“Potremmo fallire, come molti hanno previsto”, ammette Elon Musk in un post su Twitter, ora X. L’applicazione, che di recente ha cominciato un processo di rebranding, vuole diventare una “app di tutto”, come l’ha definita lo stesso imprenditore. “Proveremo fino alla fine”, e aggiunge: “la triste verità è che non ci sono grandi social network al momento”.
La big tech californiana, passata nelle mani di Musk dopo una surreale compravendita di 44 miliardi di dollari, ha ora come sogno nel cassetto la conquista dello status di super-app, cioè un’applicazione onnicomprensiva di diversi servizi, tra cui le transazioni finanziarie. L’esempio più famoso di queste super-app è WeChat, il software di messaggistica di proprietà di Tencent e molto diffusa in Cina.
Secondo l’esperto informatico Stefano Quintarelli, contattato da THR Roma, “le applicazioni tipo WeChat è difficile che nascano in Occidente”.
“Quando WeChat è nato non c’erano vincoli regolamentativi forti in Cina – continua l’esperto – e poi è diventato organico con il governo cinese per la possibilità di controllo delle persone”. “Il caso cinese non nasce in un contesto di libero mercato come il nostro, e già competitivo. Nasce in un contesto in cui non c’era competizione e con la concorrenza guidata dallo Stato”, conclude Quintarelli.
The sad truth is that there are no great “social networks” right now.
We may fail, as so many have predicted, but we will try our best to make there be at least one.
— Elon Musk (@elonmusk) August 19, 2023
Da Twitter a X, la super-app di Elon Musk
Il rebranding iniziato da Musk, che riprende la X spesso ricorrente nei suoi progetti dal 1999, è stato visto con molto scetticismo. Secondo Quintarelli si tratta del “più grande dilapidamento nella storia dei social, incomprensibile”. L’esperto sostiene inoltre che questa mossa sia in tutto e per tutto un “ritorno al passato”, nonché una scelta “senza senso”.
Elon Musk, che a maggio ha assunto come nuova Ceo di X la ex-reponsabile alla pubblicità di NBCUniversal Linda Yaccarino, sta cercando di trovare un’idea che possa convincere il pubblico e gli azionisti, qualcosa che funzioni. E la super-app, secondo lui, potrebbe essere la soluzione. Ma questo modello di applicazione solleva più di una perplessità.
Le super-app pongono infatti dubbi sulla salvaguardia dei dati degli utenti, la velocità stessa delle applicazioni e, infine, questioni di competitività e antitrust. Le autorità di regolamentazione del mercato in questi ultimi anni stanno sondando con grande attenzione il settore delle big tech, sia in Unione Europea che negli Stati Uniti. Ed Elon Musk, secondo Quintarelli, “è molto superficiale nei confronti delle regole”.
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