Non sei invitata al mio Bat Mitzvah, la recensione: l’angoscia adolescenziale della famiglia Sandler

L'attore di Diamanti grezzi recita con la moglie e le due figlie nel film tratto dal romanzo YA di Fiona Rosenbloom. Una commedia certamente atipica, ma dolce e genuina

Con Non sei invitata al mio Bat Mitzvah di Sammi Cohen, disponibile su Netflix, Adam Sandler ha superato se stesso. E bisogna riconoscergli di essere anche un ottimo padre. Perché quando vuole passare del tempo con la moglie e le figlie, non si limita a portarle in vacanza, gira film con loro. A volte, per ottimizzare i tempi, unisce le due cose.

Basato sul romanzo YA del 2005 di Fiona Rosenbloom, la commedia segue la figlia Sunny Sandler nel ruolo da protagonista, con la sorella maggiore Sadie, la madre Jackie e al padre Adam nei ruoli secondari. Non sembra tanto un film quanto più un progetto di famiglia.

Fortunatamente, il nepotismo dilagante si è tradotto in qualcosa di dolce e divertente, destinato certamente a un pubblico più giovane, che potrà rivedersi nelle avventure personali della protagonista, mentre si prepara al suo Bat Mitzvah.

Non sei invitata al mio Bat Mitzvah

La più giovane delle figlie di Sandler interpreta Stacy che, insieme all’amica del cuore Lydia (Samantha Lorraine), si prepara al giorno in cui diventerà adulta secondo la legge ebraica. Tecnicamente è già una donna; come ripete esasperata al padre Danny (Adam Sandler) quando questi le propone un’attività infantile, “Ho il ciclo da sette mesi!”.

“È un ciclo molto lungo, tesoro!”, le risponde il padre nella prima delle troppe battute idiote sull’argomento, con il film che rivaleggia con il recente Are You There, God? It’s Me, Margaret nei suoi frequenti riferimenti alle mestruazioni. Un’altra somiglianza è che, come la ragazzina nell’adattamento di Judy Blume, anche Stacy invia lettere a Dio.

In realtà, Stacy è meno preoccupata del suo imminente Bat Mitzvah che della sua seria cotta per il ragazzo più carino della sua scuola ebraica, Josh (Dylan Hoffman, perfetto per il ruolo), con il quale il contatto più stretto è stato quando lui l’ha accidentalmente colpita in testa con un pallone da calcio. E poi Josh finisce per uscire con Lydia, creando una frattura apparentemente irreparabile tra le due amiche e facendo sì che Stacy pronunci la sentenza del titolo.

L’angoscia dell’adolescenza

Le complicazioni che ne derivano si svolgono più o meno come ci si aspetterebbe, con gli amorevoli genitori di Stacy, Bree (Idina Menzel, che in precedenza aveva interpretato la moglie di Sandler in Diamanti grezzi, mentre la sua moglie dell’attore, Jackie, interpreta la madre di Lydia) e Danny che assistono impotenti. Alla fine, Stacy usa la propria astuzia adolescenziale, tra cui fare volontariato presso la casa di riposo dove vive la nonna di Josh e inviargli “accidentalmente” alcune fotografie provocanti, per attirarlo lontano da Lydia – solo per finire in guai seri quando i due vengono sorpresi a baciarsi nella bimah del tempio.

Il patriarca Sandler, spesso vestito con camicie hawaiane e pantaloncini larghi, è un personaggio secondario nel film e cede generosamente la parte del leone alla figlia, che è all’altezza della situazione con un’interpretazione da protagonista molto divertente. Anche la sorella Sadie, nel ruolo dell’acerba sorella maggiore di Stacy, Ronnie, è divertente, mentre Lorraine fornisce un solido supporto nel ruolo della migliore amica di Stacy. E conquista anche la strana saggezza di Sarah Sherman, attrice di SNL, nel ruolo di un rabbino hipster molto particolare.

Una commedia dolce

Come avrete già capito, il film si appoggia in modo rinfrescante alla sua ebraicità, senza preoccuparsi di spiegare ogni riferimento agli spettatori. Naturalmente, Sandler non è mai stato timido nel mostrare in modo comico le sue origini, avendo ottenuto uno dei suoi più grandi successi con The Chanukah Song.    

Come molte commedie di Sandler (anche se questa è piuttosto atipica), Non sei invitata al mio Bat Mitzvah presenta più di qualche battuta stupida e irritante. Ma grazie alla rappresentazione attenta e divertente dell’angoscia adolescenziale – e a una genuina dolcezza di fondo – si rivela assolutamente accattivante. E se non si rimane a bocca aperta di fronte al commovente finale, probabilmente non si ha mai avuto un’amica del cuore.

Traduzione di Pietro Cecioni