Ha superato i 27 milioni il film di Vision Distribution C’è ancora domani di Paola Cortellesi confermandosi uno dei più alti incassi dell’anno e aggiudicandosi sia il Biglietto d’Oro che le Chiavi d’oro alle Giornate Professionali di Cinema a Sorrento organizzate da Anec.
“Titolo che insieme ad altre fortunate pellicole quali Io Capitano, Le otto montagne, La Stranezza – precisa l’AD Massimiliano Orfei dal palco dell’evento prima della presentazione del suo listino – hanno conquistato il grande pubblico pur con delle scelte considerate “eretiche” o quantomeno spiazzanti dal nostro mercato: film in bianco e nero, alcuni sottotitolati, altri con lunghi silenzi, taluni con una forte impronta teatrale”.
L’introduzione del ricco listino di uscite davanti alla platea di esercenti è stato affidato a Laura Mirabella, marketing director a cui è toccato anche “dirigere il traffico” sul palco, vista la massiccia presenza di ospiti che la casa di distribuzione ha chiamato a raccolta: Pio e Amedeo, Toni Servillo, Pietro e Sergio Castellitto, Michela Giraud, Edoardo Leo, Maria Sole Tognazzi, Marco D’Amore, Toni Servillo, Pilar Fogliati, Giovanni Veronesi.
“Sentire parlare i registi e gli attori è importante per chi li deve vendere, specie quando i film trattano argomenti molto toccanti. È un atto d’attenzione verso gli esercenti da parte dei talent. Quest’anno poi abbiamo veramente esagerato! Credo però che in questo momento ci sia bisogno anche di questo perché il cinema deve riavvicinarsi non solo al pubblico ma anche a chi fa parte di quest’industria” spiega Laura Mirabella subito dopo la presentazione del listino.
Il Natale di Vision Distribution
Si parte subito con una doppietta natalizia. Vision per le festività ha deciso di puntare su due film italiani di generi diversi: il crime Adagio di Stefano Sollima e la commedia Come può uno scoglio con Pio ed Amedeo. Il 14 dicembre uscirà in sala il nuovo lavoro firmato dal “papà” di Romanzo criminale e Suburra, con protagonisti Pierfrancesco Favino, Valerio Mastandrea, Toni Servillo e Adriano Giannini, presentato in concorso all’80esima Mostra di Venezia.
Il 28 dicembre torna al cinema la coppia campione d’incasso Pio & Amedeo, ancora diretti da Gennaro Nunziante. Il 2024 inizierà con un altro titolo presentato a Venezia, la seconda opera da regista di Pietro Castellitto con Enea (11 gennaio), presente sul palco insieme al padre, nuovo presidente del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma. Sempre a gennaio nelle sale arriverà l’adattamento del romanzo di Chiara Gamberale 10 minuti ad opera di Maria Sole Tognazzi con protagoniste Margherita Buy e Barbara Ronchi (25 gennaio).
San Valentino al cinema
A San Valentino Vision punta su Romeo è Giulietta di Giovanni Veronesi che, con Sergio Castellitto nei panni di un regista teatrale molto esigente e Pilar Fogliati nel doppio ruolo maschio-femmina, fanno rivivere le atmosfere di Skakespeare in Love. A febbraio sarà la volta di Caracas, di e con Marco D’Amore al fianco di Toni Servillo, tratto dal romanzo Napoli Ferrovia di Ermanno Rea (29 febbraio).
Il 14 marzo arriverà l’azzardo di Edoardo Leo, Non sono quello che sono, adattamento fedele dell’Otello di Shakespeare ma ambientato agli inizi del Duemila, interamente recitato in romano e napoletano. Alla fine del mese il primo titolo internazionale della casa di distribuzione italiana, Priscilla di Sofia Coppola, anche questo presentato a Venezia 80 con protagonisti Cailee Spaeny e Jacob Elordi.
