Martin Scorsese ha spiegato perché Killers of the Flower Moon si focalizza sul cattivo Ernest Burkhart, interpretato da Leonardo DiCaprio. Il regista ha parlato dell’argomento in seguito alle critiche che la pellicola ha ricevuto dalla comunità indigena. Durante un evento stampa virtuale tenutosi mercoledì 15 novembre, Scorsese è stato affiancato dalle star Leonardo DiCaprio, Lily Gladstone, Robert De Niro e Jesse Plemons.
Il film di Apple TV+ racconta la tragedia realmente accaduta degli omicidi dei membri della Nazione Osage, avvenuti negli anni Venti dopo il ritrovamento di petrolio nelle loro terre in Oklahoma. Ha ottenuto un notevole successo di critica, ma alcuni membri della comunità indigena hanno affermato che la storia avrebbe dovuto concentrarsi maggiormente sul personaggio di Mollie Burkhart (Gladstone) e sugli altri Osage colpiti dagli omicidi.
Inoltre, è stato anche criticato il fatto che l’Ernest di DiCaprio sia stato reso eccessivamente empatico e che non avrebbe dovuto essere il personaggio centrale del film. Sebbene non ci sia stata una risposta diretta alle critiche, Scorsese e DiCaprio hanno comunque preso in questione alcuni dei punti sollevati.
La risposta di Scorsese alle critiche
Martin Scorsese ha spiegato per la prima volta come il progetto – che è stato scritto dal regista stesso e da Eric Roth, ed è basato su un libro di David Grann del 2017 – abbia finito per essere basato su Ernest. L’iconico cineasta ha fatto notare innanzitutto che DiCaprio inizialmente doveva interpretare l’eroico agente dell’Fbi Tom White, che alla fine è stato impersonato da Plemons.
“Abbiamo preso il personaggio di Tom White che Leo avrebbe interpretato e, dopo un paio di anni di sviluppo, lo abbiamo portato al limite”, ha rivelato Scorsese. “Pian piano ho iniziato a capire meglio le complicità: come tutti noi possiamo essere colpevoli nella vita, e c’è stato anche il fatto che ho conosciuto molti degli Osage perché continuavo a tornare in Oklahoma. Continuavo a sentire la loro storie e continuavano a parlare di come le famiglie sono ancora lì”.
Scorsese ha ricordato che Margie Burkhart, la pronipote di Mollie ed Ernest Burkhart, ha sottolineato che i suoi bisnonni erano stati innamorati. “Molti di questi inganni, tradimenti e omicidi sono nati da persone che si amavano davvero. In definitiva, eravamo bloccati”, ha continuato Scorsese.
“Non riuscivamo davvero ad entrare nella vera natura di questa tragedia, e a quel punto Leo ha chiesto: ‘Dov’è il cuore?’. E io ho risposto: ‘Beh, il cuore è che Mollie ed Ernest sono innamorati’. Così lui ha detto: ‘Allora forse dovrei interpretare Ernest’, e a quel punto tutto si è capovolto. E così l’agente dell’Fbi è intervenuto e ha risolto molti problemi. Ma principalmente il film è raccontato, per quanto possibile, dal punto di vista della convivenza tra gli Osage e gli americani europei”.
La parola ai protagonisti
Ha aggiunto DiCaprio: “Per quanto possa sembrare inverosimile agli altri che vedono questo film – che sono scioccati dalle atrocità che Ernest continua a commettere e dalla comprensione di Mollie verso ciò che sta accadendo – si basa su fatti concreti e su un senso di comunità degli Osage di cui, per molti versi, non avevano mai parlato apertamente prima. Quindi eccoci qui, cento anni dopo, a tirare fuori questi fantasmi e queste storie del passato nei luoghi reali e a lavorare con i discendenti diretti di questa tragedia”.
Gladstone ha osservato: “Era una cultura diversa. Era un’epoca diversa. Era un periodo diverso. Ma l’elemento più importante per me è stato il fatto di non essere mai sola sul set. Se ero incerta su una scelta che stavo facendo, c’era non solo uno, ma diversi Osage in ogni livello della produzione a portata di mano. È stato un grande conforto come attrice ed è anche essenziale perché attingere alla cultura in modo così vivido aiuta a creare la scena”.
Le critiche a Killers of the Flower Moon
Le critiche sono iniziate all’anteprima californiana del film, quando Christopher Cote, consulente di lingua Osage che ha lavorato al film, aveva espresso a THR sentimenti contrastanti riguardo la trama. “Come Osage, avrei voluto che il film fosse tutto dal punto di vista di Mollie e della sua famiglia. Credo che ci volesse un Osage per farlo”, ha spiegato. “Scorsese, che non è un Osage, ha fatto un ottimo lavoro nel rappresentare il nostro popolo, ma questa storia è stata raccontata dalla prospettiva di Ernest Burkhart. Gli hanno dato una sorta di coscienza e di rappresentazione dell’amore. Ma quando qualcuno cospira per uccidere tutta la tua famiglia non è amore, è un abuso”.
Dopo l’uscita del film, il 20 ottobre, l’attrice di Reservation Dogs, Devery Jacobs, ha criticato il film su X (ex Twitter). “Come nativa, guardare questo film è stato un fottuto inferno”, ha scritto. “Immaginate le peggiori atrocità commesse contro i vostri antenati, e poi di dovervi sorbire un film esplicitamente pieno di questo. Con un’unica tregua: trenta minuti di scene di bianchi assassini che parlano e pianificano omicidi. Non credo che a queste persone reali sia stato mostrato onore o dignità nell’orribile rappresentazione della loro morte. Al contrario, credo che mostrando sullo schermo un maggior numero di donne native uccise, si normalizzi la violenza commessa contro di noi e si disumanizzi ulteriormente il nostro popolo”. Jacobs ha tuttavia elogiato l’interpretazione di Gladstone: “Date a Lily il suo maledetto Oscar”.
Martedì 14 novembre si è diffusa la notizia che Killers of the Flower Moon quest’anno riceverà il Vanguard Awards, un’onorificenza attribuita al Palm Springs International Film Festival, che “premia il cast e il regista di un film come riconoscimento del lavoro collettivo su un progetto cinematografico eccezionale”. Scorsese, DiCaprio e Gladstone riceveranno il premio.
Traduzione di Nadia Cazzaniga
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