È finita. Activision-Blizzard, azienda di videogiochi che ha sviluppato titoli come World of Warcraft, Overwatch e Call of Duty, è ora ufficialmente stata acquisita da Microsoft. Una compravendita lunghissima, un calvario cominciato il 18 gennaio 2022 e conclusosi solo ora, il 13 ottobre, dopo indagini approfondite dei regolatori antitrust statunitensi, inglesi ed europei.
68,7 miliardi di dollari, questa la cifra con cui Microsoft ha presentato la proposta di acquisizione, e che si configura come una delle più grandi all’interno del settore tecnologico e del videogioco. Non solo in termini economici, ma anche per grandezza delle aziende stesse: una corporation (come la Microsoft di Brad Smith e Satya Nadella) che ingloba un’altra corporation (come Activision-Blizzard, che al suo interno conta anche l’azienda di videogiochi per smartphone King e diverse altre sussidiarie).
Un’acquisizione passata – per i motivi di cui sopra – sotto la lente d’ingrandimento delle istituzioni non soltanto per i sospetti di posizione dominante sul mercato, limitando la concorrenza nel settore cloud gaming e console, ma anche per quanto riguarda i diritti dei lavoratori.
Nel 2021, una causa dello stato della California ha rivelato testimonianze di una persistente cultura tossica e di diversi casi di violenza sessuale e molestie sul luogo di lavoro. E non solo, grandi accuse sono state rivolte al CEO della compagnia Bobby Kotick, con inchieste che hanno rivelato come l’amministratore delegato fosse a conoscenza della questione, insabbiando anziché agendo per risolvere il problema culturale di Blizzard.
Il “paracadute d’oro” di Bobby Kotick
Finita l’acquisizione, Kotick rimarrà come amministratore delegato fino a inizio 2024, accompagnando l’azienda in questa fase di transizione. Ma moltissimi attivisti sindacali del mondo dei videogiochi avrebbero voluto vedere le sue dimissioni molto prima, e ora aspettano con ansia la sua dipartita.
“Non sono la sola a contare i giorni che mancano alla sua ufficiale dipartita da questo settore”, ha dichiarato a The Hollywood Reporter Roma l’attivista tech e organizzatrice sindacale della Games Workers Alliance (GWA) Jessica Gonzalez. “Piuttosto è deplorevole vedere la sua gigantesca buonuscita, che ha ottenuto con pagamenti gonfiati – aggiunge la rappresentante – È un peccato che i lavoratori non possano lottare per ottenere una fetta del suo accordo di uscita”. Stando a documenti finanziari, Kotick dovrebbe ricevere almeno 15 milioni di dollari di buonuscita.
“Massima fiducia”
Gonzalez, classe 1992, a Blizzard Entertainment ha ricoperto il ruolo di senior test analyst per poi lasciare ufficialmente l’azienda nel 2021, annunciando sui suoi profili social di aver preso questa decisione mettendo “la sua salute al primo posto”.
Ma non ha abbandonato la battaglia sui lavoratori dei videogiochi, diventando una protagonista delle lotte del gruppo A Better Activision-Blizzard-King (A Better ABK) e ora con il sindacato Game Workers Alliance. E con l’acquisizione da parte di Microsoft, è aumentata anche la sua fiducia in un cambiamento radicale per le condizioni e i diritti dei lavoratori.
“Activision Blizzard ha condotto le trattative in malafede e non sappiamo come saranno i negoziati con Microsoft finché non si uniranno al tavolo delle trattative”, afferma sempre Gonzalez, facendo riferimento agli incontri passati con la dirigenza che hanno successivamente portato alla formazione di sindacati a Raven Software e in altre compagnie sussidiarie di Blizzard. E continua: “Il prossimo passo della GWA è quello di avviare le trattative con Microsoft, e io ho la massima fiducia in loro”, ha commentato, aggiungendo che “le condizioni miglioreranno probabilmente solo quando il sindacato otterrà un contratto”.
Microsoft garanzia per i lavoratori?
Dalla parte dei lavoratori c’è comunque una garanzia, un documento che parla chiaro. Lo scorso 13 giugno, la big tech di Redmond ha firmato con la Communications Workers of America (CWA), sindacato che rappresenta i lavoratori del settore telecomunicazioni, un accordo di neutralità, con il quale l’azienda garantisce un approccio, appunto, neutrale nei confronti dei dipendenti che intendono sindacalizzarsi o iscriversi a un sindacato, e che entrerà in vigore 60 giorni dopo la fine dell’acquisizione.
Questo accordo, che per i dipendenti di Activision-Blizzard (spesso accusata di ostacolare i sindacati in un comportamento anti-sindacale noto come union-busting) è un breve momento di respiro, ha ricevuto comunque diverse critiche da altri attivisti del lavoro tech. La sezione italiana di Tech Workers Coalition (TWC), aveva dichiarato al quotidiano Domani che “molto spesso questi accordi sono esclusivamente annunci pubblicitari che servono per guadagnare credibilità col pubblico, le istituzioni e soprattutto coi lavoratori che già si stanno organizzando” .
Gonzalez però vede anche l’altra faccia della medaglia. “È più facile ritenere le aziende responsabili quando si hanno le cose per iscritto. In questo caso, avere un accordo firmato può essere estremamente utile”, ha dichiarato a THR Roma, aggiungendo che spera il sindacato possa essere la “forza portante di un cambiamento”, visto che “le mele marce sono ancora nella compagnia, quindi è probabile che la cultura tossica di Blizzard abbia ancora strada da fare prima di sparire”.
Sulla sindacalizzazione generale del settore dei videogiochi, Jessica Gonzalez spera in una progressiva crescita del fenomeno. “Penso che stiamo raggiungendo una massa critica con tutti questi licenziamenti, acquisizioni e altri licenziamenti”, afferma l’organizzatrice di GWA, e “gli sviluppatori stanno collettivamente notando degli schemi e dei pattern”. E conclude: “Questo ci aiuta a cercare contratti su temi comuni”.
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