A metà aprile ci sarà Flaminia, l’esordio dietro la macchina da presa di Michela Giraud, definito dalla stessa regista sul palco delle Giornate professionali “più che un’opera prima, un’opera strana”. Nel cast Lucrezia Lante della Rovere, Rita Abela, Antonello Fassari, Nina Soldano, Edoardo Purgatori, Ludovica Bizzaglia (11 aprile). In primavera vedremo anche Confidenza di Daniele Lucchetti che, dopo i documentari su Carla Fracci e Raffaella Carrà, torna ai lungometraggi con un film tratto dal libro di Domenico Starnone, interpretato da Elio Germano affiancato da Federica Rosellini, Pilar Fogliati, Vittoria Puccini e Isabella Ferrari.
Dalla Festa del Cinema di Roma arriva a maggio il debutto alla regia di Filippo Barbagallo con Troppo Azzurro. Nel cast oltre allo stesso Barbagallo, Alice Benvenuti, Martina Gatti e Brando Pacitto. Sempre a maggio, il secondo titolo internazionale per Vision Distribution, Limonov di Kirill Serebrennikov, ispirato al romanzo biografico di Emmanuel Carrère, con Ben Whishaw nei panni del leader russo Eduard Savenko.
Entro il semestre dovremmo riuscire a vedere anche il film di Paolo Zucca, ispirato al romanzo omonimo di Barbara Alberti, presentato al Torino Film Festival, Il Vangelo secondo Maria con Benedetta Porcaroli e Alessandro Gassmann.
L’intervista all’AD Massimiliano Orfei
Abbiamo chiesto a Massimiliano Orfei, amministratore delegato di Vision Distribution di tracciare un bilancio della società del gruppo Sky Italia nata nel 2017 e che ha già pareggiato i conti con le veterane 01 Distribution della Rai e Medusa di Mediaset.
Un listino da servizio pubblico quello che avete presentato a Sorrento, pregno di autori e storie italiane.
Non è sbagliato quello che sostiene. Abbiamo sempre cercato di costruire le nostre strategie, la nostra offerta editoriale, sulla base di un obiettivo che è sempre stato quello di essere competitivi con 01 Distribution che aveva e ha tutt’ora la leadership della distribuzione di prodotti italiani. Per me è fonte di soddisfazione perché quando la concorrenza si moltiplica non può che venire del bene per tutti. Non parlerei però di servizio pubblico piuttosto di una strategia di avvicinamento al leader di questo settore che abbiamo perseguito e che in questo momento ci sta dando ragione.
Tracciamo un bilancio di questi anni in Vision?
Siamo partiti sei anni fa con un clima non particolarmente favorevole, tanto da sembrare una scommessa azzardata. Il mercato della distribuzione italiana in quel momento era molto chiuso con Rai Cinema e la sua 01 Distribution che avevano una forza incredibile. Quello che abbiamo cercato di fare inizialmente con Andrea Scorsati e Nicola Maccanico è stato costruire passo dopo passo, con grande attenzione ma anche con grande coraggio, una nostra presenza sul mercato che ci consentisse nel più breve tempo possibile di diventare credibili rispetto soprattutto ai talenti.
Avete investito tanto sui talent?
Dare sicurezza e tranquillità agli artisti è forse la cosa più difficile da fare quando si parte perché non si ha uno storico dietro. È difficile convincere i grandi talenti ad affidarti i loro film. Per nostra fortuna abbiamo avuto subito il grande successo di Come un gatto in tangenziale di Riccardo Milani con Paola Cortellesi e Antonio Albanese, praticamente quasi all’inizio della nostra avventura. Questo ovviamente ci ha dato tanta forza e ci ha consentito di diventare quello che siamo oggi.
Avevate anche una buona base di partenza visto che Cattleya, Indiana, Lucisano Media Group, Palomar e Wildside fanno parte della compagine societaria.
