“Katia, 3ª A, insopportabile”: è così che Pietro (Andrea Arru) introduce la sua nemesi, interpretata da Emily Shaqiri, nella serie-evento Di4ri. Lunghi capelli biondi, occhi azzurri, una gentilezza di facciata che non riesce del tutto a nascondere i guizzi di cattiveria, non è la Regina George di Rachel McAdams ma “ha ugualmente qualcosa di Mean Girls“, parola di Shaqiri.
Katia è la “cattiva” della seconda stagione della serie originale Netflix Italia dedicata ad adolescenti e pre-adolescenti. Entra nei nuovi episodi dopo che i ragazzi protagonisti sono costretti a trasferirsi nell’altra scuola della loro isola (le riprese sono state realizzate a Ischia) e fa di tutto per farli sentire a disagio. Più di ogni altra cosa, però, manipola e assilla Arianna e arriva a scontrarsi con Livia (altri due dei personaggi principali interpretati rispettivamente da Francesca La Cava e Flavia Leone). Un ruolo non facile per un’attrice non solo molto giovane ma che a soli 19 anni è comunque la maggiore in un affiatato cast di sedicenni.
Avvicinarsi al personaggio: Emily vs Katia
“Ho cercato di avvicinarmi a un personaggio così distante da me come Katia nel modo più pulito possibile, leggendo la sceneggiatura (scritta anche da Simona Ercolani), analizzando il personaggio, scoprendo le sue fragilità e riportando tutto su di me” afferma Emily Shaqiri a The Hollywood Reporter Roma.
“Di4ri è stata l’opportunità di fare qualcosa di veramente diverso, anche rispetto ai miei ruoli precedenti. Mi è piaciuto fare la cattiva ma non è sempre stato semplice. Più trovo qualcosa difficile e più mi impegno, ma ci sono comunque state alcune scene faticose dal punto di vista psicologico. Ho cercato di divertirmi e di considerarle una sfida. Un po’ come un gioco”, prosegue Shaqiri.
Un lavoro dal respiro internazionale
Prima di unirsi al cast di Di4ri, l’attrice e performer si trovava nel ruolo opposto, quello dell’eroina, in una fortunata serie teen internazionale, recitata in inglese e molto seguita soprattutto in Spagna e Sud America: Idol x Warrior: Miracle Tunes, in cui interpretava una delle cinque protagoniste-guerriere che lottavano contro il male cantando.
“Era il 2018, avevo 13 anni e avevo appena finito l’esame di terza media, ero ovviamente un’altra persona. Facendo Di4ri durante l’ultimo anno di scuola superiore invece sentivo di avere un carattere diverso, ho vissuto il set in maniera diversa. Sicuramente più professionale”.
Realtà e social: gli adolescenti attraverso Di4ri
La serie Netflix, quindi, non è stato il suo debutto internazionale, anche se lontano questa volta dal canto e dal ballo, discipline che ha seguito con costanza per molti anni, considerando anche che è figlia d’arte del ballerino Ilir Shaqiri.
Inserendosi nella seconda stagione di Di4ri, inoltre, Shaqiri è sempre stata ben consapevole dell’impatto che la serie aveva avuto sulla piattaforma streaming, in tutto il mondo: “La prima stagione era già ‘esplosa’, immaginavo cosa aspettarmi ma l’ho capito del tutto quando ho iniziato a vedere le prime reazioni sui social network. Molti scrivevano contro il mio personaggio, alcuni anche rivolgendosi direttamente a me. ‘Non ti sopporto nella serie’ e cose del genere. Nella maggior parte dei casi ne sono stata felice. Li ho considerati come dei complimenti alla mia interpretazione”. Ma i social possono sempre avere una doppia faccia e trasformarsi in un istante in uno sfogo dai toni violenti. Motivo per cui anche sempre meno attori e attrici tendono a utilizzarli.
Shaquiri, tuttavia, li considera solo un altro modo di mostrarsi, parallelo alla recitazione: “Sui social io mi mostro e sono me stessa al 100%. Questo per fortuna fa capire anche a chi mi scrive che non somiglio al mio personaggio”. E che Katia può essere utile a comprendere una lezione fondamentale, generazione dopo generazione: “È anche un modo per parlare a chi è vittima di bullismo e fargli sentire che non è solo o sola”.
Di4ri, un messaggio generazionale
La serie Netflix ha infatti un grande pregio, secondo Emily Shaqiri: “A differenza di molte serie che complicano le situazioni reali che viviamo, Di4ri racconta tutto con naturalezza, in maniera fresca e pulita, perché alla nostra generazione non serve farlo in maniera esplosiva. Siamo una generazione che capisce già molte cose senza che ci sia il bisogno di spiegarle” a partire da questioni, come l’orientamento sessuale, che solo dieci anni fa sembravano ostacoli insormontabili in una serie teen.
Anziché su Piccoli problemi di cuore alla tv ogni pomeriggio, la Generazione Alfa di oggi (ancora più giovane della Gen Z) conta già quindi su prodotti molto più simili al suo linguaggio e ai suoi codici, come Di4ri, appunto. Anche se alcune storie cult, semplicemente, resistono, si tramandano e non passeranno mai di moda.
Perché si può pure provare a separare Regina George da Mean Girls, ma in ogni Mean Girl ci sarà sempre una Regina George. E infatti: “Correrò presto al cinema a guardare il remake. Non vedo l’ora”, conclude scherzando Shaqiri.
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