Il regista e sceneggiatore iraniano Saeed Roustayi è stato condannato a sei mesi di carcere per aver proiettato Leila e i suoi fratelli al Festival di Cannes del 2022, senza la necessaria autorizzazione da parte del regime iraniano.
Martedì 15 agosto, la stampa locale riporta anche la condanna dal tribunale rivoluzionario islamico di Teheran per il regista e produttore di Roustayi, Javad Noruzbegi. L’arresto dei due cineasti riguarda il loro “aver contribuito alla propaganda dell’opposizione contro il sistema islamico”, secondo il quotidiano iraniano Etemad e da Radio Free Europe.
Il tribunale ha inoltre stabilito che i due dovranno scontare circa nove giorni di carcere, mentre il resto della pena sarà sospeso per cinque anni, durante i quali è stato loro vietato di fare film. Le prescrizioni prevedono che “si astengano da attività connesse al reato commesso o dall’uso di strumenti efficaci per lo stesso”. Ma anche che “evitino contatti e associazioni con persone attive nell’industria cinematografica” o che “frequentino un corso di cinematografia presso l’Accademia del suono e della visione di Qom”.
Leila e i suoi fratelli alla Croisette
Leila e i suoi fratelli è un lungometraggio che racconta la storia di una donna iraniana che cerca di tenere a galla la sua famiglia tra la corruzione e l’impatto delle sanzioni internazionali. La pellicola ha partecipato al concorso principale del Festival di Cannes, vincendo il premio FIPRESCI.
Ritirando il riconoscimento, Roustayi ha detto che il film è stato realizzato in onore delle persone in lutto dopo il crollo mortale di una torre nella città iraniana di Abadan. Un discorso che ha fatto arrabbiare le autorità iraniane, che hanno prontamente vietato a Leila e i suoi fratelli di uscire nel Paese. All’epoca, i media locali riferirono che il film era stato vietato perché “aveva violato le regole partecipando a festival cinematografici internazionali senza autorizzazione”.
Saeed Roustayi e Javad Noruzbegi si aggiungono a un numero crescente di registi iraniani vittime del regime autoritario di Teheran, alla luce di un crescente movimento di protesta. Jafar Panahi – che nel 2018 ha vinto il premio per la migliore sceneggiatura alla Croisette con Tre volti, ma non ha potuto partecipare perché gli è stato vietato di lasciare l’Iran – è stato arrestato nel 2022 e condannato a sei anni di carcere dopo essersi recato nell’ufficio del procuratore per chiedere informazioni sulla detenzione del collega Mohammad Rasoulof. Alla fine è stato rilasciato su cauzione 48 ore dopo aver iniziato uno sciopero della fame nel febbraio 2023.
Nel frattempo, le attrici iraniane di spicco Afsaneh Bayegan, Fatemeh Motamed-Arya, Katayoun Riahi e Pantea Bahram sono state interrogate dopo aver mostrato solidarietà con le proteste facendo apparizioni pubbliche senza l’hijab obbligatorio, e che ora stanno affrontano un’azione legale.
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