Va riconosciuto che avendo come azionisti i cinque produttori più importanti del paese è stato un asso nella manica importante, perché questo ci ha permesso di arrivare al prodotto in anticipo tagliando diverse curve.
Ha citato come apripista il successo del film di Milani con Cortellesi che quest’anno vi ha dato tante soddisfazioni. Anche questo un rapporto costruito nel tempo?
Per lavorare con una grande artista come Paola Cortellesi devi dargli la sensazione di essere a casa, di essere protetta, di avere a che fare con una squadra che è in grado di lavorare il tuo prodotto al meglio. Per noi è stato possibile perché abbiamo sempre considerato Paola come parte integrante della nostra storia. Questa sua opera prima è stata un pò come un figlio che abbiamo cresciuto con lei fin dalla nascita.
Avete inaugurato l’azienda con un’altra opera prima, Monolith di Ivan Silvestrini, oggi artefice di una serie di successo come Mare Fuori.
Scommettere su esordienti e nuovi talenti per noi è quasi una necessità. L’obiettivo di riuscire a costruire la loro carriera in casa è assolutamente strategico. È chiaro che è difficile perché sono scommesse, non c’è nulla di sicuro, si fanno molti errori, però se non ci si prova non si va molto lontano.
Anche in questo listino c’è un esordio: Michela Giraud.
Lei appunto è una di queste scommesse. Ci piace molto scommettere sugli sguardi, sui punti di vista femminili che ci sembrano essere un po’ latitanti nella nostra industria. Non sono tanti i talenti su cui è possibile fare questo tipo di scommesse. Michela ha una sua identità, un linguaggio molto originale, e quindi ci è sembrato giusto provare a sfidarla sul campo del cinema per vedere che cosa è in grado di fare. Sono molto contento del lavoro che ha fatto.
Inseguite il genere femminile ma, visto il listino presentato, anche la commedia.
Siamo molto laici su questo. Ho sempre pensato che un distributore che vuole essere dominante sul mercato, che vuole condividere la leadership con gli operatori più importanti, deve sapersi confrontare con tutto lo spettro dell’offerta cinematografica. Un errore grave a mio avviso sarebbe quello di dare alla tua offerta un’identità e un target troppo precisi. La commedia del prodotto nazionale è stata e resterà una colonna dell’offerta, su questo ci sono pochi dubbi, però dal mio punto di vista è necessario confrontarsi con tutti i generi, cercare di arrivare a tutti i pubblici anche se non è semplice.
Tutto tranne i film di animazione?
Non è ancora giunto il momento, non abbiamo ancora trovato il progetto giusto. Entrare in quel territorio in questa fase è ancora troppo rischioso. Il livello delle scommesse che facciamo deve essere sempre razionale e sul contenuto dell’animazione dal mio punto di vista la scommessa sarebbe ancora troppo azzardata.
Anche pochi film internazionali nel vostro calendario, perché?
È una scelta di identità precisa. Noi costruiamo la nostra offerta sull’identità nazionale, a volte lo facciamo anche con prodotti in lingua inglese, ma che hanno comunque un gancio molto importante sulla nazionalità italiana o perché il regista è italiano o perché lo è la storia. Qualche esempio: Bones and All di Luca Guadagnino o Le otto montagne di Felix Van Groeningen e Charlotte Vandermeersch, la stessa Priscilla di Sofia Coppola, è una produzione totalmente italiana. Non vogliamo fare i distributori di prodotto americano o internazionale. Vogliamo fare i distributori di prodotto nazionale o in lingua originale o perché il prodotto è realizzato qui in Italia o da talenti e finanziamenti italiani.
Avete iniziato l’avventura con Medusa oggi invece distribuite i film Universal, che differenze ha trovato con questi due partner?
