Nell’universo digitale in cui viviamo, lontano dai social network mainstream, esistono spazi digitali decentralizzati che ci permettono di avere un controllo maggiore sui nostri dati. Questi spazi sono parte del Fediverso, e dopo gli sconvolgimenti delle big tech degli ultimi anni, tutti stanno cercando di capire quale sia il loro posto in questo locus amoenus del web. Proprio tutti, anche Meta, che col lancio della sua nuova Threads, vorrebbe entrarci a gamba tesa.
Il Ceo Mark Zuckerberg ha detto che la nuova app supporterà l’ActivityPub, il protocollo che regola e permette le comunicazioni nel Fediverso. Sarà “un nuovo spazio per aggiornamenti in tempo reale e conversazioni pubbliche”, ha aggiunto. Tradotto: guerra aperta a Twitter, che ha subìto una serie di cambiamenti da quando Elon Musk l’ha comprato lo scorso anno.
Eppure il fondamento su cui poggia il Fediverso è che chi gestisce non guadagna niente e chi utilizza non fornisce i suoi dati. L’esperto informatico Stefano Quintarelli non è sicuro che la mossa di Zuckerberg sia vincente.
“I valori alla base del Fediverso sono molto diversi da quelli alla base di Meta, il Fediverso nasce con spirito comunitario, non a scopo di lucro. Non so quanto successo avrà questa operazione”, spiega. “Molti nel Fediverso potrebbero scegliere di defederarsi, cioè di non lasciare che Threads entri in contatto con loro”.
Come funziona Threads (…e la privacy?)
Threads, pensato appunto per essere il killer di Twitter, è un social da post brevi e testuali. Chi è già iscritto a Facebook o Instagram può ereditare il suo elenco dei contatti. Supporta messaggi di testo fino a 500 caratteri, foto e video fino a cinque minuti. Gli utenti possono bloccare e segnalare altri profili. “Abbiamo appena superato i 5 milioni di registrazioni nelle prime quattro ore”, ha scritto Zuckerberg sul suo account ufficiale di Threads. E dopo tre ore ha aggiornato la cifra a dieci milioni.
L’app arriva in 100 paesi del mondo, ma non ancora in Europa. Bisogna risolvere alcune questioni relative all’utilizzo dei dati personali per attenersi alle normative europee in materia. Threads dovrebbe sottostare al Digital Markets Act, la legge europea approvata un anno fa che contiene disposizioni sulla condivisione dei dati degli utenti. Negli Stati Uniti, dove le leggi che proteggono la privacy degli utenti online sono molto meno stringenti, Meta ha già informato il pubblico che raccoglierà un ampio quantitativo di dati, tra cui posizione, cronologia degli acquisti e dei siti visitati, informazioni finanziarie, contatti e altre “informazioni sensibili”.
“Quindi, a parte l’esame del DNA e del sangue, raccoglie tutti i dati”, scherza Quintarelli. “Soprattutto in questo ambito si vede come le due realtà siano diverse”. L’esperto descrive questa differenza pensando a una passeggiata in un parco attrazioni e una tra le piazzette di una città. “Twitter e Facebook sono un po’ come i grandi parchi di attrazioni, dove l’esperienza è molto controllata, tutto è studiato per determinare associazioni di pensieri”.
Il Fediverso invece è come “camminare liberamente tra le piazzette di quartiere, tenute in ordine dagli abitanti o dai lavoratori del vicinato”. Mastodon, il social decentralizzato più popolare, “è come il terzo settore dei social”. Se il progetto arriverà o meno in Italia, dopo aver superato le verifiche europee, suggerisce Quintarelli, “dipenderà anche dai numeri degli Stati Uniti: se i risultati saranno timidi e inferiori alle attese, potrebbero anche ammazzare il progetto in culla”.
Social media e Fediverso
I social come li conosciamo danno segni di cedimento. Twitter, dove appena sei mesi fa giornalisti, politici ed esperti di tutto il mondo si scambiavano cinguettate fulminee, è oggi soggetto a tutti i capricci di Musk. Meta ha licenziato migliaia di lavoratori all’indomani del calo dei profitti e dell’ossessione di Zuckerberg per la creazione del metaverso. Le persone iniziano inoltre a formarsi sull’utilizzo dei propri dati e sull’utilizzo dei social media.
Il problema è che le Big Tech possono plasmare le piazze virtuali in cui abitiamo. Questo succede perché aziende come Twitter e Facebook sono controllate in modo centrale: un gruppo di persone stabilisce le regole per milioni di utenti. Musk, per esempio, ha ricostruito l’algoritmo di Twitter per aumentare la circolazione dei propri tweet, mentre Facebook e TikTok possiedono algoritmi sofisticati che tengono sotto controllo quello che appare nella home.
Nel Fediverso non esiste una singola azienda che stabilisce le regole, nessun ceo eccentrico e nessun algoritmo di raccomandazione. L’idea ha iniziato a prendere piede l’anno scorso, soprattutto dopo la trasformazione di Twitter ad opera di Musk. Bluesky, una piattaforma social decentralizzata annunciata alla fine del 2021 da Jack Dorsey, il creatore di Twitter, è diventata una comunità popolare, anche se piccola, negli Stati Uniti.
Dopo la fuga da Twitter poi milioni di persone sono approdate su Mastodon, che da circa 300.000 utenti è arrivato a 2,5 milioni in poche settimane. Anche quando le acque di Musk si sono calmate, la piattaforma con la proboscide ha mantenuto circa 1,5 milioni di membri attivi. Certo, non c’è paragone con i numeri di Twitter del 2022 (237,8 milioni di utenti attivi prima che Musk lo acquisisse), ma Mastodon e Bluesky offrono un esempio di come può essere un social fuori dal controllo di un’autorità centrale. Una comunità digitale senza algoritmi che danno forma a quello che vediamo. E senza la preoccupazione che da un momento all’altro qualche miliardario arrabbiato cambierà tutte le regole.
L’entrata di Meta nel libero Fediverso
Più di 100 app parlano tra loro nel Fediverso: spazi digitali, chiamati istanze, che somigliano al microblogging di Twitter (oltre Mastodon, Pleroma, Misskey), forum come Reddit (Lemmy), qualcosa che ricorda Facebook (Friendica, Hubzilla) , YouTube (Peertube) o Instagram (Pixelfed). Mastodon rimane il più grande. Questo perché chiunque può configurare un server lì, utilizzando il software disponibile gratuitamente creato dal fondatore di Mastodon, Eugen Rochko, e dal suo piccolo team. Man mano si stanno unendo anche i grandi editori, come Medium negli Stati Uniti, mentre in Italia la rivista Valigia Blu mostra sul suo sito l’icona di Mastodon.
Presto però il libero Fediverso potrebbe trovarsi incastrato nella stessa trappola che acchiappò il “primo web”: quella dei soldi. La maggior parte dei server Mastodon sono gestiti da volontari, alcuni accettano donazioni. Nel Fediverso però è già entrato Tumblr, che è sostenuto dalla pubblicità, e altri siti simili. Qualche ottimista suggerisce che questa potrebbe essere un’opportunità per modelli di entrate condivise. Ma per ora nessuno è davvero sicuro di come si manterranno in vita i social senza ricevere nulla in cambio. Anche il Ceo di Bluesky, Jay Graber, è stato timido su quale potrebbe essere il modello di business della sua azienda. È probabile che le domande sulla monetizzazione porteranno a un conflitto perché alcuni potrebbero “defederarsi”.
Damiano D’Agostino ha collaborato a questo articolo
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