da Gina Lollobrigida durante le sue numerose visite alla Mostra del Cinema di Venezia. La leggendaria attrice, morta il 16 gennaio di quest’anno a 95 anni, ha sempre creato scalpore. La giornalista Oriana Fallaci, scrivendo sulla rivista L’Europeo, descrisse l’arrivo di Lollobrigida nel 1956: “Un boato si levò dalla folla. Le barricate di metallo rischiavano di spezzarsi come ramoscelli, i 156 poliziotti che cercavano di trattenere tutte quelle persone stavano per essere travolti dalla calca. Gina scese da un taxi. I fotografi si precipitarono verso di lei. Le guardie del corpo la circondarono in un cerchio di braccia. Tutto questo avveniva alle 10 di sera del giorno dell’inaugurazione della diciassettesima Mostra del Cinema, nota anche come Festival di Lollo, in onore all’eroina del nostro tempo”.
In un’intervista con Eilidh Hargreaves del Daily Telegraph, Lollobrigida ha ricordato una scena simile nel 1962. “Prima ancora che potessimo attraccare, abbiamo evitato per un pelo di essere colpiti da un’altra barca, carica di fotografi che cercavano di immortalare il mio arrivo. Ero in piedi e stavo per cadere in acqua quando le macchine fotografiche hanno iniziato a lampeggiare intorno a me”.
Quest’anno, lo spirito di Lollobrigida ha regnato ancora una volta sul festival. La serata di pre-apertura è stata dedicata all’attrice, con la proiezione di una versione restaurata del documentario di Orson Welles Portrait of Gina, e del film drammatico di Mario Soldati del 1953 La provinciale, tratto dal romanzo di Alberto Moravia.
Ironia della sorte, Lollobrigida occupava un posto d’onore quando il film di Welles fu proiettato per la prima volta al festival del 1958 e, ritenendo che la facesse apparire troppo ambiziosa, intraprese vie legali che relegarono il documentario all’oblio fino ad oggi.
Traduzione di Pietro Cecioni
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