Roberto Brunelli è il caporedattore centrale di The Hollywood Reporter Roma. Da giornalista si è occupato, negli ultimi tre decenni, di politica estera, cinema, cronaca, musica e Sanremo (non necessariamente in quest'ordine). Ha scritto un libro sugli ultimi titani del rock e uno su Angela Merkel. Ha lavorato anche in televisione e in radio, ma è convinto che un buon pezzo scritto di notte possa cambiare i destini del mondo.
Bilancio di fine festival: dalle (strane) decisioni della giuria ai trend fantascientifici, passando dalle scelte politiche sul palco al dibattito intorno al "superpotere" di Rocco Siffredi, le poltrone vuote con standing ovation per il film iraniano, l'omaggio (doveroso) a Edgar Reitz, la giusta prevalenza femminile, lo psyco-noir dei D'Innocenzo e la sacrosanta riscossa del documentario. Il dizionario di THR Roma
Gli Orsi di quest'anno sono tutti molto politici. Se è sicuramente prezioso che un grande festival cerchi di illuminare una critica articolata sullo stato disperante del mondo, non siamo esattamente certi che se ne esca con qualche idea in più di dove vada il cinema in questo scorcio di millennio. Delusione per l'Italia (premi zero), un contentino per il miglior film visto qui. Niente di male: quel che conta è la qualità e la varietà della selezione
La storia (vera) di Hilde Coppi, che con il gruppo dell'"Orchestra rossa" lottò a Berlino contro il potere hitleriano e che, come tutti i suoi compagni, fu arrestata e condannata a morte. Il film di Andreas Dresen, in concorso, dialoga a distanza con La zona d'interesse di Jonathan Glazer: da due punti di vista speculari e opposti, una narrazione livida dell'aberrante "normalità" del nazismo. Protagonista una straordinaria Liv Lisa Fries
Austria, 1750: ecco la (vera) storia della giovane Agnes, spinta progressivamente alla follia e ad un crimine orrendo dalla vita infame dei contadini, da una natura oscura e da una religiosità spietata. Basato sui resoconti del suo processo, il film di Veronika Franz e Severin Fiala ha illuminato il festival. Grazie soprattutto alla prova monumentale della protagonista, Anja Plaschg. I due registi: "La sua partecipazione è stata una benedizione"
La pornostar si commuove quando parla della famiglia e dichiara con fierezza che la sua è una "vocazione", l'autrice Francesca Manieri parla di "atto mitopoietico", Alessandro Borghi - il protagonista - ammette: "Non c’è nulla di più faticoso che fare l’amore per finta”. Scene dalla presentazione della serie-evento di Netflix al festival di Berlino
Arriva al festival, in concorso, il sorprendente esordio della regista-cantante: un gruppo di musiciste-orfane in un istituto religioso dell'anno 1800 che compongono una musica completamente nuova. Praticamente pop. Oltre alle sonorità e agli strumenti (di liberazione), architrave del film sono i volti di Galatea Bellugi e Carlotta Gamba, mentre uno strepitoso Paolo Rossi si agita "nella parte oscura della vita"
Con l'epopea di Heimat - una delle sfide cinematografiche più poderose di sempre - ha raccontato non solo un secolo di Germania, ma soprattutto la sua anima profonda, i suoi sogni, i suoi paradossi. Oggi il grande regista torna con lo struggente Filmstunde_23, di nuovo un viaggio nel tempo che ci porta per mano nelle straordinarie lezioni di settima arte che tenne nel 1968 ad una classe di tredicenni. Ed il festival lo celebra con la Berlinale Camera alla carriera
Al Padiglione Italia del festival di Berlino è andato in scena l'evento Celebrating Connections, moderato dall'attore (tredicenne) Federico Ielapi. La sottosegretaria alla cultura: "Puntiamo ad una nuova riconoscibilità internazionale". Presenti anche Stefano Accorsi, Paolo Del Brocco e Chiara Sbarigia (Cinecittà)
Le forze extraterrestri del bene e del male si combattono in un paesino di pescatori, tra imperatori-arlecchino, bebé soprannaturali, astronavi-cattedrale, ragazze jedi di campagna e persino qualche vibrazione pasoliniana: l'ultimo film del regista francese, in concorso, prende per i fondelli Star Wars. Ma soprattutto irride ogni forma di autorità (cinema globalizzato compreso)
Un palazzo-babele nel quale si incrociano i personaggi più vari, l'allegoria dell'autoritarismo, la cattiva coscienza dell'Occidente, le frasi apodittiche in totale contraddizione tra loro, la metafora totalitaria dei "rinoceronti": il nuovo film del regista israeliano, ispirato ad una pièce di Ionesco, per quanto assurdo, è un ritratto dell'annullamento di pensiero di fronte al disastro (mai mostrato) del conflitto
Affabulatori geniali, i gemelli registi raccontano la serie noir a puntate prodotta da Sky con Filippo Timi, Carlotta Gamba e Federico Vanni: "Chiediamo un patto di fiducia agli spettatori. Vogliamo che si perdano nelle atmosfere. E quest'opera parla anche del momento che stiamo vivendo, della possibilità di scegliere di cambiare. Ma noi non giudichiamo: già siamo in una dittatura di pensiero, perché farlo come storytellers?"
