La televisione regna sulla nazione, cantavano ipnoticamente i Daft Punk. Delle 43 milioni e mezzo di televisioni possedute dagli italiani, 21 milioni sono Smart TV, un milione in più delle TV tradizionali: il 2023 è l’anno del sorpasso. Negli ultimi sette anni, le Smart TV si sono triplicate. In totale, il 64% delle famiglie italiane possiede una televisione capace di connettersi ad internet, perché Smart o perché dotata di un dispositivo esterno per la connessione.
Per capirlo, Auditel e Censis hanno intervistato 8.747 famiglie italiane sui loro consumi televisivi. I risultati sono stati pubblicati nel loro sesto rapporto congiunto intitolato La nuova Italia televisiva, “una fotografia molto nitida – oggi diremmo in 8K – della società italiana”, afferma il presidente di Auditel Andrea Imperiali. I dati del rapporto dimostrano “l’assoluta centralità della TV nel processo di trasformazione del paese in chiave digitale”.
Dieci anni fa, lo studioso Chuck Tryon studiava il panorama emergente della fruizione audiovisiva e teorizzava l’avvento della “cultura on-demand”. Oggi che è la cultura dominante, la televisione non è stata travolta ma ha imparato a navigare l’onda. E anche nell’era dello streaming, la fruizione lineare continua a dimostrare sacche di resistenza.
Un ascolto “erratico ed invididualizzato”
Secondo il rapporto, la crescente diffusione delle Smart TV in Italia testimonia “un ascolto erratico ed individualizzato, in cui ciascuno vuole trovare ovunque e in ogni momento della giornata i contenuti che lo interessano, in modalità lineare e online, in diretta e in differita, per intero o per pillole”.
La pandemia è stato un acceleratore dei consumi di streaming. Rispetto al 2017, gli spettatori italiani che fruiscono di contenuti audiovisivi online sono aumentati del 66%. Oggi sono quasi la metà dei consumatori. Chi guarda contenuti in streaming lo fa tendenzialmente più di una volta a settimana. Il 16,9% lo fa almeno una volta al giorno.
Il numero degli schermi
Un bel paradosso linguistico: la televisione non si guarda solo sulla televisione. Il rapporto condivide un dato impressionante, quasi con nonchalance: in Italia ci sono 122 milioni di device, schermi. Più di due schermi a persona, quattro schermi per abitazione. Di questi, 97 milioni si connette ad internet: gli italiani hanno costantemente accesso all’audiovisivo e al digitale. Negli ultimi sette anni, i device connessi sono aumentati di 23 milioni.
IGli smartphone, lo schermo più diffuso in Italia, sono 50 milioni e mezzo; le televisioni sono più di 43 milioni. Di queste, il 14% ha più di 50 pollici e il 19% è in 4K. Più di un milione di famiglie italiane (il 4%) ha almeno tre Smart TV in casa. Le famiglie ad averne “solo” due sono 4 milioni.
La spada di Damocle dello switch off
D’altra parte, ben il 35% delle famiglie con una televisione rimarrebbe tagliata fuori se oggi ci fosse il passaggio al digitale di ultima generazione, il cosiddetto switch off, continuamente rimandato. Lo scorso agosto, il ministro Urso ha affermato che il passaggio dovrebbe avvenire a gennaio 2024. Se fosse vero, 19 milioni di italiani dovrebbero cambiare la tv nei prossimi due mesi per guardare Rai 1 (senza RaiPlay).
Rimane una fetta d’Italia non al passo. Se da un lato molti degli appartenenti al milione e mezzo di italiani che non hanno un televisore sembrano non averlo per scelta, lo stesso probabilmente non si può dire dei due milioni di famiglie senza accesso ad internet (sono l’8,3%) e nemmeno dei 17 milioni di italiani senza banda larga (il 37% delle famiglie). Nel meridione e nelle isole, quasi la metà degli italiani non ha in casa Adsl, fibra ottica o satellitare.
È il rapporto stesso a notare che è “ancora lunga la strada da percorrere per raggiungere l’obiettivo stabilito dal PNRR all’interno della Strategia per la Banda Ultra Larga, che prevede entro la fine del 2026 connessioni a 1 Gigabit su tutto il territorio nazionale per tutti i cittadini”.
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