I Subsonica hanno firmato le musiche di Adagio, in concorso alla Mostra del Cinema di Venezia e in uscita il prossimo 14 dicembre, vincendo il premio Soundtrack Stars Award alla migliore colonna sonora. Ma per il torinese Samuel Romano, 51 anni, leader della band, è solo un ritorno al cinema, dopo numerose collaborazioni con il regista Marco Ponti.
“Il percorso cinematografico più lungo l’ho fatto accanto a Marco Ponti con i Motel Connection (il gruppo nato nel 2000 dall’incontro dei Subsonica Samuel e Pierfunk con il dj Pisti, ndr). Siamo stati le sue muse musicali e lo abbiamo seguito in tutti i suoi viaggi cinematografici. Nasciamo con la colonna musicale di Santa Maradona, eravamo in Andata e ritorno e siamo tornati anche nel suo più recente lavoro, La bella stagione, che racconta della vecchia Sampdoria anni ’90, quella che vinse lo scudetto. Erano gli anni della bellissima amicizia tra Gianluca Vialli e Giacomo Mancini”, ha raccontato Samuel durante l’intervista negli studi di THR Roma al Lido di Venezia.
Anche il suo lavoro da solista è legato profondamente al cinema. Tanto da arrivare a dedicargli un brano, Cinema, realizzato con la collega Francesca Michielin.
“Con il singolo Cinema volevo raccontare la mia passione per quel mondo. Nel testo cito alcuni registi (Tinto Brass, François Truffaut, ndr) e i titoli di film che amo molto (Jackie Brown, I Tenenbaum, I 400 colpi, Jules e Jim, ndr). Per me guardare un film è un’occasione di crescita. E poi in sala posso staccare finalmente il telefono, non mi capita quasi mai. Ho scoperto che anche Michielin è un’appassionata cinefila”, spiega il cantante, che per vivere ha scelto la città lagunare, dove gironzola per i canali con la sua barchetta gialla.
Il suo grande amore per il mare è la scintilla di passione da cui è nato il festival che da anni organizza ai primi di luglio in Sicilia, l’Eolie Music Fest:”Ci tengo tantissimo. Non solo come musicista, ma come essere umano. È una questione emotiva, una filosofia di vita. Il festival nasce durante la pandemia, quando l’unico modo per fare musica era suonare per sé o per il proprio nucleo familiare. Le barche, dal punto di vista legislativo, non creavano problemi. Quindi abbiamo preso in gestione un “caicco” turco, storico, molto bello, su cui abbiamo allestito il palco. Il pubblico ha potuto assistere allo spettacolo, ciascuno sulla propria barca. Era un evento nato per superare gli anni della pandemia, e invece continua ancora”.
Un appuntamento annuale, in estate, dove un numero sempre maggiore di artisti viene a suonare, complice uno scenario unico e magnifico, con la sagoma del vulcano che spicca su tramonti spettacolari. “L’organizzazione dell’evento è complicata, perché ci muoviamo in un contesto fluido e senza grandi certezze. Le variabili sono tante e molto dipende dalle variazioni repentine del meteo. Abbiamo grandi problemi, anche in termini di spesa. Ma ho la fortuna di aver costruito negli anni con tanti artisti un forte legame di amicizia. Li ho chiamati per darmi una mano e si sono messi a disposizione. Questa è la fortuna, e lo spirito, del nostro festival”.
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