Bilancio di fine festival: dalle (strane) decisioni della giuria ai trend fantascientifici, passando dalle scelte politiche sul palco al dibattito intorno al "superpotere" di Rocco Siffredi, le poltrone vuote con standing ovation per il film iraniano, l'omaggio (doveroso) a Edgar Reitz, la giusta prevalenza femminile, lo psyco-noir dei D'Innocenzo e la sacrosanta riscossa del documentario. Il dizionario di THR Roma
La voce incerta, la piccola risata emozionata, la maglietta stretta, le parole precise e onestissime sulla malattia che l'ha colpito due anni fa: il ritorno di Allevi, sul palco dell'Ariston, vale sì, un bel picco d'Auditel, vale il trend topic. Ma batte un tabù dei nostri tempi. Poi però il sabba riprende, con il povero John Travolta umiliato a ballare il Ballo del quà quà. Sono le due facce del PsycoSanremo di Sant'Amadeus
I vertici Rai in stato di estasi per lo share al 65,1% e i dieci milioni e mezzo di ascoltatori in media, mentre il sommo direttore ha buone parole per tutto e tutti: per l'appello al cessate il fuoco di Dargen D'Amico, per i trattori, per la libertà di pensiero, per tutti i cantanti nessuno escluso. Ma le vere notizie sono due: il ritorno di Morandi e l'arrivo in città della mucca Ercolina
La serata numero uno del festival è una girandola impazzita, dove le canzoni corrono via senza lasciar traccia e rimane l'eccitazione da sagra paesana in versione surreale e multicolor, dove tutto è evento e niente è evento. Non c'è salvezza, nemmeno nella follia di Loredana Berté, nelle gag di Mengoni e Fiorello. Nonostante la regale volontà del sommo direttore di unificare il paese
Lotta di classe o frullato di tutto e il contrario di tutto all'Ariston? Il sommo conduttore e il cantante accennano al canto della Resistenza, si rinnova l'invito ai contadini in rivolta: anche oggi la dose quotidiana di polemica è servita, mentre la presidente Rai parla del festival come del luogo per eccellenza dell'Unità del Bel Paese. Il tutto di fronte ai giornalisti del mondo intero, Georgia e Albania in testa
Lei la folksinger nera, lui il countryman bianco. Una canzone di trentasei anni fa che oggi spopola su Spotify e saetta in classifica. E un'esibizione che è un tuffo al cuore alla somma celebrazione della musica a stelle e strisce, casa degli uragani Taylor Swift e Miley Cyrus. In pratica: una nuova variante del grande romanzo americano. Nel segno dei sogni traditi (e ritrovati)
Giorno meno uno del festival della fu canzone italiana: il sommo direttore dice che "è una nostra festa nazionale", qualcuno lo chiama "condottiero", ma con l'amico Rosario son tutti ammiccamenti come fossero compagni di scuola in gita. Le rassicurazioni non mancano: non ci saranno presenze istituzionali né monologhi, la kermesse "non è schierata" e "più libera di così non si può", gli agricoltori in protesta, se verranno, "saliranno sul palco"
Originaria di Vico Equense, era considerata una figura mitica per i fan del Boss: raccontata nelle canzoni e in scena, leggendarie i suoi passi di danza sul palco ai concerti del figlio. Il musicista ha condiviso un commosso omaggio sui social, insieme a un vecchio video di loro due che ballano. Little Steven: "Era la matriarca della nostra famiglia"
I direttori Carlo Chatrian e Mariette Rissenbeek: "Chiediamo con forza alle autorità di Teheran di restituire ai due registi i passaporti confiscati e di permettere loro di venire a Berlino a presentare il loro film". Il loro My Favourite Cake in corsa per l'Orso d'oro