Con Medusa avevamo un rapporto che ci ha dato grandissime soddisfazioni, ma che comunque scontava da parte nostra e da parte loro una forte sovrapposizione delle offerte che portavamo sul mercato, e questo comportava dei problemi. Banalmente a Natale tutti e due avevamo un film, tendenzialmente entrambe commedie locali e quindi diventava sempre più complicato trovare delle sintesi e degli equilibri. Con Universal è molto più semplice perché loro lavorano un prodotto internazionale, americano, viaggiano su target completamente diversi dai nostri e quindi è più facile trovare un equilibrio, una convivenza.
I distributori indipendenti soffrono un pò questa oligarchia che si è creata tra voi, 01 Distribution e Medusa, fanno molta fatica ad inserirsi nel mercato.
C’è un tema, non c’è dubbio, nel nostro mercato sull’indipendenza della distribuzione. In questo momento tutte le distribuzioni principali sono distribuzioni verticalmente integrate con televisioni, noi con Sky, gli altri con Rai e Mediaset. Sicuramente lo spazio operativo industriale per le produzioni indipendenti è ridotto. Il problema è che il modello con cui si vanno a finanziare i titoli italiani in questo momento, vede le televisioni, le piattaforme come soggetti senza i quali i film proprio non si fanno. Quindi diventa quasi naturale che chi finanzia il film poi vogliano giustamente controllare la distribuzione di ciò che finanziano.
In Francia o in Germania questo però non succede.
È vero. Da questo punto di vista l’Italia è un un caso a parte, un caso unico, però in ogni paese, ogni industria poi ha le sue specificità. Il punto è, se così non fosse, ci sarebbe lo spazio industriale, economico, finanziario, perché una distribuzione indipendente possa raggiungere gli stessi risultati che raggiungiamo noi, 01 Distribution e Medusa? Secondo me la risposta è no. Allo stesso tempo è forse arrivato il momento di un intervento anche di tipo regolatorio che è giusto approfondire, almeno ragionarci sopra. Purtroppo nel nostro paese non abbiamo un grosso finanziatore privato di film italiani che sia in condizioni di fornire a un distributore indipendente il prodotto, come avviene in Francia o in Germania.
Il rapporto tra sale e piattaforma in questi anni è cambiato, oggi com’è la situazione?
È in una evoluzione continua, diciamo che gli eventi della pandemia hanno fatto impazzire un pò tutto il sistema. È diventato un frullatore che ha creato confusione, timore da parte di tutti, perché a un certo punto sembrava che l’offerta di prodotto cinematografico su piattaforma fosse tale da distruggere l’offerta in sala. La mia sensazione in questo momento è che il rapporto di forza si sia un pò capovolto. Oggi vediamo lo spettacolo cinematografico in sala molto forte, con un evidente riequilibrio dei rapporti.
Niente più film che stanno in sala due giorni per via dei contributi da prendere?
Rispetto agli anni precedenti in questo momento se vuoi fare cinema non puoi pensare di farlo senza passare per le sale dall’inizio. Questo vale anche per le piattaforme che hanno visto le offerte cosiddette originali, quelle che non passano in sala o che passano in sala soltanto per pochi giorni, come delle offerte che alla fine non fanno la differenza sul loro parco abbonati. La sala è fondamentale per la piattaforma e viceversa. Oggi la sala è tornata centrale e le piattaforme vogliono che il prodotto stia il più possibile in sala e faccia bene. E che quando arriva su piattaforma abbia tutta quella forza che una buona uscita e un successo al cinema è in grado di dare al prodotto.
Quale sarà il titolo che vi sorprenderà dal punto di vista del box office?
Tutti i nostri titoli hanno la capacità di sorprendere, perché questa è la cifra che abbiamo cercato di dare. Adagio, Enea, Romeo è Giulietta, Caracas possono tutti dare grandi soddisfazioni. Il film di Marco D’amore è un titolo che ha grandissimo potenziale.
Dove ha messo i premi che avete vinto a Sorrento?
Sono qui davanti a me sulla mia scrivania in attesa di collocarli in bacheca.
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