Venezia dedicherà un tributo speciale alla musica del cantautore Pino Donaggio e alla sua straordinaria carriera con un concerto della pianista e compositrice Isabella Turso, questa sera. L’evento celebrerà il 50° anniversario della carriera dell’artista veneziano come compositore di colonne sonore. Il suo primo film, A Venezia… un dicembre rosso shocking (Don’t Look Now) del regista Nicolas Roeg uscì infatti nel 1973. “Il cinema è sempre stata una grande fonte di ispirazione per me. Esibirmi festeggiando due compleanni importanti, come gli 80 della Mostra del Cinema e i 50 del maestro Pino Donaggio, è emozionante” ci racconta Isabella Turso, chiusa da giorni nel suo studio di registrazione per mettere a punto la scaletta.
Le musiche, tutte composte da Turro, saranno una selezione di brani originali per pianoforte che citano e rielaborano alcuni temi tratti dalle canzoni e colonne sonore di Donaggio, tra sensibilità classica e ambientazione jazz e pop. Un concerto in cui troveranno spazio anche le opere di altri giganti della musica per il grande schermo, come Ennio Morricone, Nino Rota e Luis Bacalov, e che inaugurerà lo Spazio Cinematografo di Ente dello Spettacolo e della Terrazza Cinematografo by Atlas Concorde, presso l’Hotel Excelsior.
Come procede il lavoro?
Diciamo bene. Mi sento un po’ alienata quando mi chiudo in studio. Sono circondata da pareti bianche: stavo pensando di ridipingerle, magari di rosso.
Come è nata l’idea di questo evento durante la Mostra del Cinema?
Il concerto è dedicato a un veneziano doc, molto speciale: Pino Donaggio. Con lui ho avuto l’occasione di lavorare in passato e ho realizzato un album che si intitola Omaggio a Donaggio.
Che ricordi ha di quella esperienza?
Fu un incontro speciale, a Venezia, nel suo studio. In quell’occasione gli feci ascoltare la mia musica e fu talmente gentile da utilizzare un mio brano per la scena di un film su cui stava lavorando in quel momento. Era Passion di Brian De Palma. L’ispirazione del titolo del concerto, Passion Piano Concert, nasce proprio da questo incontro magico con Pino.
Da quell’incontro nacque l’album?
Fu lui stesso a spronarmi. Per ringraziarlo gli scrissi un pezzo ispirato alla sua Io che non vivo: attenzione, non un riarrangiamento, ma una citazione del tema, che rielaborato è diventato qualcosa di nuovo. Questo modo di approcciarmi alle sue composizioni gli piacque molto, e mi propose di scrivere altri brani ispirati alle sue musiche. Non me lo feci ripetere due volte. Nacque così un Omaggio a Donaggio, un album vero e proprio.
Visto il vastissimo repertorio di Donaggio, qual è stato il metodo di selezione per la scelta dei brani?
È stato curioso, perché mi sono immersa totalmente nelle sue musiche. Le conoscevo già conoscevo tutte, perché sono appassionatissima di cinema, in particolare di thriller e di Brian De Palma. Quel mood, quel mondo lì, quel modo di scrivere musica a tratti malinconico, un po’ mi appartiene. Quindi i brani trattati sono quelli che sentivo più affini a me, e che ho rielaborato completamente. Al punto che lui stesso l’ha definita “una caccia al tesoro al tema”, perché a volte non riconosceva il suo stesso brano.
Alla fine che brani ha scelto?
Ovviamente tanti brani tratti dai film di De Palma. C’è anche Non ci resta che piangere di Benigni e Troisi, grazie al quale ho ricevuto il premio Troisi al Festival di Salina. Un riconoscimento importante perché è uno dei miei film preferiti, che mi è stato consegnato dalla madrina Maria Grazia Cucinotta. Poi ho fatto un omaggio a un altro veneziano doc, Tinto Brass, con Monella. E ancora Nicola Froeg, con il film del 1973 A Venezia Un dicembre rosso shocking. Don’t look now, che è proprio il primo film che Donaggio fece nel 1973. Quest’anno ricorrono i suoi 50 anni di carriera cinematografica.
La sua canzone preferita?
Sono partita da Io che non vivo per proseguire con Come sinfonia, che è il mio preferito in assoluto. Musicalmente è un mondo.
A un certo punto Donaggio è diventato il maestro dell’horror.
Infatti ho inserito all’interno del progetto Trauma di Dario Argento, Tourist Trap di David Schmoeller, Seed of Chucky di Don Mancini e naturalmente Carrie di Brian De Palma.
Omaggerà anche altri compositori?
Ho inserito altri grandi come Morricone. Con lui ho un aneddoto veramente importante per me. Scrissi un arrangiamento di Nuovo Cinema Paradiso, un progetto condiviso con il figlio Andrea. Lui scriveva la parte strumentale degli archi e io quella pianistica. Il giorno di Natale mi telefonò proprio Ennio, per farmi i complimenti per il nuovo arrangiamento. Mi disse delle cose bellissime, che ho ancora impresse nella testa. Non lo dimenticherò mai. Pensavo fosse uno scherzo: stavo per svenire, avevo anche la febbre.
Cos’altro dobbiamo aspettarci da questo evento?
Eseguirò anche alcune musiche di Nino Rota e di Luis Bacalov. Stiamo parlando di compositori che hanno fatto la storia del cinema. Con Bacalov ho collaborato per un po’ di mesi. Fu molto intenso, perché dovevamo preparare un spettacolo che poi purtroppo saltò per motivi di budget. Un progetto che si sarebbe dovuto chiamare Toscatango.
Nessun collegamento con Nino Rota?
Credo sia la massima fonte ispiratrice di tutti i compositori di colonne sonore. Rappresenta la creatività e la genialità, una capacità colta ma allo stesso tempo pop nel modo di proporre la musica. Rota aveva un’immediatezza e una purezza unica. La Strada di Fellini era uno dei miei film preferiti da piccola.
Nessuna donna?
Ci sarò io (ride, ndr). Le donne devono farsi più strada nel mondo della composizione. È dura, ma sto notando dei cambiamenti. All’estero. Recentemente una donna ha vinto anche l’Oscar (la compositrice di Joker, Hildur Guðnadóttir, nel 2020, ndr). Sono fiduciosa, spero che in futuro ci arrivino anche altre compositrici. Magari io.
Qual è il pezzo con cui aprirà?
Sicuramente con P.in onda oggi, che è l’anagramma di Pino Donaggio ed è il pezzo che gli dedicai quando lo conobbi, per ringraziarlo del tempo che mi aveva dedicato. Scrissi questo brano ispirandomi a Io che non vivo, da cui poi è scaturito tutto.
Quello con cui chiuderà?
Lascio la sorpresa. Probabilmente sarà qualcosa di Morricone.
Che cosa è Rapmaninoff?
È un progetto che è seguito alla collaborazione con Dargen D’Amico, con cui ho scritto un album a quattro mani. Mi ci sono dedicata anima e corpo ed è stata una esperienza molto bella e divertente. Sono stata anche in tour, durante il quale ho avuto modo di conoscere una generazione di ragazzi molto appassionata al pianoforte. Si tratta di un progetto che lega il mio mondo alla musica hip hop internazionale, quello storico degli anni Novanta: Warren G, Public Enemy, Basta Rhymes, Beastie Boys.
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