Il nuovo film che ha come protagonista assoluta Isabelle Huppert è tratto da un libro che ha fatto molto scalpore in Francia. Una scandalosa storia vera, quella di Maureen Kearney, rappresentante sindacale di una multinazionale francese. La sindacalista cercò di salvare 50 mila posti di lavoro, lottando con le unghie e con i denti contro ministri, politici e capitani d’industria, nonostante le intimidazioni e le umiliazioni subite. La trama è una clamorosa inchiesta giornalistica che ha pescato nei torbidi affari della politica industriale e nucleare del Paese.
La verità secondo Maureen K.: l’attrice sovrasta il regista
Durante tutto il film si pensa al seguente quesito: l’attrice deve essere a disposizione del regista o è il regista che deve essere a disposizione dell’attrice? Del resto non deve essere certo facile dare indicazioni all’attrice francese più amata dai cineasti di tutto il mondo e il rischio di finire con l’essere semplicemente il suo aiuto regista è reale, concreto. Basti guardare l’episodio di Call My Agent con special guest Huppert che prende in giro sé stessa con alcune leggende metropolitane sul suo conto che forse tanto leggende nella realtà non sono. Un po’ come accade a Nanni Moretti attore nei film di Nanni Moretti regista.
Film con un gran poteziale
Eppure le basi per essere un buon film c’erano tutte: storia avvincente e ottimo cast. Ma purtroppo la prima parte de La verità secondo Maureen K non decolla, perché troppo incentrato sull’estetica di Maureen e non sulle sue caratteristiche professionali. La seconda parte del film potrebbe esplodere in un turbinio di sentimenti, rabbia e frustrazione e invece la regia soffoca tutto, nuovamente. Alcune scene del film diventano piatte e noiose, persino quella più cruenta viene immediatamente digerita. Sequenze che vengono sopraffatte dalla potenza statica del trucco e parrucco della protagonista.
La Sindacalista, storia che non decolla
La sceneggiatura parte con un potenziale cinematografico incredibile ma purtroppo è stata raccontata e sviluppata mediocremente da Jean Paul Salomè. Una storia come questa in mano a Ken Loach, interpretata da qualcuna delle sue attrici poco note avrebbe fatto sicuramente uscire la gente dalla sala in lacrime o arrabbiata o quantomeno amareggiata. Ma in questo caso il carisma della sua protagonista invade il film rendendolo paragonabile ad un episodio triste di una qualsiasi telenovela.
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